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Castello del Nero, XII secolo, Tavarnelle Val di Pesa, boutique hotel & spa. Il fascino tenebroso del nome riecheggia le vicende di remote casate nobiliari. Siamo nel cuore del Chianti, 23 chilometri da Santa Maria Novella. Un immenso parco, tutto cipressi e ulivi, più 100 ettari di bosco e due di coltivazioni biologiche. Torri merlate, saloni affrescati, blasoni e camini nelle stanze e nelle suite. Un ristorante gourmet dove tutto è fatto in casa. Un prestigioso centro benessere griffato E’spa. Un’antica cappella per romantici matrimoni.
Insomma, Toscana piena, l’Italia immaginata e sognata dai viaggiatori stranieri attratti dalla bellezza, dall’arte, dalla storia. Ottima scelta per il giovane general manager Andrea Lucio Luri, dopo importanti esperienze professionali in Asia con Shangri-La, e il rientro in Italia.
«Ho seguito la ristrutturazione del castello fin dall’inizio, passo passo, mi sono legato a questa struttura come a un figlio e ora conosco la storia di ogni pietra, di ogni angolo», racconta con entusiasmo. «Finalmente il pre-opening è concluso, già al primo mese di apertura abbiamo avuto il 93% di occupazione. E proprio in questi giorni, dopo le rigorose verifiche di rito, siamo entrati nel prestigioso circuito dei Leading hotels of the world».
Cresciuto girando il mondo, grazie al lavoro del padre biochimico che lavorava alla Esso («non siamo mai stati più di tre anni fermi nello stesso posto»), Luri ha trovato la sua strada quasi per caso, lavorando come lavapiatti per avere qualche soldo in più da spendere («Mio padre mi pagava solo le scuole, al resto dovevo provvedere io»). Fortuna ha voluto che abbia seguito la strada del food and beverage in una struttura mitica come Villa d’Este «che mi ha quasi rovinato», scherza, «perché mi ha abituato a un rapporto speciale, come in una famiglia, anche adesso la considero la mia casa. Ho spaziato in tutti i campi della ristorazione, dalla banchettistica al congressuale alla ristorazione individuale. Sono poi stato trasferito a Villa la Massa, destinazione toscana del gruppo Villa d’Este, come responsabile della ristorazione. A quel punto c’era la voglia di crescere, il richiamo internazionale: mi sono spostato all’Island Shangri-La di Hong Kong, albergo di dimensioni ben più grandi di quelli cui ero abituato, con 565 camere e nove ristoranti. Rientrato in Italia, inizialmente ho assunto la direzione del Regency di Firenze e del Lord Byron di Roma. Infine, un anno fa, ho accettato quest’avventura al Castello del Nero insieme a un magnifico staff con cui avevo già lavorato e con cui ho condiviso tutto il percorso. Un fattore strategico, perché gli arredi e la qualità della struttura creano l’ambiente, ma l’atmosfera la fa il personale».
Il Castello del Nero in origine era la residenza di campagna della nobile famiglia fiorentina Del Nero, passata poi al casato dei marchesi Torrigiani. Completamente ristrutturato con la supervisione dell’architetto Alain Marthens, sotto vincolo delle Belle arti, ora offre 50 camere, di cui 18 suite, piscina, palestra, due campi da tennis e il grande centro benessere.
«Il Castello del Nero», precisa Luri, «riesce a combinare, in un landmark del XII secolo, il fascino di affreschi e soffitti a volte con tecnologie e intrattenimento di ultima generazione».
Oltre al fascino storico della struttura, i fiori all’occhiello sono la spa e il ristorante gourmet. Negli spazi dedicati al centro benessere, per ogni trattamento si usano prodotti esclusivi ricchi di erbe o estratti di piante, oli botanici essenziali e principi attivi marini. La filosofia E’spa è basata su un concetto olistico e combina tradizionali pratiche orientali con trattamenti occidentali contemporanei.
Ma, naturalmente, in Toscana ci si aspetta molto dalla gastronomia. Il ristorante è ricavato dalle vecchie stalle, all’interno di una delle torri. La cucina è guidata dal giovane chef Alessio Mecozzi, particolarmente entusiasta dell’orto biologico: «Ho sempre desiderato avere a disposizione la possibilità di far crescere erbe, verdure e frutta, in modo da poterci veramente legare alla stagionalità», dice Alessio, che ha già maturato importanti esperienze anche all’estero.
«Ai Caraibi ho imparato a gestire costanti situazioni di emergenza e a pianificare rigorosamente gli acquisti. Aspettavamo il battello che portava le derrate quasi con ansia perché era il nostro solo collegamento con la civiltà. Essere rientrato in Italia occupandomi di un progetto simile non è solo motivo di grande orgoglio, ma rappresenta anche un’enorme esperienza, visto che il direttore Andrea Luri mi ha coinvolto a tutti i livelli: dal disegno della cucina alla scelta delle porcellane, fino alla selezione dei prodotti da coltivare».
Tutto ciò che viene presentato in tavola, dall’olio di prima spremitura al pane, dalla pasta ai dolci, è rigorosamente prodotto in casa.
Ma c’è di più: una scuola di cucina fuori dal comune. Gli ospiti possono andare negli orti, insieme allo chef, a cogliere le verdure che poi verranno preparate da loro stessi in cucina «e alla fine», aggiunge Luri, «vanno tutti insieme a mangiare in enoteca».
Un resort nel cuore del Chianti
Di Floriana Lipparini, 21 Luglio 2006
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