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Un ponte tra passato e futuro

Di Massimiliano Sarti, 28 Settembre 2007

Sono i colori pastello delle pareti ad armonizzare sapientemente gli elementi antichi e contemporanei dell’hotel Settecento, un nuovo albergo dalla chiara vocazione business aperto a Presezzo, piccola cittadina alle porte di Bergamo, durante lo scorso mese di giugno. Una dimora storica di poco più di 50 camere, gestito dalla società di management Akus, con spazi congressuali che si propongono quali cornici ideali per congressi e meeting in ambienti tranquilli, rilassanti ed eleganti. In ogni area comune, estrose e colorate opere d’arte contemporanee rivaleggiano con le architetture degli ambienti settecenteschi nell’attirare l’attenzione degli ospiti, seppur con la discrezione tipica degli elementi di una scenografia dalle sfumature classiche «Qui noi non vendiamo camere», ci tiene, infatti, a precisare il general manager Enrico Aramini, «ma sensazioni e ospitalità nel senso più nobile del termine». Emozioni, insomma, le stesse che si possono provare davanti a una pietanza o a un vino di qualità. E non a caso dal mondo della ristorazione proviene Aramini, che dell’offerta enogastronomica dell’hotel Settecento vuole fare un punto di forza della struttura: «Siamo inseriti in una realtà nella quale è difficile attirare i clienti. Quando però conquistiamo un ospite è perché riusciamo ad instaurare con lui un rapporto amichevole, fatto di attenzioni e fiducia. E non posso negare che l’offerta enogastronomica aiuti notevolmente a raggiungere questo obiettivo. Molte delle mie attenzioni sono perciò rivolte allo sviluppo e alla crescita del ristorante». Inserito in un’area a forte sviluppo industriale, l’hotel Settecento deve, infatti, fronteggiare la concorrenza di numerose altre strutture già presenti sul territorio da lungo tempo. Inoltre, il target di riferimento dell’albergo è la clientela business alla ricerca di prestigiose location congressuali, un segmento di mercato dalle esigenze particolarmente elevate. Ma quali sono le peculiarità che la gestione di una dimora storica comporta? «Sicuramente la disponibilità di spazi e camere non standardizzate», spiega Aramini. «Una caratteristica dai molteplici risvolti. Da una parte, infatti, l’originalità dei nostri ambienti ci permette di offrire ai clienti ogni volta una sensazione diversa, nonché di proporre spazi esclusivi per piccoli incontri di lavoro come, tra gli altri, l’ex-cappella privata annessa al corpo principale dell’edificio. D’altra parte, però, è sempre necessario prestare la massima attenzione a ogni ospite: occorre, per fare solo un esempio, riuscire ad assegnare a ciascuno di loro la camera preferita, quella dove si sentono maggiormente a loro agio. Per questo motivo è fondamentale la comunicazione: parlare con i clienti è un’arte non sempre facile da apprendere, sospesa com’è in equilibrio instabile tra discrezione e affabilità». Qualità, comunicazione, fiducia: obiettivi che necessitano di personale particolarmente preparato e qualificato. «Non solo, deve anche essere innamorato del proprio lavoro», specifica Aramini. «Ma non è sempre facile trovare giovani collaboratori autenticamente appassionati di questo mestiere. Credo che, in parte, ciò sia dovuto a una sorta di scollamento tra le istituzioni scolastiche e la realtà del lavoro quotidiano. All’estero, ad esempio, sono molto più lunghi i periodi di stage previsti per gli allievi delle scuole alberghiere. Sono convinto, infatti, che solo l’esperienza del lavoro sul campo possa garantire la professionalità necessaria a svolgere questo mestiere». Infine, nonostante il core business dell’hotel sia costituito indubitabilmente dal segmento dei viaggiatori d’affari, il general manager dell’hotel Settecento non dimentica neppure la clientela leisure: «Diversificare la nostra offerta è una strategia necessaria a garantirci buoni tassi d’occupazione anche nei periodi in cui minore è la domanda dei business traveller» conclude Aramini. «L’idea è quella di sfruttare la vicinanza con l’aeroporto di Orio al Serio e proporre pacchetti mirati per soggiorni infra-settimanali o long weekend. Un’offerta diretta a clienti d’elite, che amano viaggiare in ambienti esclusivi e sofisticati».

L’hotel Settecento nel tempo
La struttura occupa un luogo storico della provincia di Bergamo, conosciuto come l’Olmetta. Il cuore dell’edificio è rappresentato dall’ex oratorio di San Giovanni Battista, recentemente riportato all’antico splendore grazie ad accurati restauri e ora adibito a piccolo spazio congressuale all’interno dell’hotel. La cappella, citata negli atti delle visite pastorali del 1600, venne fatta costruire dal notabile locale Alessandro Marendis. Varie sono state, poi, le vicissitudini dell’oratorio nel corso dei secoli. Durante una visita pastorale compiuta nel 1702, il vescovo di Bergamo, Luigi Ruzini, ne sospese l’uso fino a quando non fossero state osservate certe prescrizioni e non lo si fosse dotato di tutte le suppellettili essenziali. Il prelato concesse il permesso di celebrarvi la messa solo in caso di necessità, per portare il viatico agli ammalati. Ma nel giugno del 1766 il parroco di Presezzo, dopo una visita della cappella, decise di riaprirla al culto in occasione della festa di San Giovanni Battista. Successivamente, il complesso dell’Olmetta, comprendente l’oratorio e l’adiacente casa padronale, subirono un lento ma inesorabile degrado a causa del loro abbandono durante tutto il XX secolo. Solo l’accurata operazione di recupero degli ultimi anni ne ha riportato alla luce i passati splendori. La parte storica principale comprende tra l’altro, oltre alla citata cappella sconsacrata, il pregevole androne d’ingresso, il colonnato, le sale a volta con gli stucchi, la cantina oggi adibita a vineria, il pozzo interno e quello esterno.

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