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Un po´ d´Italia nel Regno Unito

Ai loro occhi siamo maestri nella gestione dei momenti critici

Ai loro occhi siamo maestri nella gestione dei momenti critici

Di Massimiliano Sarti, 29 Luglio 2011

«Onorato e compiaciuto di un riconoscimento che considero dedicato al contributo fornito da tutti gli italiani al settore alberghiero britannico». Così Ivan Artolli, da pochissimo director of operations Regno Unito, Belgio ed Europa dell´Est di Rocco Forte Hotels, commenta la propria recente nomina a membro della Master Innholders: un´associazione le cui radici affondano nell´antica corporazione dei locandieri londinesi. La soddisfazione, per l´albergatore di origini padovane, già general manager del Balmoral di Edimburgo, è davvero grande. Anche perché non è affatto facile essere ammesso nei Master Innholders: «Si entra a farne parte solo dopo una selezione rigorosa, che premia unicamente i veri ambasciatori della professionalità, della cultura e dello stile dell’ospitalità». Far parte dei Master Innholders significa, in particolare, «impegnarsi a fare di più di quello che si è fatto in precedenza. Il vantaggio è quello di entrare in un network di professionisti di grande spessore, con i quali è possibile confrontarsi, competere e, in qualche occasione, cenare e brindare ai propri successi e alla lunga vita dell´ospitalità britannica». Un network, quello dei Master Innholders, in cui peraltro Artolli non è l´unico professionista italiano. La lunga tradizione dei tanti nostri connazionali che si recano in Gran Bretagna per lavorare nell´ospitalità, e che lì sanno poi affermarsi e fare carriera, è infatti ben rappresentata anche da Franco Galgani e Riccardo Obertelli.
Ma cosa rende tanto speciale il contributo dei professionisti italiani allo sviluppo e alla formazione dell´industria dell´ospitalità britannica? «La capacità di dare una forte personalità all´hotel che si dirige; di caratterizzarlo con atmosfere particolari, in grado di rendere unica la sua offerta»: non ha dubbi in proposito Obertelli che aggiunge pure «la grande empatia che generalmente dimostriamo nella gestione dei rapporti con il personale». Anche per Artolli le competenze relazionali sono tra le caratteristiche che gli albergatori britannici ammirano di più nei loro colleghi italiani. A ciò, però, l´albergatore di origini padovane aggiunge pure la tradizionale, italianissima, arte dell´improvvisazione: «Ci riconoscono una certa predisposizione nel parlare e nello scrivere più lingue straniere. Ma grazie alla nostra grande creatività, ai loro occhi siamo soprattutto dei veri maestri della gestione dei momenti critici. Credo, inoltre, che siano molto sensibili al nostro charme e che ci reputino pure dei buoni negoziatori». Più pragmatica, invece, la risposta di Galgani, che sottolinea come, in questi casi, non sia proprio possibile generalizzare: «Nel mio caso, per esempio, penso che ciò che mi ha permesso di passare dal livello di maître a quello di dirigente e consigliere di amministrazione di una catena alberghiera siano state qualità come l´attenzione ai minimi dettagli in campo operativo, la capacità di concentrarsi sul raggiungimento degli obiettivi finali e una buona creatività in ambito marketing». La classica fantasia, la capacità tutta italiana di ragionare fuori dagli schemi, ritorna insomma anche nelle parole seppur circostanziate di Galgani, che peraltro non si dimentica di sottolineare anche i pregi della cultura britannica dell´ospitalità: «Dall’inizio della mia carriera nel Regno Unito sono rimasto sempre colpito dal pragmatismo, dal fair-play e dalla professionalità dei miei colleghi d´Oltremanica», ammette infatti l´albergatore di origini fiorentine.
La professione di albergatore non è tuttavia un mestiere per tutti: nonostante le indiscutibili qualità dei colleghi britannici, Obertelli è infatti convinto che la cosiddetta crisi vocazionale per i lavori dell’ospitalità, oggi da molti avvertita anche in Italia, nel Regno Unito sia un fenomeno dalle radici profonde: «Il grande sviluppo della nostra industria, che ormai, a livello di complessità di gestione, non ha nulla di che invidiare alle imprese degli altri comparti economici, non impedisce a molti britannici di vedere il nostro lavoro come una professione poco appetibile, limitata in particolare agli aspetti operativi del servire. Ecco, allora, che gli italiani, con la loro conoscenza del mestiere e la loro passione per l´accoglienza, sono sempre stati considerati dei grandi professionisti dell´hôtellerie. Oggi, però, devo ammettere che anche da noi le cose stanno un po´ cambiando, tanto che il numero di nostri connazionali disposti a venire a lavorare Oltremanica è diminuito sensibilmente rispetto a un po´ di anni fa».
Eppure l´industria alberghiera britannica si è difesa bene in occasione della recente crisi finanziaria. «La svalutazione della sterlina», fa notare Artolli, «ci ha permesso di sfruttare il cambio vantaggioso per attrarre più clientela internazionale». Anche in questo campo, però, la globalizzazione sta facendo il suo corso e le sfide che si incontrano nel Regno Unito sono molto simili a quelli che si affrontano negli altri paesi del Vecchio continente: «La scarsità di personale con la giusta attitudine, motivazione ed esperienza è uno dei nostri problemi principali», conclude infatti Artolli, riecheggiando le parole di Obertelli sulla crisi vocazionale. «Inoltre, una volta identificati i potenziali collaboratori, occorre anche trovare il tempo e le risorse necessarie a farli crescere e sviluppare professionalmente». Ciò detto, gli obiettivi di una compagnia come la Rocco Forte Hotels sono sempre quelli tradizionali: «Ricercare strategie e iniziative capaci di migliorare i propri già elevati standard di servizio, con lo scopo finale di rendere l´esperienza di ciascun ospite assolutamente personalizzata, unica e irripetibile».

L´identikit della associazione

Fondati nel 1978, su iniziativa della Worshipful Company of Innholders, espressione contemporanea della corporazione di origine medievale dei locandieri londinesi, i Master Innholders sono stati costituiti per rendere omaggio all´antico retaggio alberghiero della stessa organizzazione costituente, oggi soprattutto impegnata in attività di stampo benefico. «I membri dell´associazione sono attualmente 84 e per entrarvi occorre passare attraverso una rigorosa selezione», racconta il presidente Stuart Johnson, general manager del Rocco Forte’s Brown’s hotel di Londra. «I Master Innholders sono, infatti, un´istituzione di prestigio nell´ambito dell´ospitalità, comunemente considerata come un catalizzatore di best practice alberghiere. Il nostro obiettivo è quello di dettare gli standard di riferimento dell´industria, nonché di sviluppare le professionalità del comparto, promuovendo studi, ricerche e discussioni su tutte le aree che riguardano la gestione degli hotel».

Chi sono gli associati italiani

Nato a Padova, Ivan Artolli ha studiato presso la scuola alberghiera di Abano Terme, frequentando anche corsi di livello accademico presso l’Hospitality School di Losanna e la statunitense Cornell University. La sua prima direzione risale all´inizio del nuovo millennio, quando entra nella Rocco Forte Hotels come general manager dell’hotel Savoy di Firenze, per poi spostarsi, nel 2002, in Belgio, a dirigere l’hotel Amigo di Bruxelles. Dal 2007 è quindi direttore del Balmoral di Edimburgo, prima di diventare, a giugno di quest’anno, director of operations Regno Unito, Belgio ed Europa dell´Est della compagnia.
Già ceo e vicepresident of operations di Dorchester Group, Riccardo Obertelli è stato anche general manager del The Dorchester di Londra e vanta numerose esperienze in alcuni dei più prestigiosi 5 stelle londinesi, come il Claridge’s, The Savoy e il Ritz. Durante il suo periodo nel gruppo Dorchester ha vinto numerosi riconoscimenti, tra cui quello di Hotelier of the year. Ha lasciato la compagnia nel 2008 e ora svolge ora attività di consulenza.
Formatosi in una scuola alberghiera di Firenze, Franco Galgani si è laureato nel Regno Unito in arts and social sciences. Tra le direzioni ottenute, annovera quelle scozzesi della Dunkeld House, nel Perthshire, del Marine Hotel, a Troon, e del Carlton Hotel di Edimburgo. Nel 1996 viene eletto nel consiglio di amministrazione della Scottish Highland Hotels, dove rimane fino a quando la compagnia non viene ceduta alla Paramount Hotels, nel 1999. Da lì in avanti svolge numerosi incarichi di consulenza e di management a progetto, per la divisione leisure della società londinese Taylor Clark. È inoltre, per un periodo, divisional managing director di Crerar Hotels. Oggi mantiene il collegamento con l´industria dell´ospitalità come numero due di una piccola impresa alberghiera diretta da sua moglie Lynne.

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