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Un ‘industria da far decollare

Di Job in Tourism, 1 Novembre 2002

E’ di questi giorni l’ufficializzazione delle previsioni di chiusura della stagione turistica 2002 che registra una perdita di 3 miliardi di euro, in termini di fatturato, con una diminuzione delle presenze stimate nel 22% nelle città d’arte. Sono dati che devono far riflettere, se pensiamo che nei prossimi dieci anni il turismo sarà una delle voci più importanti nell’economia mondiale e che già ora rappresenta il 7% del PIL nazionale. Come avviene normalmente quando le cose non vanno bene, anche oggi stiamo assistendo a una elencazione particolareggiata e dettagliata dei mali che affliggono il settore, da parte degli addetti ai lavori; primo fra tutti l’effetto negativo dell’11 settembre 2001. Quel giorno ha segnato una svolta, ma non dobbiamo dimenticare che proprio da allora il mercato turistico è cambiato. E’ d’obbligo chiedersi se i dati negativi rappresentino una crisi del settore o non piuttosto il ritardo con cui il sistema Italia si sta adeguando alle mutate richieste della domanda turistica. Vorrei ricordare che proprio dallo scellerato attentato di New York in poi, gli analisti internazionali hanno parlato di “Effetto Camino”, ossia dello spostamento delle scelte dell’utenza dai lunghi viaggi verso mete esotiche alla riscoperta dei beni culturali, ambientali e dell’enogastronomia delle realtà locali. Non una rivoluzione, si badi bene, ma un cambio deciso di direzione e una potenzialità che altre nazioni a noi vicine, ma con minori attrattive, hanno saputo far fruttare al meglio. Allora, se questa è la situazione, da dove dobbiamo partire? Certamente dal considerare il turismo un bene e una fortuna per l’Italia. Poniamoci pertanto degli obiettivi, affinché il turismo pesi per almeno il doppio sul PIL e assicuri una risposta alle richieste di occupazione da parte degli imprenditori e dei giovani, soprattutto nel sud del paese. In regioni come la Calabria, ad alta vocazione turistica, deve costituire una risorsa irrinunciabile. Pensiamo alla legge quadro sul turismo e, in virtù dei poteri esclusivi conferiti alle Regioni dalla riforma costituzionale, alla necessità di fornire chiare linee guida alle Province per realizzare distretti turistico-locali, con la certezza che poi lo Stato si adoperi affinché venga promosso adeguatamente il marchio Italia nel mondo. Usciamo anche dalla miopia di considerare il turismo a blocchi che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro. Il turismo alberghiero deve essere incentivato a investire sulla qualità dell’offerta (da non confondersi con un mero aumento del confort), il turismo termale deve essere messo in grado di rivaleggiare ad armi pari con i competitori stranieri. Né vanno dimenticati il turismo nautico, quello campeggistico e quello itinerante, che oggi vedono nella Francia un nostro concorrente serio e agguerrito. Queste tipologie sono in crescita e l’Italia è la nazione che più e meglio potrebbe fornire la risposta giusta, forte com’è delle sue attrattive. Occorrono nuovi porti, visto che le nostre coste sono di gran lunga più estese rispetto a quelle di altre nazioni europee che oggi ci sorpassano in termini di presenze; così per i campeggi municipali, che da soli porterebbero enormi benefici in termini occupazionali. Pensiamo poi al turismo praticato con autocaravan, un segmento in costante crescita: perché oggi i camperisti italiani sono costretti a vedere la Francia come la nazione di riferimento e quelli tedeschi sono propensi a evitare accuratamente il nostro paese? Tradotto in termini economici, significa la perdita annuale di milioni di euro che vengono spesi nelle nazioni confinanti, perché dotate di adeguate strutture. Eppure l'”Effetto Camino” porta come conseguenza logica quella di favorire queste tipologie turistiche, che sono la quota di mercato in crescita orientata a riscoprire le varie opportunità offerte dall’Italia. Bisogna anche migliorare ed incentivare la comunicazione telematica, visto che il 45% dei turisti europei utilizza Internet per raccogliere informazioni e indicazioni utili a preparare i viaggi. Il 10% dei siti italiani fornisce informazioni turistiche. Purtroppo si tratta ancora prevalentemente di iniziative sporadiche. E’ necessario che si arrivi presto a porre l’attenzione su tutti i segmenti del mercato turistico, coordinandoli fra loro e mettendo in grado Regioni e Province di proporsi in modo vincente. Dobbiamo prepararci per raccogliere la sfida, non solo nell’interesse degli operatori del settore, ma per l’intero paese, perché dallo sviluppo turistico è l’intero paese che trarrà beneficio.

di Antonio Del Pennino

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