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Un incidente… un hotel

Di Emilio De Risi, 20 Marzo 2019

Qualche minuto prima delle 18.18 una voce metallica annuncia che siamo in arrivo, in anticipo, nella stazione di Napoli. Io, Raffaella Preatoni, la mia impareggiabile compagna di tanti lavori, e il nostro collega, che per ragioni di privacy chiamerò Lui, scendiamo dal treno. Direzione il vicino hotel Ramada Naples per il Tfp Summit del giorno seguente.
Appena pochi metri fuori dalla stazione Lui inciampa rovinosamente. Ne seguono una serie di eventi che ci portano in ospedale, sala d’attesa, in albergo per recuperare alcuni effetti personali e un po’ di riposo solo all’una del mattino.
The day after: ore 7. Io e Raffaella ci fingiamo freschi come rose mentre entriamo nel centro congressi dell’albergo. Alle 9 apriremo le porte del recruting day, ma dobbiamo allestire e sistemare diverse cose tralasciate dalla sera prima.
In questo momento, non lo nego, un po’ scoraggiante nel quale si procede più per senso del dovere che per entusiasmo, facciamo una scoperta incredibile: il personale del centro congressi dell’hotel; uomini e donne, ormai con anni di esperienza e con tanti anni di permanenza nello stesso albergo.
Nel corso delle mie esperienze, questi presupposti spesso si traducono in interlocutori poco disponibili. Al Ramada Naples invece ci siamo trovati in compagnia di giovanissimi-senior con esperienza e voglia di fare, ricchi di umanità ed entusiasmo. Sempre attenti e disponibili verso le esigenze del cliente, sono arrivati a fare loro l’evento in modo così totale da affiancarci nel dare informazioni e indicazioni ai candidati presenti (e senza che glielo chiedessimo).
Io e la mia collega ne abbiamo parlato alla conclusione dell’evento, alle 19.30 quando l’ultimo dei candidati ha finito i suoi colloqui.
Alla fine dei conti penso che in un’epoca in cui si dice che nessuno è indispensabile, in cui i meriti sono dati per scontati e i nuovi format alberghieri si evolvono puntando più sugli arredi che sulla formazione, credo che quando le cose sono ben fatte bisogna dirlo ad alta voce. Perché le persone fanno la differenza. Per cui grazie a Orsola Cianni, Antonio Taranto, Teresa Ruffino e al resto dello staff di cui non ho avuto modo di conoscere i nomi.

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