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Un importante driver di viaggio

Il cibo sempre più al centro degli interessi di chi visita una destinazione: i dati dell’ultimo rapporto sul turismo enogastronomico rivelano un trend in forte crescita

Il cibo sempre più al centro degli interessi di chi visita una destinazione: i dati dell’ultimo rapporto s

Di Marco Beaqua, 20 Marzo 2019

Aumenta la quantità di persone che sceglie una meta prevalentemente in funzione dell’esperienza enogastronomica da vivere. Ma in generale la componente cibo è ormai diventata una parte rilevante di qualsiasi viaggio, che sia per una vacanza balneare o di montagna, e persino per una trasferta corporate. I millennials, in particolare, amano visitare destinazioni dove la proposta food si integra armoniosamente in un contesto di particolare pregio paesaggistico e con un’identità culturale forte e radicata. Tra i turisti si sta in altre parole affermando un nuovo concetto: quello di «paesaggio enogastronomico», che racchiude in un unico contesto cultura, persone, ambiente, attività e prodotto tipico. Tutti fattori che il turista italiano prende sempre più in considerazione quando sceglie la meta del suo prossimo viaggio.
È quanto emerge dall’ultimo «Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019», realizzato da Roberta Garibaldi, sotto la supervisione scientifica della World Food Travel Association. Nel corso degli ultimi anni, recita lo studio, il ruolo dell’enogastronomia nell’industria dei viaggi è profondamente cambiato, sia sul fronte del comportamento dei turisti, sia su quello dell’offerta. Pur essendo una proposta relativamente recente rispetto ai segmenti più tradizionali, il turismo legato a cibo e vino è andato rafforzandosi e articolandosi, facendo registrare numeri sempre in crescita.
Le esperienze culinarie: una passione trasversale

Se nel 2016 le ricerche avevano infatti evidenziato come il 21% degli italiani in viaggio fossero interessati a questo tipo di turismo, tale percentuale era poi salita nel 2017 fino al 30%. E il dato del 2018 risulta ancora superiore, con ben il 45% dei turisti tricolore che ha dichiarato di aver svolto almeno un viaggio con questa motivazione prevalente nei 36 mesi precedenti alla ricerca. Non solo: praticamente tutti i nostri connazionali (il 98%) ha affermato di aver partecipato ad almeno un’attività f&b nel corso di uno dei suoi spostamenti, siano questi per una vacanza balneare, montana o persino per una trasferta business.
Ma chi sono i turisti enogastronomici italiani? Si tratta prevalentemente di persone sposate o coppie provenienti dall’intero territorio nazionale, con una lieve prevalenza di residenti nella parte meridionale del Paese: in queste regioni, infatti, la propensione a mettersi in viaggio per motivazioni prioritariamente legate all’enogastronomia arriva al 52%, contro il 47% del Centro Italia, il 41% del Nord-Ovest e il 39% del Nord-Est. Questa particolare domanda turistica coinvolge in modo trasversale le persone di tutte le età: in primis gli appartenenti alla generazione X (ossia i nati tra il 1965 e il 1980) e i millennials (1981-1998).

L’Italia meta privilegiata di chi si muove per il piacere del palato

Le preferenze di chi si muove per scoprire gusti e sapori del territorio sono piuttosto chiare: il 92% dei turisti enogastronomici, che ha svolto un viaggio con questa motivazione primaria negli ultimi tre anni, ha infatti scelto una località del Belpaese. Di questi, solo il 17% è stato anche all’estero, mentre il rimanente 8% ha compiuto un viaggio enogastronomico esclusivamente in un Paese straniero. Fra le regioni più apprezzate, figurano quindi la Sicilia, la Toscana e l’Emilia-Romagna, mentre Napoli, Roma e Firenze sono le città che hanno riscosso il consenso maggiore. Per quanto riguarda l’estero, Spagna e Francia sono i paesi più graditi dai turisti italiani, con Parigi, Barcellona e Madrid indicate tra le mete urbane preferite.
Non può quindi sorprendere che anche all’estero la proposta f&b dello Stivale sia notevolmente apprezzata. L’indagine ha in particolare coinvolto 99 tour operator stranieri che hanno partecipato alle due principali fiere italiane del settore (Good Italy 2017 Workshop e Biteg 2017), rivelando come 61 di questi (ossia il 62%) abbiano incluso nella propria offerta pacchetti a tema enogastronomico con destinazione Italia: la maggior parte è costituita da operatori tedeschi (23%) e statunitensi (18%), mentre tra le destinazioni più gettonate spicca ancora una volta la Toscana (presente nei cataloghi del 72% degli operatori considerati), affiancata però questa volta dal Piemonte (59%).

Le attività più apprezzate e i gap da colmare

Tra la generalità dei turisti, ossia includendo anche chi non è partito con l’idea prioritaria di fare un viaggio legato al tema del cibo, le esperienze più popolari sono state infine la visita di un mercato (nell’82% dei casi) e la frequentazione di bar e ristoranti storici (72%). Ma grande interesse suscitano pure i luoghi di produzione, con in primis le aziende agricole (62%) e le cantine (56%). Tra i trend in maggiore crescita si segnalano poi le esperienze culinarie nei locali e bar storici (+16%), gli eventi legati al cibo (+16%), il mangiare piatti tipici in un ristorante del luogo (+15%) e le visite in aziende agricole e vitivinicole (+15%). A seguire i mercati (+13%) e i ristoranti etnici (+12%).
Permane tuttavia ancora un gap tra domanda e offerta, che segnala la presenza di un potenziale inespresso. A livello complessivo, sottolinea la ricerca, la differenza media tra desiderio e fruizione si attesta infatti intorno al 22% della totalità dei turisti, ma tende a essere più accentuata per alcune esperienze: la visita a fabbriche del cioccolato (in cui il gap si aggira sul 54%) e a pastifici (39%), nonché i viaggi enogastronomici di più giorni organizzati da un’agenzia (36%).
In sintesi, conclude Roberta Garibaldi, «vi sono senz’altro molti dati positivi. Dalle analisi svolte emergono però anche ampli spazi di miglioramento, in termini sia di organizzazione sia di fruibilità. Il patrimonio enogastronomico italiano è una leva che può ancora esprimere molte potenzialità, soprattutto attraverso processi di valorizzazione coerente dei territori».

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