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Un hotelier toscano a Weifang

L'esperienza cinese di Paolo Sagina: cultura dell'accoglienza e spaghetti... ma non al dente

L'esperienza cinese di Paolo Sagina: cultura dell'accoglienza e spaghetti... ma non al dente

Di Massimiliano Sarti, 24 Marzo 2016

Dall’Europa alla Cina il viaggio è lungo: ci vogliono più di dieci ore per muoversi da un punto all’altro del globo. E questo quando esiste un collegamento diretto. Altrimenti i tempi si allungano tremendamente. Eppure le due realtà non sono mai state così vicine come oggi. Soprattutto nel mondo dell’ospitalità. Lo dimostrano i reciproci investimenti che le compagnie occidentali e quelle dell’ex Celeste impero stanno portando avanti, spesso unite in fantasiose joint venture a caccia di quote di mercato crescenti a Est così come a Ovest. È quindi solo naturale che anche i professionisti del settore si muovano con sempre maggiore frequenza da un capo all’altro del continente euro-asiatico.
Ne è un esempio tutto italiano Paolo Sagina: hotelier di origine grossetana con una lunga esperienza in vari alberghi uplevel europei, oggi responsabile della prossima apertura del 5 stelle Tonino Lamborghini Hotel di Weifang, città-prefettura della provincia dello Shandong centrale, nota in Occidente soprattutto per essere stata oggetto di una forte presenza tedesca tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo: «Una destinazione tutto sommato tranquilla e ancora fortemente connotata da un’atmosfera cinese, soprattutto se la si confronta ai rutilanti ambienti internazionali della non troppo lontana Qingdao o della ancora più celebre Shanghai», ci racconta lo stesso Sagina.

Domanda. Che tipo di progetto è il Tonino Lamborghini Hotel?
Risposta. È un’iniziativa tutta cinese, con una società di management e un investitore locale che hanno ottenuto i diritti di sfruttamento del brand italiano per i propri hotel. Per ora ne sono attivi tre, ma nei prossimi anni è prevista l’apertura di oltre una decina di altre strutture, comprese quella di Weifang entro la fine del 2017.

D. Come mai la scelta del marchio italiano?
R. Credo che riguardi la qualità percepita di un nome forte come Lamborghini.

D. Un po’ come avviene con altri brand celebri del made in Italy, quali Armani o Bulgari?
R. Esattamente.

D. Cosa ci sarà di italiano nell’offerta oltre al marchio?
R. Qualche dettaglio, più l’idea di inserire una serie di ristoranti mediterranei nelle varie strutture del gruppo. Non solo: ogni albergo, oltre a dover naturalmente mantenere gli standard del brand Tonino Lamborghini, è tenuto pure a offrire tutti i prodotti del noto marchio di lusso.

D. A proposito di f&b: come si adatta la nostra cucina ai palati locali?
R. Con qualche piccola accortezza: gli spaghetti per esempio qui non li amano molto al dente. Le salse, invece, vanno addolcite un po’, rese più amabili.

D. Venendo alla sua esperienza personale: sono ormai due anni che lei si trova a lavorare in Cina, prima come direttore operativo del progetto retail Caffè Florian Group – Shin Kong Place / Mitsukoshi (China) Investment e ora in qualità di general manager di un hotel a Weifang. Qual è il bilancio di questo biennio in Estremo Oriente?
R. Direi ottimo: dal punto di vista dell’ospitalità, soprattutto, è stato molto interessante. Mi piace, in particolare, il loro approccio caloroso verso l’accoglienza: il personale al front office è sempre molto numeroso e non ti fa mai sentire solo.

D. I costi però sono diversi…
R. Certamente, ma non è unicamente una questione di bilanci. Per loro l’ospitalità è davvero qualcosa di sacro. Negli hotel di lusso, in particolar modo, l’esperienza è veramente straordinaria. Io ne ho visitati parecchi in questi due anni e le assicuro che standard di servizio così elevati sono difficili da trovare altrove.

D. Può farmi un esempio concreto?
R. Mi basti dire che in luoghi come il Peninsula di Shanghai non c’è mai bisogno di leggere i cartelli tanto il personale è attento a fornire informazioni, consigli e indicazioni. Neppure quando si prende al mattino l’ascensore e si vuole capire in che direzione andare per trovare la sala colazioni.

D. Quali sono, invece, le principali sfide a cui si va incontro nel gestire il lancio di una struttura alberghiera nel paese del Dragone?
R. I cinesi, in realtà, sono persone estremamente cordiali. Non ci sono quasi mai problemi. Certo, le mentalità a volte sono differenti. Anche le modalità di operare professionalmente possono perciò essere diverse. Tuttavia, in generale non è affatto difficile rapportarsi con loro.

D. Cosa li distingue da noi in particolare?
R. La loro apparente tranquillità, oltre la quale si nasconde però un grandissimo dinamismo. Noi abbiamo un approccio al business molto più frenetico. I cinesi sono più pacati, ma dietro alle quinte si muovono velocissimamente. Per loro il lavoro è davvero tutta la vita: non hanno quindi bisogno di accelerare i tempi in determinati momenti della giornata, ma possono mantenere un passo costante e metodico, senza strappi.

D. Quanto è difficile però reperire risorse adeguate agli standard internazionali?
R. Né più né meno di quanto sia complicato farlo in Europa. Molti giovani cinesi, in particolare, parlano decisamente bene l’inglese e non è affatto infrequente trovare persone che hanno lavorato all’estero. Non solo: qui c’è anche molto dinamismo negli studi. In molti frequentano istituti internazionali per poi tornare in patria al termine del percorso di formazione.

D. Nessuna differenza rispetto al Vecchio continente dunque?
R. Poche: loro sono molto attenti al servizio. Come noi, del resto. Un manager cinese, insomma, è come un italiano. Qualche diversità, come le dicevo, si trova forse nella mentalità, nel modo di porsi. Ma la cortesia, il garbo e la sensibilità rimangono gli stessi.

La biografia

Grossetano di nascita, Paolo Sagina vanta una carriera ultra ventennale nell’ospitalità uplevel. Dopo le prime esperienze in Inghilterra, all’InterContinental The Portman di Londra, e in Germania all’InterContinental nonché all’Excelsior, entrambi di Berlino, torna nel Regno Unito, all’Hotel Hanbury Manor di Ware, prima di diventare nel 1994 restaurant manager al The Berystede Hotel di Ascot (Forte Group). Due anni più tardi è ancora a Berlino, all’Hotel Estrel, per poi assumere l’incarico di food & beverage manager al The Sheakespeare Hotel (Forte Group) di Stratford-upon-Avon di nuovo in Inghilterra. Nel 1998 è quindi in Italia in qualità di direttore sales & marketing degli hotel Il Pellicano e La Posta Vecchia (Grosseto e Ladispoli), prima di recarsi ancora in Germania come vicedirettore del Villa Kastania di Berlino. Risale al 2002 la sua prima direzione al Borgo Casabianca di Asciano (Siena), seguita da quella dell’Hotel Byron di Forte dei Marmi. Nel 2008 lo troviamo alla guida dell’Hotel Relais Santa Croce di Firenze. Seguono poi le direzioni degli Hotel Relais Orologio e dei Fiori di Pisa, dei pugliesi Kalidria Thalasso Spa Resort e Alborea Eco Lodge (Nova Yardinia Resort), nonché dell’Hotel Roccamare, del Residence Roccamare e del Park Hotel Zibellino di Castiglione della Pescaia. Infine il biennio in Cina: prima come direttore delle operazioni della joint venture italo-taiwanese Caffè Florian Group – Shin Kong Place / Mitsukoshi (China) Investment Co., Ltd, e ora in qualità di direttore del Tonino Lamborghini Hotel di Weifang.

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