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Un albergo vale quanto rende

Di Massimiliano Sarti, 5 Dicembre 2008

Assicurare la redditività di un investimento immobiliare in ambito turistico. È questo l’obiettivo della società di management Ghmt. Nata pochi anni fa sulla base dell’esperienza dello staff esecutivo del Grand Hotel di Rimini, l’azienda, con sede nella repubblica di San Marino, si propone sul mercato forte dell’esperienza di un gruppo abituato a lavorare assieme e per ciò stesso capace di sfruttare le capacità di ciascuno al meglio. «Siamo fermamente convinti», spiega infatti Andrea Cigarini, uno dei soci Ghmt, «che la forza di un team affiatato sia ben superiore a quella della somma delle potenzialità dei singoli individui che lo compongono. Il nostro staff direttivo è così composto da quattro soci fondatori, tutti a vario titolo legati da rapporti personali e di lavoro: il presidente Pierpaolo Bernardi era infatti uno dei proprietari del Grand Hotel di Rimini. Io e un altro socio, Raniero Amati, eravamo rispettivamente il direttore generale e il responsabile vendite della struttura, mentre il quarto e attualmente ultimo socio Ghmt, Aurelio Tontini, è stato general manager di un altro albergo appartenente a Bernardi».
L’affiatamento della squadra non è però l’unico fattore su cui la società di management punta per espandersi nel mercato alberghiero nazionale. «La nostra consolidata esperienza nel settore dell’ospitalità italiana», prosegue Cigarini, «ci consente non solo di avere una conoscenza approfondita delle dinamiche della domanda e dell’offerta turistica, ma anche, se non soprattutto, di conoscere quali siano le reali esigenze degli imprenditori alberghieri del nostro paese. Come è noto, infatti, la realtà dell’ospitalità italiana è profondamente diversa da quella del resto dell’Europa occidentale, nonché degli Stati Uniti. In particolare, il classico modello anglosassone di gestione in management fatica a fare breccia nel nostro paese».
La più volte sottolineata frammentarietà dell’offerta ricettiva italiana renderebbe infatti poco appetibili, secondo Cigarini, i modelli di contratto eccessivamente rigidi: «Molti di questi accordi, oltre a contenere clausole particolarmente restrittive, impongono agli imprenditori di lasciare anche la gestione della propria tesoreria al controllo della società di management. È evidente come questa tipologia di rapporti possa funzionare in ambienti dove gli investitori sono tradizionalmente rappresentati da enti dotati di grandi disponibilità finanziarie come, per esempio, le banche, i fondi immobiliari e le compagnie assicurative. Diverso è il discorso, invece, per le società e gli imprenditori di media grandezza, che costituiscono il nostro target di riferimento principale».
Ghmt si rivolge, infatti, a società in grado di fatturare almeno 1,5 milioni di euro all’anno, proprietarie di strutture a 4-5 stelle e i cui titolari provengano magari da settori diversi da quello dell’ospitalità. «In un tempo in cui le condizioni del credito si fanno sempre più restrittive e allo stesso tempo scende il livello complessivo della domanda», continua Cigarini, «i margini di redditività si restringono sempre di più. Inoltre, in linea con quanto già avviene nel resto del mondo avanzato, anche in Italia il metro di valutazione di una struttura ricettiva è destinato a spostarsi dal tradizionale e semplice calcolo della metratura dell’immobile a variabili più complesse basate essenzialmente sulle performance economiche dell’albergo, secondo il sano principio per cui un hotel vale quanto rende. Siamo perciò assolutamente convinti che la consulenza di professionisti esperti possa rivelarsi, per molte strutture ricettive, un vantaggio competitivo decisivo. Noi, in linea con quelle che sono le nostre convinzioni in merito alla particolare realtà del mercato italiano, offriamo contratti con il giusto grado di flessibilità, capaci al contempo di garantire, a noi, l’autonomia necessaria al raggiungimento degli obiettivi prefissati e, all’investitore, buone possibilità di controllo sul nostro operato. Ai nostri partner lasciamo, tra l’altro, sempre la gestione della tesoreria e, ove possibile, anche quella dell’amministrazione, previa la necessaria omologazione di tutti i dati contabili con l’internazionale Uniform system of account. In cambio chiediamo una remunerazione fissa comprensiva dei rimborsi spese e una quota variabile direttamente collegata al miglioramento del margine operativo, per le strutture già esistenti, e alla semplice redditività per quelle di nuova costruzione».
L’attività di consulenza Ghmt si traduce, tra l’altro, nell’individuazione di un responsabile generale e di alcuni specialisti di funzione, generalmente dedicati al food & beverage e al marketing, per ogni singolo progetto. «La nostra organizzazione», conclude Cigarini, «ci consente anche di mantenere costante e trasparente lo scambio di informazioni tra noi e i nostri partner. In generale noi, infatti, inviamo agli investitori un report settimanale, dedicato all’attività commerciale in essere, alle previsioni sul fatturato nei mesi successivi e all’impiego del personale. Garantiamo inoltre un incontro istituzionale mensile riservato all’analisi del conto economico. Salvo, naturalmente, essere sempre disponibili a confronti su singole situazioni specifiche di particolare importanza».

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