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Tutto l’appeal del turismo industriale

Un segmento emergente che in Italia vanta un potenziale da oltre 126 milioni di euro per il solo settore ricettivo

Un segmento emergente che in Italia vanta un potenziale da oltre 126 milioni di euro per il solo settore rice

Di Marco Beaqua, 14 Gennaio 2016

«Quello del turismo industriale è in Italia ancora un fenomeno sconosciuto e affrontato in prevalenza dalle singole imprese. È in particolare scarsa l’attenzione riservata a questo segmento di mercato dagli enti locali: non succede così all’estero, se è vero che in Brandeburgo, in Germania, il valore generato dal turismo industriale è pari a 50 milioni di euro all’anno, mentre il reddito annuo garantito dal National Railway Museum di York, nel Regno Unito, raggiunge quota 29 milioni di euro per tutta la contea dello Yorkshire, attirando ogni anno 770 mila visitatori». È l’amministratore unico di Jfc, Massimo Feruzzi, a introdurre in questo modo una propria recente ricerca dedicata a uno dei segmenti emergenti dell’industria dell’ospitalità e dei viaggi, che trova oggi sempre più aziende disposte a esplorarne il potenziale.
«Il dato risulta ancora più interessante se si prende in esame l’insieme degli Stati membri dell’Unione europea», riprende Feruzzi. Nel complesso, si stima infatti che il turismo relativo al patrimonio industriale generi più di 18 milioni di presenze turistiche, con una spesa media sul territorio di 349 euro per i viaggiatori internazionali e di 220 euro per quelli nazionali. A questi vanno quindi aggiunti 146 milioni di escursionisti day-user, con una spesa media sul territorio di 28 euro.
Tornando al nostro paese, «la forza evocativa dei grandi brand industriali italiani è innegabile», è la convinzione del fondatore di Jfc. «Essa infatti si lega alla nostra storia e al nostro “saper fare”. Il fenomeno del turismo industriale trova perciò ragion d’essere proprio in questi concetti e potrebbe diventare un plus importante per il segmento dei viaggi e dell’ospitalità italiana».
La ricerca stima che a oggi siano almeno 166 le imprese italiane in grado di generare appeal turistico. «Di queste, però, la maggioranza non vede tale ambito per quello che realmente rappresenta: vale a dire un veicolo di comunicazione e valorizzazione del proprio brand e del proprio stile italiano prima ancora di essere generatore di visitatori», aggiunge ancora Feruzzi.
Tra i territori, le regioni con le maggiori potenzialità attrattive, grazie al fatto di avere a disposizione siti industriali capaci di assumere valore turistico, sono certo non a sorpresa la Lombardia (18,4%), seguita dal Veneto (11.1%) e dalla Toscana (10%). Ma buone risorse hanno anche il Piemonte (9,5%), l’Emilia Romagna (6,8%), il Lazio (5,8%) e le Marche (5,3%).
A fronte di tale scenario, ben l’88,9% degli intervistati (referenti aziendali) ha dichiarato che il segmento è in crescita, con oltre la metà del campione che avrebbe segnalato addirittura «un forte incremento di interesse e visitatori negli ultimi anni». Sarà forse anche merito di questa tendenza positiva, resta comunque il fatto che molte aziende offrono già oggi un’ampia scelta di servizi ai visitatori: da quelli definibili di base (visite guidate anche in lingua, corsi e laboratori specifici, acquisto di materiale cartaceo…) ad altri più originali e meno scontati, come sessioni di studi con università, eventi dedicati ai clienti, mostre ad hoc e persino convegni, presentazioni di libri e brunch.
Ma esiste oggi un rapporto tra queste imprese e il sistema dei tour operator e degli altri soggetti che organizzano soggiorni? Dallo studio emerge come questo legame non sia ancora consolidato, dato che la maggioranza delle imprese gestisce direttamente le visite (42,1%). È comunque interessante notare come una quota non marginale di società si faccia affiancare nella commercializzazione della propria offerta turistica da veri e propri tour operator: nel 22,8% dei casi con offerte a sé e nel 17,5% con proposte inserite in itinerari più complessi.
Qual è però il valore reale e potenziale del turismo industriale in Italia? I visitatori attuali ammonterebbero a circa 880 mila persone, mentre il livello potenzialmente raggiungibile, nel caso si sfruttassero pienamente tutte le risorse a nostra disposizione, si situerebbe a quota 2 milioni e 760 mila. Di questi, tuttavia, solo il 34% soggiorna oggi effettivamente nell’ambito territoriale dell’azienda (quota che però può passare al 48%), con una permanenza media di 1,4 notti. In conclusione, il valore reale attuale è pari a 412 mila presenze, capaci di generare un fatturato complessivo, per il solo sistema ricettivo, di 25 milioni e 500 mila euro. Il valore potenziale stimato raggiunge invece il milione e 860 mila presenze, con un indotto per gli operatori dell’ospitalità di 126 milioni e 500 mila euro.

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