È uno dei segmenti che nel post Covid ha maggiormente consolidato la ripresa e per il quale, anche per l’estate alle porte, si prevedono numeri positivi, seppur con alcuni elementi di novità a caratterizzare la domanda: una minor concentrazione sui mesi di punta dell’alta stagione, un parziale calo di preferenze da parte degli ospiti italiani e una conseguente disparità di competitività geografica, che premia soprattutto le strutture del Nord-Est.
Con i ponti di primavera, il turismo all’aria aperta ha di fatto inaugurato la stagione 2024 e a tracciare un profilo di quello che attende il comparto è, come ogni anno, il report realizzato dall’Osservatorio del Turismo Outdoor di Human Company insieme a THRENDS. Ed ecco, allora, cosa dicono numeri e previsioni nell’analisi pubblicata sull’ultimo numero del magazine di “Job in Tourism”, disponibile a questo LINK.
Il traino del mercato estero
Secondo l’Osservatorio, quest’anno sono attese 56,5 milioni di presenze per i mesi estivi da giugno a settembre. Stima sulla quale incide notevolmente – e in maniera sempre più marcata – il peso di quelle straniere, pari a circa 30 milioni: il dato migliore dal 2017. In generale, le presenze dall’estero dovrebbero essere in linea con quelle della scorsa estate, in aumento dell’1% sul 2019, arrivando costituire la fetta più grossa del mercato, ovvero il 53% del totale. I turisti dell’open air stranieri che scelgono l’Italia provengono soprattutto dall’area DACH e dal Benelux, con la Germania Paese di provenienza a maggiore crescita, seguito da Olanda e Danimarca.
Non a caso sarà anche quest’anno il Nord-Est l’area geografica trainante in termini di performance (25,1 milioni le presenze stimate) grazie specialmente all’arrivo dei turisti nord-europei, i quali la considerano particolarmente attrattiva per l’offerta di alto livello e la vicinanza geografica; le altre aree d’Italia saranno, invece, più stabili con i risultati passati o in leggero calo.
Il calo della domanda interna
Come altri segmenti, anche per l’outdoor il mercato italiano, che costituirà il restante 47% delle presenze, si allineerà ai numeri degli ultimi anni, in leggero calo rispetto ai valori del 2021 e sotto i valori media pre-2020. A determinare questa diminuzione – analizza l’Osservatorio – il ritorno dei viaggi long-haul e nei Paesi mediterranei, ma anche il calo del potere di spesa dei viaggiatori, che porta con sé una ricalibrazione sulla scelta della destinazione e una variazione del numero delle notti.
La crescita delle tariffe
Un punto di attenzione è dato dalla crescita delle tariffe che, proprio in relazione alla diminuzione dell’attuale capacità di spesa – si osserva nella survey – potrà influenzare le abitudini di consumo, con una revisione dei budget di spesa, la ricerca di offerte e promozioni, il taglio di eventuali servizi ancillari e la modifica dei periodi di vacanza.
Sempre più destagionalizzazione
Un dato interessante è poi quello relativo alla divisone dei flussi nei diversi mesi della primavera-estate. Se si guarda al 2023, infatti, mente l’anno si è chiuso in totale con +2% sul 2022, la sola stagione estiva (i mesi giugno-settembre) ha registrato un -1%: il segno – evidenzia l’Osservatorio – di come a far crescere il dato annuo siano soprattutto le presenze sui mesi cosiddetti di spalla. Su questo shift, che vede crescere la domanda su maggio, giugno o settembre, incidono diversi fattori: i prezzi più bassi e la possibilità di prolungare il soggiorno, ma anche la differente pianificazione mensile delle vacanze, specialmente da parte dei turisti stranieri, dovuta ai fenomeni climatici estremi e alle elevate temperature del pieno dell’estate rispetto a quelle più miti in primavera e in autunno.
Quale futuro per il settore?
Tutte spie di un cambiamento in atto che – rilava in conclusione l’Osservatorio – evidenziano come il segmento sia a un “bivio”, dopo gli anni della forte crescita post-pandemia. “Nel 2023 – si legge nella survey – si sono avute le prime avvisaglie di una fase di consolidamento della domanda, trainata dal mercato estero, con aree dove si sono avuti decrementi anche rilevanti. Il 2024 si pone, dunque, come anno di appiattimento dell’andamento, che pone un interrogativo chiave per il settore: per mantenere un trend di crescita, ottenuto nel post-Covid, occorre affrontare nuove sfide in termini di prodotto e di attrazione della domanda”.
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