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Turismo open air, un’estate “da record”

Secondo le stime, per le strutture ricettive outdoor quella in arrivo potrebbe essere la miglior estate degli ultimi 10 anni. Ecco come impatteranno i fattori macro-economici e di contesto sul comparto

Secondo le stime, per le strutture ricettive outdoor quella in arrivo potrebbe essere la miglior estate degli

Di Job in Tourism, 27 Aprile 2023

Non è più solamente voglia di “aria aperta” o, almeno, non solo. Stando alle previsioni, quella di quest’anno sarà un’estate “da record” per il turismo open air – quello cioè rappresentato da campeggi e villaggi turistici, ma anche da agriturismi e rifugi – evidenziando un consolidamento dell’apprezzamento di questo genere di vacanza anche al di là dell’effetto post-Covid. I numeri sono quelli annuali dell’Osservatorio del Turismo Outdoor di Human Company, elaborati in collaborazione con THRENDS, e parlano di una previsione di presenze di 56,6 milioni per i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, in aumento del 2% rispetto al 2022 (55,5 milioni), ma anche dell’1% rispetto al 2019 (55,9 milioni). Non solo: questo sarà probabilmente uno dei migliori ultimi 10 anni per il comparto, dietro solo al 2017 (57,9 milioni).

I dati

In particolare, il mercato estero risulta essere quello più promettente, con un market share destinato a diventare dominante con il 51% delle presenze. Il mercato italiano risulta stabile e in linea con i dati del 2021 e del 2022; in particolare però, seppur si registri una propensione alle vacanze fuori dai confini nazionali, le esigenze economiche quali l’aumento delle spese, l’inflazione e l’incremento dei costi dei trasporti potrebbero giocare “a favore” delle strutture italiane facendo propendere per vacanze all’interno dei confini nazionali.

L’impatto del contesto sulle scelte di viaggio

Interessanti sono anche le stime dell’Osservatorio sull’impatto che alcuni fattori macro-economici e di contesto avranno sulle scelte di viaggio estive. Il caro-carburanti, per esempio, che “determina la crescita dei prezzi anche dei mezzi di spostamento, rendendo più oneroso per i viaggiatori pianificare lunghi spostamenti; le tariffe di aerei e treni per i periodi estivi già risentono di questo”, evidenzia l’analisi. Allo stesso modo, anche la crescita dei prezzi al consumo, di ogni categoria, oltre che del costo dell’energia e delle utenze dovute all’inflazione, impatterà sulla spesa dei viaggiatori ma – è il dato rilevante – non sulla propensione al viaggio. Piuttosto – evidenzia ancora l’Osservatorio – “la crescita delle tariffe medie (di tutti i comparti ricettivi) porta a una diversa competitività sul mercato e può influenzare l’organizzazione delle vacanze come soluzione scelta e durata della stessa“. Infine, il cambiamento climatico, che inizia a pesare anche sulla scelte di viaggio: l’innalzamento della temperatura, e più giorni di sole, “portano a una differente pianificazione delle vacanze rendendo mesi come giugno e settembre maggiormente attrattivi per i viaggiatori”.

 

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