Turismo: innovazione nella continuità

Convinto come sono della necessità di rapportare le strutture alberghiere al territorio nel quale sono inserite e dal quale traggono gli elementi per svilupparsi, ho trovato un articolo che ha destato il mio interesse sul Corriere della Sera di lunedì scorso, che parlava del prossimo Salone del mobile. Terminato il periodo di calma piatta che negli anni 70 ha caratterizzato l’industria dell’ospitalità, si è vissuto un momento di grande fermento nello studio della collocazione nel mercato delle strutture ricettive che si andavano a definire, con ricerche che hanno portato da una parte a linee alberghiere estremamente omologate e standard e dall’altra a studi che cercavano nel lusso e sfarzo la trasmissione del concetto di qualità per arrivare, per reazione, a architetture assolutamente uniche e decontestualizzate, legate al design, di cui Philippe Starck è stato antesignano. L’articolo del Corriere si riferiva al Salone del Mobile, Milano 10 / 15 aprile, che, all’interno, vedrà la manifestazione Grand Hotel Salone, dove celebri architetti come Ron Arad, Arata Isozaky, Vico Magistretti, Richard Meier presenteranno studi di camere standard, metri 7,50 per 4,30, ambientate in metropoli diverse. Le collocazioni andranno da Roma a Sidney, da Tokyo a New York e verrà proposta la lettura che i designer faranno del contesto urbano, sociale ed architettonico, nel quale la stanza è collocata. Il turismo è l’attività più diffusa del globo che impegna oltre il 5% del Pil mondiale, basato sul movimento e l’ospitalità ed è a questa ultima che bisogna rapportarsi, per far aderire la propria proposta ai valori della cultura del luogo. L’iniziativa del Grand Hotel Salone, se riuscirà a mantenere le premesse e proporre progetti innovativi aderenti alle caratteristiche dell’area di riferimento, avrà il merito di stimolare l’attenzione sul recupero di valori fondamentali che fanno parte del territorio di appartenenza e forniscono una motivazione al viaggiatore.