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Turismo, il petrolio d’Italia

Di Antonio Caneva, 23 Giugno 2006

I temi sul tappeto in questo momento post-elettorale sono molti, per l’economia in generale e per il turismo in particolare.
Si guarda con attenzione al nuovo governo, che proclama di volerci stupire e poi si comporta in maniera contrastante: da una parte, tagli alle spese con riduzione delle scorte ai politici e delle auto blu e poi, in maniera opposta, riesce a mettere assieme una squadra di governo così numerosa (102 tra ministri e sottosegretari) come mai si era visto in precedenza. Si dirà, a ragione, che non sono queste le spese maggiori che affronta il paese, ma è emblematico di un atteggiamento mentale per cui i risparmi e sacrifici debbano essere quelli degli altri.
Siamo in attesa della manovra che, una volta di più, dovrà raschiare il fondo del barile (ma quanto è spesso questo fondo?), per recuperare 20-30-40 miliardi, non si sa ancora l’esatto ammontare del fabbisogno.
Il turismo intanto, attualmente nella mani di Francesco Rutelli, grida aiuto, adagiato com’è su un piano inclinato che lo ha portato, dal primo posto del dopoguerra, all’attuale quinta posizione. La promozione all’estero del paese è quanto meno confusa e possiamo contare solo su alcune eccellenze, che però non fanno sistema. Il coordinamento regionale delle politiche turistiche non si è ancora realizzato, se non nelle dichiarate buone intenzioni, e si richiede da più parti una modifica della normativa fiscale per la congressualità. Solo alcuni dei temi sui quali riflettere.
Leggevo che il ministro dell’economia, Padoa Schioppa, quando qualcuno va a trovarlo, non offra nemmeno un caffè. È simpatico (mi spiace per i produttori di caffè), è un modo come un altro di impegnarsi sul concreto e dare un segnale, mettendo da parte le frivolezze; ci auguriamo che il ministro con delega al turismo recepisca questo spirito e, pur offrendo il caffè, si concentri su quello che, solo in periodo elettorale, viene definito il petrolio d’Italia: il turismo.

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