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Tra realtà aumentata e chatbot: la tecnologia racconta le cantine

L’esperienza del turista si fa più immersiva grazie all’innovazione: le case history segnalate dal Rapporto sull’innovazione tecnologica nel turismo enogastronomico

L’esperienza del turista si fa più immersiva grazie all’innovazione: le case history segnalate dal Rappo

Di Giorgio Bini, 29 Ottobre 2019

Anche il turismo food & wine diventa digitale. Il 62% dei turisti italiani desidererebbe un’applicazione o un sito che conduca alla scoperta delle tipicità enogastronomiche del luogo, e il 52% vorrebbe visitare i luoghi di produzione che utilizzano tecnologie multimediali per arricchire l’esperienza di visita. È il dato che emerge dal Rapporto sull’innovazione tecnologica nel turismo enogastronomico a cura di Roberta Garibaldi, docente universitaria, esperta di turismo enogastronomico, responsabile del “Food Tourism Research & Trends” della World Food Travel Association.
“Le nuove tecnologie, dalla realtà virtuale e aumentata, agli ologrammi, ai tavoli multimediali, possono facilitare la relazione coi turisti, prima, durante e dopo l’esperienza – spiega Garibaldi -. Investire in tecnologia nel turismo enogastronomico significa soddisfare i millennials, ma non solo: il forte interesse emerge in modo trasversale”. Con la tecnologia possiamo stimolare una esperienza turistica più immersiva, coinvolgente e personalizzata. Ed è quello che inizia a fare capolino anche nelle cantine: “Si pensi alla realtà virtuale e aumentata che permettere di ‘vivere’ il processo produttivo sulla reale durata dei 12 mesi e non limitatamente alle due ore di visita. L’utilizzo delle nuove tecnologie può permette di educare il visitatore alla cultura del cibo e del vino in modo divertente, utilizzando ad esempio i video giochi. Chi fruisce del digital storytelling è tendenzialmente più soddisfatto e quindi maggiormente propenso a condividere l’esperienza vissuta. L’azienda può così incrementare il numero dei visitatori, attirati appunto dall’esperienza in sé, e al tempo stesso intercettare nuovi target”.

L’agroalimentare italiano appare ancora tuttavia poco aperto alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie: i dati relativi al commercio elettronico in campo alimentare ci dicono che nel 2018 ha costituito solo il 4% dell’intera domanda e-commerce nazionale (1,1 miliardi di euro): un valore nettamente inferiore a quello di mercati internazionali di competitor come Francia, Germania, Regno Unito e Usa, nonostante la crescita di questi ultimi anni (Fonte: Osservatori.net). Anche nei percorsi di visita la situazione non è molto diversa, con alcune realtà innovative in un livello medio però ancora troppo poco digitalizzato.

Dalla Spagna alla Francia: i casi
Ci sono alcune case history interessanti, come quella della cantina Bodegas Ramòn di Bilbao, in Spagna, che già dal 2015 propone la “Experiencia Oculus”: attraverso l’ausilio di speciali visori per la realtà virtuale, i visitatori compiono un viaggio alla scoperta dell’azienda, dei vigneti e del processo di vinificazione, dalla nascita dell’uva fino all’imbottigliamento del vino. Dalla Spagna alla Francia: Hennessy ha dato vita a un percorso che illustra la storia del brand e il processo di produzione del cognac grazie all’alternarsi di tecnologia e racconto umano.
Ma sta cambiando qualcosa in tema di tecnologie utilizzate? Recentemente – sottolinea ancora il rapporto – la realtà virtuale sta lasciando spazio alla realtà aumentata, una tecnologia che utilizza contesti reali aggiungendovi in tempo reale elementi virtuali. Quest’ultima non solo consente di vivere qualcosa che non è fruibile nel corso della tradizionale visita in cantina, ma arricchisce la realtà con informazioni “manipolate” e convogliate attraverso semplici dispositivi elettronici e garantendo così un’esperienza a tutto tondo.

I musei
Non sono da meno i musei, dove le singole innovazioni tecnologiche, come realtà virtuale e aumentata, schermi multi-touch, video a 360°, ologrammi, vengono utilizzate contemporaneamente per implementare l’esperienza di visita. Per esempio la Cité du Vin di Bordeaux illustra la cultura del vino nel mondo attraverso un percorso permanente che è un concentrato di tecnologie multimediali.
In Italia si può citare il Museo Lavazza: grazie all’utilizzo di una tazzina multimediale, il visitatore può attivare installazioni, approfondire la conoscenza del caffè e dell’azienda attraverso materiali digitali, e raccogliere informazioni e ricordi.
Anche l’Heineken Experience in Olanda offre al visitatore la possibilità di vivere esperienze sensoriali che culminano quando il visitatore viene scosso, spruzzato con acqua ed esposto al calore come accade a una pinta della birra olandese.

Il personal sommelier
Anche le chatbot sono entrate nel mondo del turismo enogastronomico: The Wine Pairer, ad esempio, è un personal sommelier che raccomanda il giusto abbinamento del vino con la pietanza che si mangia, argomentandone le ragioni; Franco è invece l’assistente virtuale della cantina Colli della Murgia in Puglia che risponde a domande sulle produzioni vitivinicole, sull’azienda e sul territorio. Un’altra case history nostrana citata dal Rapporto sull’innovazione tecnologica nel turismo enogastronomico è quella del Mavv- Museo dell’arte, del vino e della vite di Reggia dei Portici che, attraverso una serie di videogiochi, permette di simulare le fasi della vinificazione: partendo dalla raccolta dell’uva fino all’affinamento consente di capire quali fattori determinano la qualità di un prodotto, un sommelier “virtuale” al termine giudica l’operato.

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