Ci siamo lasciati prima delle vacanze con dei pensieri cupi e riprendiamo con uno spirito non propriamente allegro.
Parlavo con un commercialista e mi diceva di non seguire per niente lo svolgimento del dibattito attorno alla manovra, perché il tutto è così confuso e contraddittorio che non ha senso dare valore alle varie ipotesi; si resta in attesa delle evidenze.
A nessuno, a meno che non sia masochista, piace fare sacrifici, ma qui siamo ai sacrifici senza certezze e questo è ciò che rende difficile accettare l’attuale realtà.
La manovra prospettata sembra non piacere a nessuno e meno che mai ai mercati; ne è riprova la rovinosa situazione di borsa. Giuseppe Pennisi, in un articolo pubblicato nella newsletter di Società Libera dal titolo «Manovra. Ecco perché il dl viene bocciato dai mercati», sintetizza bene la situazione, affermando tra l’altro: «Prima di poter esprimere un parere analitico sulla manovra economica appena varata dal governo, e tra breve all’esame del parlamento, occorrerebbe conoscere i dettagli dei dispositivi. Tuttavia, sulla base di quanto sinora comunicato, sotto il profilo strettamente economico la manovra appare strabica.
Da un lato, infatti, colpisce principalmente, ove non esclusivamente, le categorie a reddito fisso, se non altro perché sono le più facili da tassare. Le misure adottate non potranno non suscitare proteste e anche ricorsi giudiziari (difficile, per esempio, pensare l’utilizzazione della tredicesima degli statali come se fosse un premio di produzione e non una parte integrale dello stipendio contrattuale di base).
Da un altro, ed è questo l’aspetto più preoccupante, non solamente non ha misure che possono contribuire allo sviluppo, ma può aggravare le tendenze recessionistiche già presenti in gran parte delle economie europee e, soprattutto, nell’economia italiana.
È su questo punto che occorre porre l’accento. La stessa Banca d’Italia, in un’analisi pubblicata in tempi non sospetti (nel 1999) del percorso seguito per entrare nella moneta unica, ha sottolineato come un riassetto fiscale effettuato quasi esclusivamente dal lato delle entrate avrebbe rallentato l’economia se non ci fossero state misure per aumentare produttività e competitività».
Passando dal generale al particolare le cose non cambiano. A Venezia è appena stata introdotta la tassa di soggiorno e coniato uno slogan che, grosso modo, ringrazia i visitatori che contribuiscono alla salvaguardia della città lagunare.
Diciamo piuttosto che contribuisce al benessere dei cittadini veneziani, che vedono i turisti tassati (e tartassati) per entrare nelle chiese (anche se aperte al culto) o per pagare i mezzi pubblici quasi cinque volte più dei residenti, i quali, tra l’altro, hanno delle corse dei vaporetti a loro uso esclusivo. Uno studio ha dimostrato che se a Venezia venisse meno il turismo, per i residenti si aprirebbe una prospettiva di vita sociale pari a quella di tanti paesini sperduti dell’Appennino; ma questo non conta: che fastidio i turisti che ingombrano le calli e trasformano la città in un Luna park; dimenticando che i servizi di cattivo gusto del Luna park li forniscono, arricchendosi, i veneziani…
Va bene: il tempo tiene e questo permette di prolungare le stagioni; guardiamo le cose con ottimismo e tiriamoci su le maniche: l’inverno è lungo e freddo.
Tra manovra, bel tempo e Luna park
Di Antonio Caneva, 26 Agosto 2011
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