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Una “city tax” al posto della tassa di soggiorno

La proposta, avanzata da Federalberghi nel corso dell'audizione in Commissione Finanze al Senato, prevede la trasformazione dell'imposta in una tassa derivante dal gettito IVA di tutte le attività turistiche della destinazione in modo che non sia più a carico solamente di chi soggiorna in hotel

La proposta, avanzata da Federalberghi nel corso dell'audizione in Commissione Finanze al Senato, prevede la

Di Job in Tourism, 17 Gennaio 2024

Sostituire la tassa di soggiorno con una “city tax” pari a una quota del gettito IVA prodotto non solamente dagli alberghi, ma da tutte le attività turistiche della destinazione. Obiettivo: rendere l’imposta più equa e trasparente. È la proposta avanzata nei giorni scorsi da Federalberghi nel corso di un’audizione presso la Commissione Finanze del Senato.

La “city tax”

“La decisione di individuare l’esercizio ricettivo come unico punto di prelievo nei confronti dei turisti è profondamente iniqua”, ha detto nel corso del’audizione il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara. “Perché in questo modo l’imposta di soggiorno non è pagata dagli escursionisti, che invadono le città senza pernottare, né da coloro che pernottano in alloggi semiclandestini. Perché chi soggiorna nelle strutture ricettive già concorre in misura cospicua al pagamento delle imposte locali, in primis la TARI. Perché oggi il prelievo grava su una sola delle attività che traggono beneficio dai flussi turistici. Proponiamo pertanto – ha evidenziato  – di sostituire la tassa di soggiorno assegnando ai Comuni una quota del gettito IVA prodotto da tutte le attività turistiche ovvero istituendo una city tax”.

Nucara ha poi espresso il sostegno di Federalberghi alla proposta di istituire una regolamentazione quadro che disciplini in maniera uniforme l’imposta di soggiorno su tutto il territorio nazionale e ha formulato un insieme di indicazioni sui contenuti che dovrebbe assumere tale regolamentazione.

I principi dell’imposta

Secondo Federalberghi, i principi cardine del processo di revisione, dovrebbero essere “la trasparenza (ogni Comune deve dar conto di quanto incassa, di come spende tali risorse e dei risultati delle misure adottate), la neutralità (l’imposta deve essere applicata in tutti gli alloggi turistici, dal grande albergo al piccolo appartamento), la ragionevolezza (confermando il tetto massimo di cinque euro per persona, che già oggi costituisce una sovrattassa cospicua, mediamente pari a circa l’8% del prezzo) e il coinvolgimento (le decisioni concernenti l’istituzione della tassa e la destinazione del gettito devono essere prese con la partecipazione degli operatori)”.

L’uso del gettito

C’è, poi, la questione – dibattuta sin dall’inizio dell’introduzione della tassa di soggiorno – di come viene usato il gettito derivante dall’imposta. “La legge prevede che l’imposta debba finanziare interventi a sostegno delle strutture ricettive, ma questa previsione è inapplicata dai Comuni”, ha evidenziato Nucara chiedendo che “il nuovo regolamento nazionale sia accompagnato da una misura stabile, che finanzi la riqualificazione delle strutture ricettive destinandovi un’aliquota del gettito dell’imposta di soggiorno”.

Il direttore generale di Federalberghi si è, infine, soffermato sulla semplificazione delle procedure (alle imprese non devono essere richiesti documenti e informazioni già in possesso delle amministrazioni) e sull’onerosità della riscossione (è necessario rimborsare gli oneri sostenuti dalle strutture, quali le commissioni che restano a carico dell’albergo quando il cliente paga l’imposta con carta di credito).

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