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Tassa di soggiorno e lotta all’abusivismo: l’asse Federalberghi – Mipaaft

Di Beatrice Penzo, 24 Maggio 2019

“Istituire al più presto un codice identificativo nazionale obbligatorio per i cosiddetti affitti brevi”. È stato questo, il tema di Airbnb & co, della loro regolamentazione e delle discussioni intorno alla riscossione della tassa di soggiorno, uno degli argomenti che hanno tenuto banco durante la 69sima assemblea di Federalberghi a Capri che ha visto anche la partecipazione del ministro delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo Gian Marco Centinaio. E il presidente, Bernabò Bocca, è tornato a chiederlo anche in sede istituzionale, davanti alla Commissione X della Camera dei deputati, sulla proposta di legge C. 1698, recante Delega al Governo in materia di turismo.
Dagli albergatori arriva anche la richiesta dell’istituzione di “un registro pubblico, accessibile ai consumatori e agli organi di controllo, che consenta di identificare univocamente tanto l’ubicazione e le caratteristiche degli alloggi ai quali viene assegnato il codice, quanto le generalità del locatore.”
Secondo Bocca, “è necessario stabilire quando l’attività ricettiva può essere considerata occasionale”. Il presidente di Federalberghi ha citato alcuni esempi internazionali, emersi nel corso della conferenza mondiale ReformBnb tenutasi a Barcellona: “Ad Amsterdam è stato fissato un limite di 30 giorni, a Valencia di 45, a Dublino e Ginevra di 60, ad Atene, Londra e Berlino di 90, a Parigi di 120. Tutti hanno preso coscienza del problema, ma solo in Italia regna l’anarchia, con pesanti ricadute che danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. È bene chiarire che se si oltrepassano le soglie previste da ciascun paese non scatta alcun divieto di svolgere l’attività, ma unicamente l’obbligo di esercitarla nel rispetto delle regole previste per le imprese turistico ricettive”.
Sulla lotta all’abusivismo si è concentrato anche il ministro Centinaio durante l’assemblea di Capri. “Non si può pensare di ragionare sul turismo, su progetti, su come promuovere il Sistema Italia e ritrovarsi con alberghi che rispettano le leggi e le regole, e poi tutto il resto del mercato invece fa quello che vuole. Proprio per questo stiamo lavorando sul codice identificativo per le strutture ricettive che confidiamo di avere al più presto. Uno strumento che potrebbe contribuire a far emergere il sommerso potrebbe essere la tassa di soggiorno. Personalmente sono sempre stato contrario e sarei per cancellarla. La situazione va a mio avviso rivista completamente. Andrebbe infatti introdotto nello “scopo” anche un metodo di rilevazione che, unitamente al monitoraggio dei flussi attraverso un sistema di data intelligence turistico più ampio, consenta di contribuire in maniera fattiva all’emersione dell’illegale e al contrasto dell’abusivismo. Dobbiamo ragionare con i Comuni e le Regioni, per delimitare in maniera chiara lo scopo”.
Anche nel corso dell’audizione, inoltre, Bocca ha ribadito le richieste del settore per quanto riguarda la classificazione alberghiera, chiedendo che “la legge delega consenta espressamente agli alberghi italiani di utilizzare il sistema Hotelstars Union su base volontaria, in aggiunta al sistema pubblico”.
Il sistema HSU è attualmente adottato in 17 paesi europei, tra cui la Germania, l’Austria e quasi tutto il nord Europa, abituati a “leggere” il mercato turistico parlando il linguaggio della classificazione unica. E ogni anno negli alberghi italiani si registrano più di 60 milioni di presenze di turisti provenienti da questi Paesi.
“Star fuori dal sistema HSU – ha detto Bocca – equivale a star fuori dall’euro o a reintrodurre il controllo passaporti alle frontiere interne all’Unione. Giorno dopo giorno, ci facciamo del male, erigendo una barriera che ostacola l’arrivo dei turisti stranieri”.

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