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Talvolta basta un (ottimo) raviolo

Di Antonio Caneva, 27 Ottobre 2016

La discesa, e poi il lago. Si arriva da Como, lungo una strada stretta che sovrasta il lago, attraversando agglomerati che consentono allo sguardo di spaziare su squarci di panorama tranquillo e affascinante; piccole vele che si muovono, la sponda opposta coperta di brillante vegetazione. Casta Diva lo si scopre così, un gioiello incastonato nel Lario.
Andra Luri, il G.M., mi aspetta. Questo posto mi piace, e ora ho l’opportunità di vedere anche la nuova veranda del ristorante, che consente di godere delle bellezze circostanti, anche in caso di maltempo.
Saluto lo chef, Massimiliano Mandozzi, il marchigiano che da breve ha preso il comando della cucina, e ci avventuriamo su ragionamenti sulla ristorazione, che io preferisco quando, per far capire cosa si mangia, non ha bisogno di tante spiegazioni.
Ordiniamo e, in attesa, il maitre arriva con un piatto fondo, bianco, in cui, al centro, c’è un tortello (un grosso raviolo) mandato dallo chef. Nel servirlo, ci segnala che la cucina si raccomanda di mangiarlo in un solo boccone, mentre elenca gli ingredienti principali: pasta fatta in casa con il ripieno di pecorino di fossa, crema di mandorle amare, polpa di ricci di mare e erbette di campo selvatiche, abbondante pepe nero schiacciato.
Sono perplesso nel dover consumare il tutto in una sola volta. Circospetto, intanto, mi godo i colori che lo compongono, il verde, il giallo, il bianco, il rosso; un riuscito quadro cromatico.
Mai consiglio gastronomico è stato più apprezzato, un insieme di sapori che riescono a fondersi, pur rimanendo distinguibili tra loro. Sicuramente non si sarebbe raggiunto lo stesso risultato se il tortello fosse stato diviso, senza poter sprigionare la completezza di sapori, sviluppati dalla perfezione e amalgama dei componenti.
Entra una persona che conosco e mi alzo per salutarla; brevi frasi di circostanza e dopo qualche minuto mi siedo nuovamente. Miracolo, il sapore è ancora vivo, riempie il palato.
Il pranzo prosegue, ottimo, ma resta il rimpianto di non aver dato compagnia a quel solitario tortello.
Si dice che non si invecchi a tavola, ma le ore passano comunque, e bisogna riprendere la via dell’ufficio. Però, si può sempre tornare, ed è ciò che dovrebbero augurarsi i ristoratori: che i loro ospiti lascino il ristorante con rimpianto e il ritornarci, sia messo tra le cose cui si tende con maggior desiderio.

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