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Storie (positive) di un’estate italiana

Dai borghi ai rifugi passando per la Romagna e gli hotel family friendly: il racconto dell'estate italiana che "funziona" grazie a chi la fa

Dai borghi ai rifugi passando per la Romagna e gli hotel family friendly: il racconto dell'estate italiana ch

Di Job in Tourism, 5 Settembre 2023

Come abbiamo avuto modo di raccontare anche nei giorni scorsi, l’estate che sta per concludersi è stata segnata da non pochi elementi di criticità, dal caro-prezzi alle emergenze climatiche fino al calo dei flussi turistici domestici, che ha disatteso le aspettative degli operatori per quella che doveva essere una stagione record e non lo è stata. Eppure – non dobbiamo dimenticarlo – l’Italia continua a essere una delle principali destinazioni globali – la seconda in Europa, secondo il Ministero del Turismo. E tra i fattori che principalmente contribuiscono a quel senso di ospitalità tutto italiano che fa gran parte del successo del nostro Paese all’estero, e non solo, ci sono proprio l’accoglienza e la professionalità di chi in Italia il turismo lo fa.

È per questo che, dopo aver raccontato tutto ciò che è non è andato proprio benissimo durante la stagione che sta per concludersi, abbiamo voluto raccogliere alcuni esempi – tratti dalle nostre di vacanze – di quando le cose, invece, funzionano bene.

“I romagnoli ci sanno fare”

Quante volte abbiamo sentito (o detto) questa frase? Come ogni modo di dire, nasconde un fondo di verità: vai in Riviera, e ti senti a casa. Accolto e coccolato, diventi un “ospite”, nell’accezione più vera del termine. E pazienza se il mare è sì, pulito ma non cristallino, in Romagna trovi tutto il resto, sorrisi compresi (anche questa, una frase detta e ascoltata più volte). Poi, vai nel cuore della Romagna – quella del turismo delle famiglie, a Viserbella, poche settimane dopo la terribile alluvione che ha colpito la zona lo scorso maggio – e ad accoglierti nella tipica pensione a gestione familiare è una coppia di giovani albergatori albanesi. In Italia da più di vent’anni, hanno fatto qui stagioni su stagioni, nei ristoranti e negli hotel, in sala, in cucina, nelle camere. Poi, la decisione: prendere in gestione una piccola pensione storica della zona. Questa è stata la loro seconda stagione e sì, ci sanno fare: sempre presenti, pronti ad accogliere ogni richiesta (persino quella di un cambio di materasso un po’ scomodo), gentili e attenti ad ascoltare ogni osservazione perché – dicono – “si può sempre migliorare”. Rigorosi con i collaboratori su pulizia delle camere e cucina perché, si sa, gli italiani su questi aspetti non transigono. E, allora, a meno che non si voglia pensare che in Romagna sia l’aria di mare a fare buoni gli albergatori, non rimane che constatare che la buona ospitalità è anche una tradizione che si può imparare facendola propria. E che, a volte, anche due stelle ben gestite possono bastare a farti sentire davvero in vacanza.

Se non c’è il wi-fi

Tra le polemiche estive, abbiamo intercettato quelle di alcuni turisti che lamentavano un servizio al di sotto delle aspettative in alcuni rifugi in montagna. Qualche esempio? Niente wi-fi e poca scelta sul cibo. E se, il plus dell’accoglienza a 2mila metri e oltre fosse proprio quello? In un rifugio ci siamo stati anche noi quest’estate, il telefono prendeva pochissimo, il wi-fi andava a singhiozzo e forse sulla colazione si poteva fare qualcosina di più, ma il silenzio del mattino presto con la vallata sotto di noi avvolta nella nebbia ce lo ricorderemo a lungo insieme al gusto dei pizzoccheri della sera e al sorriso di chi la sa lunga del signor Nicola, ottanta anni, sessanta dei quali trascorsi su quella cima. Chi la frequenta abitualmente lo sa che è l’essenzialità che fa della montagna il luogo della “vacanza” etimologicamente intesa – il luogo “vuoto, privo di cose” e che, forse, proprio per questo ritempra. La speranza è che la rincorsa a rendere “esperienza turistica” ogni cosa – e dunque standardizzata e fruibile secondo gli stessi criteri ovunque – non faccia smarrire questa consapevolezza: in quota, anche senza rete, si può stare benissimo. Provare per credere.

E poi ci sono i borghi

Le statistiche dicono che sono le destinazioni la cui attrattività oggi cresce di più. Gli italiani continuano ad andare in vacanza prevalentemente al mare, ma gli stranieri li cercano, li scoprono, li amano: i borghi italiani stanno vivendo un momento d’oro. E – al netto del rischio omologazione che, come per la montagna vale purtroppo anche per molti di loro – se lo meritano. È qui quest’estate abbiamo trovato molta dell’estate italiana più genuina: le feste di paese e le cene solidali (con mazurche e balli di gruppo annessi) per raccogliere fondi per la cause più disparate, le associazioni di sbandieratori e le pro-loco piene anche di giovani, le casette del book crossing curatissime e i micro-musei di storia ed etnografia locali gestiti con la buona volontà e il tempo libero messi a disposizione dei turisti, gli artigiani e le trattorie a prezzi giusti (sì, esistono). Spesso dal cuore delle grandi città ci si dimentica che l’Italia è anche e soprattutto questo. E non è un caso che gli stranieri l’apprezzino tanto.

Family friendly? È facile (se sai farlo con le persone giuste)

Le famiglie sono il target d’oro delle vacanze estive. Ma cosa significa offrire un’ospitalità family-friendly? Per rispondere alla domanda si potrebbe scrivere un lungo trattato e non mancano, ogni anno, report e analisi che cercano di intercettare come stiano cambiando i bisogni delle famiglie per aiutare gli albergatori a indirizzare meglio il prodotto. Certamente, la formula magica non esiste e i fattori che concorrono alla creazione di una proposta “su misura” sono svariati e vanno dalla location ai servizi dedicati fino all’offerta gastronomica. Un aspetto che abbiamo notato noi durante un soggiorno in un family hotel trentino ha a che fare con il personale, con la preparazione e l’attenzione verso i bisogni dei più piccoli certamente, ma anche con la capacità di fare squadra e con l’intesa che può crearsi, anche all’interno di un staff stagionale. Il cosiddetto “clima aziendale” negli hotel è qualcosa che inevitabilmente si riflette sull’esperienza degli ospiti. E se questi sono per oltre la metà uno squadrone di bambini under 10 può fare davvero la differenza.

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