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Sogno di una notte di mezzo inverno

Chi valuta i valutatori? Se lo domanda Dennis Zambon in un'ironica e divertente riflessione sul valore delle certificazioni

Chi valuta i valutatori? Se lo domanda Dennis Zambon in un'ironica e divertente riflessione sul valore delle

Di Dennis Zambon, 25 Gennaio 2018

La sedia era particolarmente scomoda e la stanza piuttosto squallida, disadorna. Anche l’aria era pesante: l’ultima volta che avevano arieggiato doveva essere stato parecchio tempo fa. Davanti a lui, quattro tipi: due uomini e due donne, tutti poco più che trentenni, un po’ bizzarri, con l’aria maldisposta e supponente di chi ha una laurea importante e qualche master all’estero. A loro dire, tutti appartenenti alla famosa società internazionale di certificazione, chiaramente millennials e business travellers. Sul tavolo, qualche foglio per appunti e alcune biro con il logo di svariati alberghi.
La conversazione (o meglio, il contraddittorio) procedeva affannosamente da tempo immemorabile. «Non può certo avere la certificazione!», disse il tizio con barba up-to-date. Lui, ancora pacatamente: «Abbia pazienza. Come ho detto, ho diretto alberghi, grandi alberghi, per più di vent’anni». «Sì, ma ora è in pensione e non sta dirigendo un bel nulla». «Ma che c’entra. Un riconoscimento alla carriera. Il primo albergo (188 camere) l’ho diretto che manco avevo quarant’anni, a Venezia. E avevo pure l’albergo di Vicenza e quello di Trieste. E dopo un paio d’anni, m’hanno dato un albergo a Milano di 462 camere: il più grande della città. Con l’aggiunta di un 200 e passa camere ad Assago e 100, cento camere precise, a Torino».
«Quello di Torino non fa testo: con cento camere precise si fa presto a calcolare la percentuale di occupazione. Non serve certo un direttore certificato, per questo», disse la certificatrice bionda, guardando gli altri che sghignazzavano. Lui continuò: «E con me, il mio 462 camere è stato anche premiato. Hotel of the year 1994. E la più prestigiosa catena al mondo mi ha corteggiato per mesi per darmi il suo 320 camere di Milano, da rimettere in sesto. Cosa che ho puntualmente fatto, prendendomi un premio Excellent 2001 e un Professionista dell’anno 2004. Il tutto con la presidenza degli alberghi di catena milanesi sul groppone».
«Non insista. Facendo il presidente dell’associazione, di certo aveva qualcun altro che le mandava avanti l’hotel. Ci dispiace ma è in pensione e non siamo qui a certificare ex-direttori pensionati e con improbabili, parziali direzioni alle spalle. Un po’ di rispetto!», disse sempre il barbuto, mentre gli altri tre sbuffavano. E proseguì: «Vedo che, leggo qui nel suo cv europeo, dopo il 320 camere prestigioso, si è preso un malloppo di alberghi: 420 camere qua, 218 là, 300 e passa da quell’altra parte e così via… E mica faceva il direttore. Al massimo il direttore dei direttori. Quindi anche questo non vale per la certificazione».
«Non vale manco questo? Con alberghi in costruzione, da aprire e avviare, e alberghi da riorganizzare con terziarizzazioni, appalti, cessioni di rami d’azienda?». Tutti e quattro balzarono sulla sedia e sbiancarono in volto. La brunetta, che finora si era disinteressata della cosa, strillò: «Terziarizzazioni? Appalti? Cessioni di rami d’azienda? Sarà mica un direttore uno che, al massimo, dirige una decina di dipendenti e c’ha pulizie, riassetto camere e ristorazione, tutto gestito da altri?».
Ormai Lui stava collassando ma trovò il fiato per un’ultima supplica: «Chiedo scusa, ma più di quarant’anni con le migliori compagnie, i più grandi alberghi, le battaglie con i sindacati. Ho fatto anche il lavapiatti, quando c’era sciopero, pulito camere… Tutto questo non basta per avere la vostra certificazione?». Il barbuto stava perdendo la pazienza e si capiva che era arrivato al capolinea: «No! Non basta. Lei è in pensione, non dirige nessun albergo e, in più, ci risulta che a suo tempo dette anche le dimissioni dall’Ada e dall’Ehma. La certificazione se la sogna!»,
Proprio in quel momento, Lui si svegliò, sudato fradicio, balzando a sedere e ansimando. Dopo qualche minuto, si riprese. Era in pensione, aveva una certa età: doveva cenare più leggero. E poi, leggere tutti quei Google Alert con i comunicati stampa sui direttori d’albergo prima di dormire: mai più! Cena leggera e basta Google Alert!

Dennis Zambon è responsabile Jit Hospitality: la divisione consulenza di Job in Tourism

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