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Sensibilità per il proprio prossimo

Di Antonio Caneva, 22 Novembre 2002

Leggo che tre delle maggiori compagnie aeree americane hanno aderito al programma della ONDCP (White House Office of National Drug Control Policy ) per una campagna di sensibilizzazione, verso i genitori, contro l’uso della droga da parte dei ragazzi e che lanceranno messaggi, a bordo degli aerei, come parte dell’intrattenimento video. Iniziativa meritoria, che però mi riporta alla mente un’episodio lontano. Nell’albergo di cui ero proprietario avevamo una serie di gruppi americani che soggiornavano due notti e la seconda sera veniva fatto, da un chitarrista, un concertino infarcito di Arrivederci Roma, Volare e quant’altro era, per gli americani, rappresentativo dell’Italia. Il chitarrista, un giovane, aveva nel repertorio anche “C’era un ragazzo” che nel finale, come tutti sappiamo, ricorda la fine di un ragazzo nel Vietnam. Io non ero sempre presente ai concertini, comunque gli avevo proibito di suonare questo pezzo, che pur era apprezzato dai clienti. Un mattino, arrivando in ufficio, mi hanno raccontato di una scena straziante avvenuta la sera prima: una signora, il cui figlio era stato ucciso nella guerra vietnamita, nel sentire quella canzone, che era stata suonata, aveva avuto una crisi di disperazione ed erano state necessarie le cure dei sanitari. Ora, quante delle persone che viaggeranno negli aerei avranno dei figli, nipoti, amici soggetti a dipendenza e come faranno a liberarsi, in un ambiente circoscritto come una cabina aerea, da quello che, nel ricordo, potrebbe trasformarsi in un incubo? Una azione positiva potrebbe trasformarsi in una crudeltà.

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