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Saper gestire le complessità

Di Floriana Lipparini, 18 Maggio 2007

«La nostra missione è fornire lavoratori temporanei alle aziende nel minor tempo possibile, rispondendo all’esigenze specifiche delle aziende clienti in termini di profilo e capacità lavorativa. Il nostro obiettivo è garantire alle aziende uno strumento di flessibilità del lavoro legale, efficiente e qualitativamente valido. Allo stesso tempo vogliamo offrire a tutti coloro che sono in cerca di una occupazione, un’opportunità per entrare o reinserirsi nel mondo del lavoro, cogliendo tutte le occasioni offerte dal mercato»: questa è la carta d’identità di Ergon Line, una società di lavoro temporaneo del Gruppo Eurolabour, nata nel 1998. Specializzata nei settori aeronautico, spaziale, elettronico, metalmeccanico, cantieristico e informatico, si è ora inserita anche nel settore alberghiero, che il presidente di Ergon Line, Maurizio Gamberini, guarda con particolare interesse.
«Sono entrato in Ergon Line all’inizio del 2006 e da allora ho messo a punto una particolare strategia per affiancare le aziende operanti in questo settore, superando con grande cautela un ostacolo culturale derivante da una certa diffidenza delle strutture alberghiere 4 e 5 stelle nei confronti delle Agenzie per il lavoro», spiega Gamberini. «Il ricorso all’outsourcing funziona fino a un determinato livello, ma oltre le tre stelle va garantita la qualità e la professionalità del servizio. Allora occorre specializzarsi, proporre persone esperte, adatte alle esigenze, alle differenze, ai plus… L’importante è non sbagliare il primo approccio, presentandosi come società bravissime a trovare velocemente le persone affidabili sul mercato, cosa che ci fa guardar male dai manager degli hotel. Quello che facciamo noi, invece, è proporci come gestori delle attività delle figure extra, in grado di risolverne le complessità gestionali. Così si riesce a instaurare un rapporto di fiducia».
Nato nel 1962 a Seregno, laureato in Economia e Commercio all’Università di Bologna, master in business administration presso l’Erasmus University di Rotterdam, Gamberini ha coperto ruoli manageriali all’interno della divisione Personal Computer di Ibm fino a divenire, nel 1998, direttore marketing per l’Italia, la Grecia Israele e Turchia. Passato al settore dei servizi per le risorse umane, ha avuto incarichi di responsabilità nella multinazionale norvegese Stepstone, e nella Start lavoro temporaneo, controllata dalla multinazionale olandese United Services Group.
Nel 2003 è stato nominato vicepresidente con delega per i rapporti internazionali di Confinterim, Associazione delle agenzie per il lavoro italiane, nel corso del 2005 è stato consigliere di amministrazione di Ebitemp, Ente bilaterale per il lavoro temporaneo. Attualmente è consigliere della Holding Eurolabour, di cui fa appunto parte Ergon Line, che presiede.
Passare dall’informatica alle risorse umane non è un percorso molto frequente, e incuriosisce saperne le ragioni. «Ho sempre lavorato per multinazionali, in ruoli manageriali. Dopo 15 anni nell’informatica, avevo solo 38 anni e ho iniziato a pensare ai problemi della pensione. Il settore dell’informatica fino ad allora era stato un potente traino per chiunque volesse fare carriera, ma a quel punto ho visto che era iniziata la discesa. Io sono un uomo di marketing, penso come vendere i prodotti… Un grafico sulla curva demografica italiana ha avuto su di me un impatto fondamentale: i lavoratori saranno sempre di meno. Chi pagherà le pensioni? Ho capito che le risorse umane sono il prodotto carente, quindi rappresentano il business da sviluppare, e oggi penso che la scelta sia stata lungimirante. Il settore è bellissimo, mi sento bene quando a fine giornata so che non ho venduto computer ma ho trovato lavoro a persone in carne ed ossa», racconta il presidente di Ergon Line.
Pensando alla scarsità di lavoro per i giovani, e al problema della precarietà, è inevitabile chiedergli se davvero attraverso le Agenzie per il lavoro si trovino impieghi dotati di qualche tutela.
«Attenzione, flessibilità non significa precarietà», risponde. «I contratti sono temporanei ma nel periodo stabilito garantiscono tutti i diritti e le tutele, capita anche che alla fine si venga assunti a tempo indeterminato. Certo, occorre fare un salto di qualità anche nella formazione. Ci sono fondi che possiamo usare a questo scopo, di solito io preferisco organizzare training mirati, su richiesta delle aziende che affianchiamo nella ricerca di personale. In questo modo so che una buona metà degli iscritti, dopo il training, avrà il posto assicurato».

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