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Ryder Cup, la chance del golf per gli hotel italiani

A pochi giorni dall’inizio dell’attesissima competizione sportiva che si terrà nella Capitale, il punto sull’offerta ricettiva italiana legata al turismo golfistico, un segmento dalle grandi potenzialità di sviluppo

A pochi giorni dall’inizio dell’attesissima competizione sportiva che si terrà nella Capitale, il punto

Di Silvia De Bernardin, 21 Settembre 2023

È uno degli eventi sportivi più attesi del 2023: la Ryder Cup si terrà a Roma, presso il Marco Simone Golf & Country Club, nei prossimi giorni, dal 29 settembre al 1° ottobre e accenderà i riflettori in Italia su uno degli sport più amati al mondo (anche se meno praticati nel nostro Paese), il golf. Una manifestazione di portata globale, se si considera che la competizione – gara storica che vede contrapposta la squadra di golf americana a quella europea – è il terzo evento sportivo più visto al mondo in tv dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Sarà solamente la terza volta, dal 1927, a essere ospitata fuori da Stati Uniti e Gran Bretagna e gli addetti ai lavori sono certi che rappresenti un’occasione unica non solo per dare visibilità al golf in Italia, ma anche per iniziare a costruire anche qui da noi un’offerta turistica ad hoc, come avviene già in Paesi con una tradizione golfistica più radicata, con prospettive interessanti soprattutto in termini di allungamento della stagione turistica e di offerta MICE. A confermarlo sono i numeri che, solamente per quanto riguarda l’Europa, parlano di un target potenziale di 11 milioni di turisti golfisti, il 62% dei quali provenienti dal Nord Europa e dalla Germania, e poi da nuovi mercati emergenti come Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia, Polonia, Ungheria.
Ma cosa cerca questa tipologia di cliente sportivo quando soggiorna in hotel? Le strutture ricettive italiane sono attrezzate per ospitare i turisti golfisti? E di che tipo di preparazione necessita il personale per accoglierli al meglio? Ne abbiamo parlato con Michele Pani, founder e partner di MVP Hospitality & Golf Experience, società di consulenza per il turismo legato al golf, con una lunga esperienza a capo delle direzione generale e commerciale di strutture ricettive luxury e di golf resorts, in questa intervista dal numero di questa settimana del magazine di “Job in Tourism” (che potete leggere qui).

Tra pochi giorni avrà inizio la Ryder Cup. Che occasione rappresenta per il turismo golfistico in Italia e per gli hotel italiani?

La Ryder Cup è il terzo evento televisivo più seguito a livello globale perché il golf è lo sport più praticato al mondo. In Italia siamo un po’ indietro, ma abbiamo un potenziale enorme.

Di che numeri stiamo parlando?

Nel mondo ci sono 80 milioni di golfisti tesserati a una Federazione Nazionale – questo significa che a giocare a golf sono almeno 10 milioni di golfisti in più, soprattutto nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Giappone, tutti Paesi che hanno molti campi pubblici nei quali si può giocare senza bisogno di essere federati, possibilità di fatto assente in Italia. Di questi 80 milioni, 25 fanno almeno una vacanza di golf all’anno, 20 almeno due, con un soggiorno medio di 4 notti. In Europa il potenziale è di 11 milioni di turisti. Se parliamo di campi, l’Italia non ha certamente l’offerta di altri Paesi del Sud Europa, come Spagna, Portogallo, Marocco o anche Grecia, Tunisia e Turchia, che stanno investendo molto su questo segmento. Però ci sono Regioni che hanno caratteristiche che ne fanno delle ottime destinazioni golf, con tutto il valore aggiunto che può offrire l’Italia: la gastronomia, la cultura, l’arte, la moda, lo shopping. La Ryder Cup rappresenta la possibilità di far scoprire al mondo del golf internazionale che l’Italia può essere anche una destinazione golfistica. A Roma sono attesi 350mila spettatori, in tv verrà vista da 1 miliardo di persone: se riusciamo a far passare il messaggio giusto – se vieni a visitare l’Italia, puoi anche giocare a golf – sarà un’occasione importante.

Qual è la situazione dell’offerta ricettiva italiana legata al golf?

Se parliamo di golf resorts, al momento è un offerta un po’ limitata. Ci sono strutture molto belle, con campi da golf fino a 36 buche, ma non sono moltissimi. E poi bisogna considerare che il turista golfista vuole giocare su più campi. Da questo punto di vista, è nel Nord Italia che il potenziale è maggiore: intorno a Milano e Torino c’è un’offerta di campi notevole e anche Veneto ed Emilia Romagna sono Regioni ben coperte.

Quindi potenzialmente si può investire su questo segmento a prescindere dal fatto di essere un golf resort?

Il futuro dell’ospitalità legata al golf non saranno i golf resorts, ma il turismo che ruota intorno a questo sport. Il consiglio che do agli albergatori che vogliono puntare su questo segmento è stringere accordi con i golf club vicini per lavorare insieme su prodotto, promozione e comunicazione, creare pacchetti, offerte e tariffe convenzionate per posizionarsi come struttura golf friendly. Come dicevamo, i turisti golfisti amano giocare su più campi: questo target di clienti si intercetta bene se si dà loro la possibilità di farlo unita alla possibilità di scoprire il territorio.

Cosa cerca un turista golfista in hotel?

Una destinazione con almeno 5 campi vicini e disponibilità di Tee Time, ovvero orari di gioco. Poi sicuramente un breakfast spaziale: si gioca la mattina presto, tendenzialmente saltando il pranzo, per cui la colazione deve essere abbondante e ricca di prodotti energetici e salutari. Avere dei golf simulator con i quali allenarsi aiuta a individuare l’hotel come golf friendly così come offrire agli ospiti un piccolo regalo, ad esempio le palline con il logo dell’hotel, e avere uno shop con prodotti dedicati. Non dimentichiamo che i golfisti stranieri spendono: per il cibo, per il vino, per la birra. L’offerta gastronomia è fondamentale così come avere una buona cantina.

E il personale? Serve una formazione specifica?

Quello del personale è un aspetto importantissimo. Il mio consiglio è inserire nella partnership con i campi da golf anche la formazione del team dell’albergo, organizzare degli educational, portare i collaboratori sui campi da golf perché prendano confidenza con la terminologia e le pratiche, ad esempio per quanto riguarda le modalità di prenotazione dei campi.

Quali sono i vantaggi per una struttura che decide di puntare sul golf?

Sicuramente la destagionalizzazione. Teniamo presente che l’alta stagione per il golf va da novembre a marzo mentre la bassa corrisponde con l’estate, quando gli hotel italiani tendenzialmente non hanno problemi di riempimento. Soprattutto al Centro e Sud-Italia questo vuol dire poter allungare di molto la stagione, in modo particolare per quanto riguarda i golfisti stranieri, che sono quelli ai quali dobbiamo puntare.

A proposito di stranieri, il golf può essere un prodotto utile a intercettare nuovi mercati?

Sicurante. Gli emergenti sono soprattutto quelli dell’Est Europa: turisti golfisti della Repubblica Ceca, che rappresenta il mercato dell’Est più grande, ma anche di Slovenia, Ungheria, Polonia.

E per quanto riguarda il MICE?

Il golf è un prodotto che sul MICE funziona benissimo. È uno sport fatto all’aria aperta, non richiede grande sforzo fisico, è piacevole: perfetto per il team building e gli incentive, che rappresentano un canale su cui puntare in questa fase per favorire la penetrazione del golf nella nostra offerta turistica.

Per approfondire: I numeri del turismo golfistico in Italia
L’Italia conta 363 impianti sportivi di golf dei quali 135 con almeno 18 buche. Il 70% dei campi è situato nel Nord Italia, tra Veneto, Piemonte e Lombardia, il 25% tra Emilia Romagna, Toscana e Lazio mentre il restante 5% si trova al Sud e nelle isole. I golfisti italiani sono circa 90mila: sportivi che, per giocare, viaggiano di frequente nel week-end e vanno spesso all’estero. Circa 200 milioni di euro è il giro d’affari stimato per il turismo golfistico italiano, tra ricettività e campi da golf (dei quali 70 milioni generati solamente in Lombardia).

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