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Rottamare gli alberghi per salvare la cultura dell’ospitalità italiana

Di Antonio Laurenzana, 12 Ottobre 2007

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Antonio Laurenzana, direttore del Golf hotel Punta Ala situato nell’omonima località in provincia di Grosseto. Poche righe in cui l’autore si rivolge al ministro Francesco Rutelli, suggerendo una volutamente provocatoria soluzione all’annoso problema delle disfunzioni del nostro sistema ricettivo.

In una lettera di circa 2 anni fa proposi di trovare dei fondi per il rilancio dell’azienda turistica nazionale. Allora sostenevo che i capitali sarebbero serviti a riqualificare il livello dei servizi offerti dai nostri hotel. La mia proposta prevedeva anche una serie d’incentivi per l’assunzione di personale preparato e motivato. Tuttavia, constatato che fino a oggi non è stato varato nessun provvedimento serio in tal senso, ora chiedo di rottamare direttamente gli alberghi. Prima che partano affrettate crociate contro il sottoscritto, mi spiego meglio: in Italia ci sono centinaia di strutture fatiscenti, ricordo lontano di un’industria un tempo florida. Ora, bloccati dal vincolo alberghiero, questi hotel sono costretti a rimanere chiusi per 20 anni prima di poter cambiare destinazione d’uso. D’altra parte, però, oggi aprire un albergo è un’operazione immobiliare e finanziaria al tempo stesso: quale strategia è perciò necessaria per sviluppare un hotel in grado di ripagare gli ingenti capitali necessari alla sua realizzazione? La soluzione è semplice: costruire nuove strutture funzionali e moderne, in grado di ridare spolvero internazionale alla nostra offerta ricettiva. Alcuni esempi di modelli vincenti da seguire? La Spagna, Cipro, l’Egitto, Dubai. Qualcuno, peraltro, sostiene ancora che la nostra offerta sia di qualità. Mi rivolgo, allora, al ministro Francesco Rutelli, che ha dichiarato come questo argomento gli stia particolarmente a cuore: ha verificato l’efficacia e la coerenza della classificazione alberghiera nazionale? I nostri 4 stelle sono sempre paragonabili alla stessa categoria di hotel presenti nei Paesi nostri competitor internazionali? Purtroppo, in Italia, la classificazione dei 4 stelle è ancora legata a parametri vetusti, come la presenza del frigo bar o del telefono in camera. Standard fermi agli anni ’70, mentre internet, la pay-tv e le più recenti normative antincendio sono realtà di questi ultimi 20 anni. Si arriva persino all’assurdità di trovare ancora camere senza bagno in alberghi 5 stelle (verificare per credere). Perché, allora, non cancellare gli alberghi obsoleti, tanto più in presenza di una domanda in calo? Si potrebbero, forse, liberare risorse per rimodernare le strutture esistenti o per costruire alberghi di qualità superiore. Ciò che ci rendeva unici anni fa era la qualità del servizio e dell’accoglienza, nonché la pulizia delle strutture e la nostra cortesia. Questo era il nostro vero patrimonio alberghiero, quello che ci consentiva di essere la prima destinazione turistica al mondo. Possibile che non si possa sbloccare la situazione odierna? È davvero improbo rinnovare le strutture o costruirne di migliori, più competitive e riqualificate da stelle reali e non fittizie? A scanso di equivoci, tengo a precisare che io sono un operatore del turismo e non un imprenditore immobiliare. Sono convinto, però, che sia necessario demolire i ruderi fatiscenti per poter rinnovare il nostro patrimonio alberghiero, per permettere la costruzione di nuovi hotel moderni ed efficienti e per lasciar fare gli albergatori a coloro che vogliono fare gli albergatori. La nostra professionalità, infatti, non è esportabile: la dolce vita è qui in Italia e il nostro patrimonio culturale e naturale non si può trasferire altrove. La qualità del nostro Paese non si trova, insomma, in altri luoghi, dove magari i prezzi sono più bassi. Come per gli altri prodotti d’eccezione del made in Italy, scarpe, vini e tessuti, non è tanto una questione di quantità ed economicità, ma di qualità ed esclusività. A tal proposito, recentemente ho avuto la possibilità di visitare il famoso 7 stelle di Dubai: sono certo che il servizio offerto non fosse superiore a quello di tanti dei nostri alberghi più blasonati. Ma di una ventina di anni fa.

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