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Risorse umane, l’ultima tendenza è il “quite thriving”

Dopo il "quite quitting", il nuovo trend punta sulla motivazione personale, ma rischia di scaricare sul singolo la risposta a un malessere che è di sistema

Dopo il "quite quitting", il nuovo trend punta sulla motivazione personale, ma rischia di scaricare sul singo

Di Job in Tourism, 14 Marzo 2023

Dopo il quite quitting e il quite hiring, è tempo del quite thriving. Seguendo quella che sembra ormai una bussola impazzita, che fatica a trovare la direzione in uno scenario in costante evoluzione per effetto delle incertezze degli ultimi anni, l’ultimo hashtag nel quale ci si imbatte e che prova a descrivere cosa sta succedendo nel mondo del lavoro è proprio quello del quite thriving. Ovvero, del “prosperare silenziosamente”. Dopo la resa delle armi annunciata nei mesi scorsi con il quite quitting – ovvero, fai il minimo indispensabile per un lavoro che non ti dà più niente – sembra giunta l’ora del riscatto.

Ritrovare l’entusiasmo

Secondo le varie analisi di sociologi e psicologi su questa nuova tendenza, è dunque ancora possibile ritrovare la spinta giusta per affrontare il lavoro, anche se si è stanchi e demotivati. La leva? La motivazione personale: guardando ai lati positivi di ciò che si fa, recuperando entusiasmo, valorizzando le relazioni personali sul posto di lavoro, imparando a darsi dei limiti che permettano di trovare soddisfazione senza arrivare al born out, ecco che si può tornare a “prosperare”, e dunque a stare bene quando si lavora.

Una questione di sistema

È assai probabile che anche quella del quite thriving sia una lettura dello stato delle cose destinata a essere superata nel giro di pochi mesi. Rimane, di questa nuova tendenza diventata virale, un punto interessante sul quale riflettere : se certamente ciascuno di noi può metterci del proprio per ritrovare energia quando la motivazione manca, non si possono eludere le questioni di sistema che hanno portato le persone, dalla pandemia in poi, a rivedere profondamente il proprio rapporto con il lavoro in tutto il mondo occidentale. Ben venga, allora, il quite thriving personale, ma il rischio è che diventi l’ennesimo hashtag motivazionale del tutto inutile a interpretare un malessere di natura assai complessa  la cui responsabilità – e annesse soluzioni – sarebbe forse un errore scaricare unicamente sul singolo.

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