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Ripensare l’ospitalità: come costruire valore a lungo termine

Lo “stakeholder capitalism” sta diventando la nuova parola d’ordine del mondo del business. Ma di cosa si tratta? Quali sono le opportunità e le sfide a esso collegate? E, soprattutto, in che modo è praticabile e può funzionare nell’ospitalità? Ne parliamo nella prima parte di questo approfondimento dall'ultimo numero del nostro magazine

Lo “stakeholder capitalism” sta diventando la nuova parola d’ordine del mondo del business. Ma di cosa

Di Giovanni Angelini, 3 Giugno 2024

Il cosiddetto “capitalismo degli stakeholder” è molto più di un semplice modo di dire in voga nel mondo degli affari. È un cambiamento fondamentale del modo in cui operano le aziende: invece di concentrarsi esclusivamente sulla massimizzazione dei profitti a breve termine per gli azionisti, si enfatizza la creazione di valore a lungo termine per una gamma più ampia di portatori di interessi, che include investitori, dipendenti, clienti, fornitori, comunità, ambiente e autorità di regolamentazione. Tutti stakeholder che diventano centrali per la mission e le strategie dell’azienda.

Stakeholder al centro

È chiaro che gli attuali modelli, guidati invece da obiettivi finanziari annuali definiti per massimizzare i rendimenti degli azionisti – e in cui ROI e dividendi dominano su tutti gli altri parametri – risultano più miopi di un modello ben studiato e implementato, focalizzato sulla creazione di valore a lungo termine per tutti. Anche se il focus a breve termine sui profitti può sembrare allettante, infatti, spesso crea numerose sfide per le aziende. Il passaggio a una cultura centrata sugli stakeholder, invece, cambia tutto. 

Dando priorità al benessere a lungo termine dei collaboratori (ovvero forza lavoro più felice e motivata), dei clienti (più soddisfatti e fedeli) e dei fornitori (attraverso collaborazione e innovazione), le aziende possono sviluppare prodotti competitivi, migliorare il proprio impatto ambientale e sociale e, in ultima analisi, raggiungere una crescita sostenibile e aumentare il proprio market share. In questo modo, l’organizzazione si trova in una posizione di gran lunga più favorevole per prosperare e crescere più rapidamente.

I vantaggi

Anche se entrambi i modelli di business hanno come obiettivo la redditività e la crescita, è dimostrato che le aziende che hanno strategie a lungo termine che danno priorità ai fattori ambientali, sociali e di governance (i cosiddetti fattori ESG) ottengono risultati migliori. Ciò si traduce in una maggiore crescita dei ricavi, costi inferiori, minori ostacoli normativi e maggiore produttività e redditività. Prendersi cura di tutti gli stakeholder non è solo eticamente corretto, è anche un’accorta decisione aziendale che porta a un vantaggio competitivo.

Il prezzo dello shareholder capitalism

Negli ultimi decenni, tuttavia, la maggior parte delle aziende si è concentrata sul cosiddetto shareholder capitalism. Ciò ha generato ricchezza e progresso, ma a un prezzo. In alcuni casi la disuguaglianza è aumentata poiché le aziende hanno dato priorità ai profitti a breve termine rispetto al benessere delle persone. La qualità dei prodotti e dei servizi talvolta ne ha sofferto, mentre l’ambiente e le comunità sono stati trascurati. Gli esempi peggiori riguardano investimenti puramente orientati al profitto, con exit rapide e nessuna attenzione per le persone. O le organizzazioni che, nel trovarsi ad affrontare anche il minimo calo del business, hanno optato subito per il ridimensionamento del personale, dando priorità al taglio dei costi piuttosto che alla promozione di una forza lavoro resiliente e allo sviluppo di opportunità di revenue a lungo termine.

La sostenibilità del business a lungo termine

Ma la domanda chiave è: l’attuale modello focalizzato sulla massimizzazione dei profitti a breve termine è sostenibile nel lungo periodo? Si può rispondere dicendo che la dipendenza da profitti aziendali in costante crescita a favore degli azionisti appare fragile, soprattutto se si tiene a mente il vecchio proverbio cinese Fu bu guo san dai, ovvero “la ricchezza non va oltre le tre generazioni”.

Al contrario, lo stakeholder capitalism offre alle imprese una nuova via da seguire, ma richiede un cambiamento di mentalità. Le aziende sono chiamate a integrare obiettivi lungimiranti e sostenibili al centro delle loro operazioni: visione, mission, valori, politiche e pratiche quotidiane. Serve pensare meno a tattiche a breve termine e più a strategie a lungo termine e a obiettivi basati sul valore, progettati per migliorare sia il prodotto che l’immagine del marchio. Ciò richiede una “pianificazione degli scenari” basata su come si prevede che l’azienda evolverà e su come il processo dovrà essere governato.

I guadagni a breve termine sono sempre ben accetti, è chiaro, ma è la redditività a lungo termine a essere fondamentale. È questa la base per una crescita sostenibile, per la creazione di valore e di un’immagine del brand forte: tutti elementi essenziali perché l’azienda abbia vita lunga. 

(continua)

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