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Ripensare l’economia

Di Gilberto Borzini, 28 Giugno 2002

Nella formazione turistica vi sono alcune materie immutabili e altre soggette a profonde trasformazioni. L’accoglienza, la gestione amministrativa del cliente, il servizio di brigata di sala, il riassetto e il governamento, per esempio, sembrano soggette a cambiamenti molto lenti. La geografia turistica cambia con una certa rapidità, in particolare perché influenzata dai nuovi assetti geopolitici. La materia invece in perenne fermento è quella di pertinenza economica e, sotto questo profilo, sia le scuole tecniche che le università con i diversi diplomi universitari che le caratterizzano, stentano a reggere il passo delle trasformazioni. tanto che, a volte, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a vecchi ragionieri in luogo di freschi neodiplomati o laureati. C’è poco da fare: nel periodo in cui un testo viene pensato, elaborato, scritto, corretto, pubblicato, acquisito, letto, studiato, esaminato e posto in atto il tempo trascorso è di almeno un triennio. Troppo per un sistema economico come quello, vorticoso, in cui ci troviamo ad operare. E’ vero che è necessario e opportuno che chi si specializza in gestione economica d’impresa, così come in area marketing, abbia una chiara idea dell’evoluzione dello scenario, delle caratteristiche evolutive del settore di appartenenza, delle “griglie di convenienza” che via via nel tempo hanno prevalso in questo o quel mercato. Ma è anche vero che un “esperto” che non sappia gestire correttamente politiche di prevendita, di last-minute, di personalizzazione del servizio, di adeguamento tariffario al coefficiente di occupazione alberghiero o vettoriale, di business to consumer, di web communication, di business to business, di trade marketing, di credito al consumo e di gestione finanziaria dei flussi con relative ricadute in ambito di organizzazione delle risorse umane, dicevo: un esperto senza queste caratteristiche è difficilmente collocabile in una moderna e aggressiva impresa turistica. Da quel che vedo, in area marketing, si è ancora fermi alle 4 P kotleriane di derivazione industriale. Concetti come logistica, just-in-time production, proattività e permission sembrano essere ancora avvolti nel mistero. I nuovi canali distributivi, i problemi connessi al “magazzino” che nel turismo c’è eccome (che lo si chiami allottment, monte camere, posti a sedere, vuoto-per-pieno o semplicemente gestione di posti letto disponibili), le tecniche di CRM – che incidono più sull’area amministrativa che su quella commerciale , i nuovi obiettivi strategici che considerano l’Euro come elemento di uniformità di mercato nello scenario continentale e l’ingresso dei paesi dell’est nell’area economica europea come un possibile competitor, sono solo alcuni degli elementi tematici che non vengono quasi mai presi in esame dal nostro sistema formativo che rimane, in larghissima sostanza, teorico. Le imprese, si sa, cercano personale che sappia immediatamente calarsi nella realtà quotidiana. per questo apprezzano lo stage, possibilmente ripetuto, prima di acquisire in organico una risorsa nuova. Ma lo stage, a sua volta, per molti studenti rappresenta un’area di “sfruttamento percepito”. Che fare, allora ? Una risposta potrebbe essere quella di sviluppare il percorso formativo di un candidato unitamente e parallelamente alle esigenze dell’impresa. Un’impresa “tutor” dello studente, che orienti il suo percorso di studi coerentemente con le proprie attese. Un’impresa “tutor” che acquisisca in part-time lo studente così da operare i percorsi in parallelo, di studio e di lavoro. Un altro modello è rappresentato dall’inversione. Lo studente in primis lavora e studia in part-time (il che servirebbe a togliere quell’alea di maestosità data da un pezzo di carta che certifica solo il completamento di un ciclo di studi e non un’intelligenza particolare). Terza soluzione: aggiornamenti continui con una massiccia presenza di professionisti operativi e presentazioni di case histories (anche di quelle andate male: servono più di quelle andate bene). Magari in video-conferenza, così da non distogliere il professionista dalle sue incombenze. A volte, tra i banchi, si ha l’impressione che gli studenti vivano su un pianeta di irrealtà e non vedano – non sappiano o non vogliano vedere – i meccanismi economici che governano anche le loro scelte. Nel turismo c’è bisogno di un nuovo management capace di inventiva, di consistente creatività applicata ai modelli economici. Insegnare ancora i modelli di Adam Smith potrebbe essere disastroso

Gilberto Borzini è nato a Milano dove ha conseguito la laurea in filosofia all’Università statale. Notevole la sua attività nel settore del turismo; relatore a numerosi convegni , tra cui ricordiamo le “Giornate di geografia del turismo” Università del Piemonte Orientale, Novara; High Summit United Nations, Anno internazionale della Montagna, Milano. Docente a contratto “marketing del territorio” – Università di Bergamo, facoltà di economia, e “marketing del turismo” – Università di Torino, facoltà di economia. Rappresentante italiano del progetto GSSD (Global System for Sustainable Development) del M.I.T. di Boston ha pubblicato, tra l’altro, Web marketing per servizi turistici, Franco Angeli; Leisure & Buusiness Travel: modelli innovativi di distribuzione, Franco Angeli; Il direttore tecnico di Agenzia di Viaggi, Maggioli editore.

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