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Riappropriarsi della propria vita / Repossessing one’s life

Di Antonio Caneva, 1 Giugno 2020

In questi tempi di chiusura l’esistenza veniva fatta a pezzi, ognuno dei quali rappresentava una parte della nostra vita; il divieto di uscire se non per necessità urgenti, l’impossibilità di incontrare le persone care, la preclusione del lavoro, la proibizione ai viaggi; talvolta, terribile, la malattia.
Ora le cose, lentamente, si stanno appianando, un po’ alla volta riducendo i divieti e la realtà si ricompone ma, come un puzzle con tanti pezzi, non tutti combaciano e ci sono ancora delle zone confuse, con elementi mischiati che rendono la lettura indecifrabile.
Da inizio maggio le misure costrittive sono rallentate e si torna a guardare oltre l’orizzonte immediato dei piccoli squarci di quotidianità; riprendiamo a fare progetti e da questi, oltre che stimoli ottimistici, emergono anche problematiche mai affrontate precedentemente. Il lavoro è diventato complesso con interrogativi ai quali non è facile dare risposta. I vari ambiti del turismo, ognuno con le proprie peculiarità si pone domande alle quali ribattere con dei forse, speriamo, si dovrebbe….
Ci sono settori completamente devastati (basta pensare, oltre che agli alberghi e alla ristorazione, alla congressualità, piuttosto che all’organizzazione di matrimoni o ai viaggi, per fare solo qualche esempio) che attendono risposte certe ma, e qui è il limite principale, risposte certe non ce ne sono; gli interventi economici promessi al momento spesso sono solo nelle enunciazioni, mentre la vita continua e i bisogni di chi ha fatto progetti e investimenti diventano sempre più impellenti.
Fortunatamente con i primi di giugno ci si dovrebbe riaprire ai viaggi e questo sarà il vero toccasana per il turismo; certo quello che si è perso non sarà più possibile recuperare e, anche nel prossimo futuro, non sarà semplice la gestione della propria attività ma, se da qualche parte bisogna riprendere per mettere a posto gli ultimi pezzi del puzzle, sarà da qui, da questo tre giugno, che resterà nelle nostre vite come il momento in cui ci si è riappropriati delle proprie vite.


During this lockdown time, a person’s life was broken down into pieces, each representing a portion of existence; the prohibition to go out except for urgent needs, the inability to meet your loved ones, the preclusion to work, the ban on travels, and sometimes – terribly – the disease.
Now, things are slowly smoothing out, with a progressive lifting of prohibitions, and reality is piecing itself up again, but not every piece of the puzzle is fitting smoothly into its place, and there are still blurred areas that are difficult to decipher.
From the beginning of May, the restrictive measures have been relenting, and we are again looking beyond the horizon of small daily actions; we are again making plans for ourselves, which generate optimistic stimuli as well as previously unencountered problems. Work has become complicated, with questions difficult to answer. The various areas of tourism, each with its peculiarities, are faced with uncertainties we can only deal with in terms of ‘maybe’, ‘hopefully’, ‘it should …’
Entire segments have been completely devastated (think of congresses, or wedding or travel organising, just to make a few examples) and are awaiting definite answers, but – and this is the main issue – there are no definite answers. The promised economic measures have merely been enunciated, while life goes on and the needs of those who have made plans and investments are increasingly urgent.
Fortunately, in early June travel will be reopened, and this will be the true panacea for tourism. Of course, it will not be possible to recover what has been lost, and it will not be easy, even in the near future, to manage a business. But if there is a place to start from in assembling the last few pieces of the puzzle, this will be it, the coming third of June, which is going to remain in our memories as the moment when we have repossessed our lives.

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