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Rendere le camere silenziose

La posa in opera è più importante della scelta dei materiali

La posa in opera è più importante della scelta dei materiali

Di Giorgio Bini, 28 Gennaio 2011

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Cucine e impianti posizionati in prossimità delle camere degli ospiti, errori di concetto nella progettazione delle strategie di isolamento acustico e gravi mancanze nella realizzazione dell’isolamento dai rumori impattivi. Le stanze degli hotel non sono sempre luoghi così silenziosi come gli ospiti vorrebbero. E per quanto ci si sforzi di garantire loro un riposo più tranquillo possibile, non sempre è umanamente possibile ovviare alle carenze di base di una struttura originariamente progettata senza tenere in alcun conto le esigenze di isolamento sonoro. «Gli errori classici sono davvero tanti», racconta Gianpiero Majandi, titolare dello studio omonimo di Bonemerse, in provincia di Cremona, specializzato nell’ottimizzazione acustica degli ambienti. «Oltre a quelli elencati prima, infatti, si sbagliano spesso anche i serramenti, da cui dipende gran parte del valore di isolamento acustico delle facciate, e si sottovalutano i problemi di trasmissione per via strutturale della rumorosità degli impianti tecnologici. Con una battuta, si può dire che normalmente viene sbagliato tutto ciò che è possibile sbagliare».
Domanda. Cosa pesa di più? La scelta dei prodotti da utilizzare o il modo in cui vengono installati?
Risposta. Sicuramente la qualità della posa in opera. Si può dire, infatti, che i materiali solitamente contino per un 35% del risultato finale, mentre le modalità della loro installazione per il restante 65%.
D. Qual è il modo migliore allora per costruire una struttura ricettiva acusticamente efficiente?
R. Con l’aiuto di un consulente acustico. Questi dovrebbe, in particolare, lasciare completa libertà creativa ai progettisti (architetti e designer), occupandosi poi delle soluzioni isolanti, intaccando il meno possibile l’aspetto estetico degli ambienti. Non è facile ma, per esperienza diretta, posso dire che si tratti dell’unica metodologia vincente.
D. E nel caso di alberghi già esistenti?
R. Difficile rispondere in poche battute a una domanda di così ampia portata. Considerando però che normalmente i problemi più fastidiosi sono riscontrabili nel mancato isolamento dei rumori di calpestio e nella scarsa capacità fonoisolante delle pareti divisorie, si può affermare che un buon compromesso consista nel ricorso alle moquette gommate e nella placcatura delle pareti esistenti con appositi pacchetti fonoisolanti. Ma, anche in questo caso, è opportuno rivolgersi a un progettista professionale prima di intraprendere qualunque modifica: in acustica, per un non specialista, è più facile vincere la lotteria che indovinare uno schema efficace di isolamento.
D. Rendere un ambiente acusticamente efficiente non significa, però, solamente isolarlo dai rumori esterni. Nel caso degli spazi congressuali, per esempio, vuol dire anche garantire una buona diffusione di voce e musica. Come si raggiungono entrambi gli obiettivi?
R. Ancora una volta, con la perfetta integrazione del lavoro degli architetti e degli acustici. I sistemi audio contano moltissimo ma, come per i materiali di isolamento sonoro, il fatto di utilizzare apparecchi di grande qualità non è condizione sufficiente al raggiungimento di grandi risultati. Il concetto è quasi banale: l’acustica è parte dell’estetica (intesa nel più ampio senso del termine) di un ambiente. Se un ambiente è bellissimo a vedersi in fotografia ma ha pessime caratteristiche acustiche (rumoroso, rimbombante, privo di intelligibilità della parola), allora sarà un ambiente bello in teoria e brutto in pratica. Il risultato migliore, nel nostro ambito, è quello in cui nessuno si avvede del lavoro di ottimizzazione. Perché dell’efficienza acustica solitamente ci si accorge solo quando ci sono dei problemi.
D. Un esempio di hotel acusticamente ottimizzato?
R. Il lavoro più interessante che stiamo attualmente svolgendo è sicuramente quello relativo a un hotel di lusso in fase di costruzione a Milano: una ristrutturazione complessa di un vecchio edificio, con impiantistica iper-tecnologica, grandissima attenzione al risultato estetico ed espressa richiesta di un comportamento acustico perfetto, per realizzare una delle più lussuose strutture alberghiere al mondo. Il tutto in un ambito cittadino estremamente rumoroso, con una discoteca al piano interrato e un ristorante al primo piano. Una bella sfida, insomma, ma con grandi risultati: i test strumentali condotti sulle camere modello hanno infatti consentito di verificare livelli di isolamento acustico superiori ai 64 decibel (dB) tra ambienti adiacenti, con livelli di calpestio inferiori ai 40 dB, isolamenti di facciata superiori ai 46 dB e la totale insonorizzazione degli impianti tecnologici.

Standard legali e standard di fatto

«In tema di isolamento acustico» spiega Gianpiero Majandi, «esistono standard di legge e di fatto, con questi ultimi che si prefigurano, in pratica, come i livelli minimi per l´ottenimento effettivo del confort acustico. È piuttosto evidente che i secondi siano, perciò, più stringenti dei primi». Ecco, allora, una breve sintesi di tali livelli:
Isolamento per via aerea tra ambienti (tra stanza e stanza)
Standard legale: 50 dB R´w; standard di fatto 56 dB R´w (con R´w che definisce il «potere fonoisolante apparente tra ambienti adiacenti»).
Isolamento di facciata (tra il mondo esterno e l´interno dell´albergo).
Standard legale: 40 dB D´2m,nT,w; standard di fatto: 44 dB D´2m,nT,w (con D´2m,nT,w che definisce il «potere fonoisolante apparente per via aerea delle facciate e degli elementi di facciata»).
Isolamento al rumore di calpestio.
Standard legale: 63 dB L´nw; standard di fatto: 56 dB L´nw (con L´nw che questa volta definisce un livello di rumore e non un coefficiente di isolamento)
Rumorosità degli impianti tecnologici.
Considerato ragionevole lo standard legale di 35 dB LAeq (con LAeq che indica il livello equivalente dovuto all´esercizio degli impianti tecnologici), va tuttavia posta grandissima attenzione all´isolamento dalle vibrazioni innescate dagli impianti tecnologici nella struttura muraria.

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