Job In Tourism > News > News > Quanto impegno mettere per il lavoro?

Quanto impegno mettere per il lavoro?

Di Antonio Caneva, 13 Giugno 2003

Sono stato invitato a tenere un breve intervento all’Università Statale di Milano, in occasione del termine delle lezioni del corso triennale di economia del turismo. Anche l’anno scorso avevo partecipato a questo momento così importante per tanti giovani e quindi, con piacere, ho accettato l’invito. L’aula era abbastanza affollata, circa 50/60 giovani, e si respirava l’aria frizzante di fine studi; la prima mezzora è stata impegnata per una descrizione dell’attuale situazione occupazionale nel turismo e per una definizione del miglior modo di proporsi su questo mercato. Poi è iniziata una conversazione accentrata sulle difficoltà di inserirsi nel mondo del lavoro e i giovani, giustamente, sollevavano quello che in Italia è sicuramente un grosso problema: le difficoltà che si incontrano nel farsi un’esperienza e quindi competere per posizioni adeguate. Effettivamente le aziende, con i loro problemi di efficienza e contenimento dei costi, richiedono collaboratori con esperienza, la quale però non può essere sviluppata dai giovani se non si permette loro l’accesso al lavoro. Il dibattito in aula è proseguito girando sempre attorno a questo tema e via via gli studenti prospettavano esperienze precedenti in cui, non avendo avuto la possibilità di fare uno stage, non era stato loro consentito avere un impiego. Sembrava che l’unica preoccupazione di un giovane fosse la possibiltà di effettuare un valido stage.
Ma forse le cose non stanno completamente ed esattamente così: difatti, considerando l’effettiva penetrazione di Job in Tourism, ho proposto ai giovani di presentarsi in una breve descrizione scritta delle loro esperienze e ambizioni che il giornale avrebbe pubblicato, con una loro foto, all’interno di una o più pagine dedicate agli studenti di quel corso. Mi sembrava una buona idea che avrebbe risposto alla loro necessità di visibilità fornendo nel contempo l’opportunità di avvicinare il mondo del lavoro a quello della formazione. Non sarebbe loro costato niente se non il tempo da impiegare per scrivere questa breve presentazione. Ma forse era chiedere troppo, difatti, delle oltre 50 persone presenti solo 4 hanno accettato la proposta, dichiarando l’adesione al progetto: gli altri hanno rinunciato a scrivere le poche righe che avrebbero forse potuto risolvere il problema di cui tanto si erano lamentati.
La morale è che spesso le ambizioni si confondono con le velleitarie aspettative di prestazioni che si vorrebbero fornite da altri e per le quali non si è disponibili neanche a un piccolo impegno aggiuntivo. Non è il caso di generalizzare, comunque questo è un episodio che riflette un atteggiamento che talvolta si riscontra nei giovani, come pure nei meno giovani, e che è necessario abbandonare per affrontare una realtà sempre più competitiva.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati