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Quanto conta il turismo

Di Luciano Manunta, 1 Gennaio 2005

Durante i due mesi che hanno preceduto l’arrivo dell’estate si è fatto un gran parlare di turismo a livello istituzionale. Prima in occasione della cinquantottesima edizione del congresso di Federalberghi, svoltasi a maggio nel capoluogo lombardo, poi durante la quarta Conferenza nazionale sul turismo tenutasi a fine giugno a Riva del Garda, folta è stata la presenza di esponenti del governo nonché delle amministrazioni locali e centrali. Ma cosa pensa degli impegni presi dalle istituzioni, chi quotidianamente lavora in questo comparto? Una riflessione, proprio in merito a tali argomenti, del presidente di Aira, Luciano Manunta, può aiutare a comprendere l’opinione di molti professionisti del comparto alberghiero e dell’industria dei viaggi in genere.

A Riva del Garda, in occasione della quarta Conferenza nazionale sul turismo, è stata confermata la designazione di Matteo Marzotto alla guida dell’Ente nazionale per il turismo. Al presidente uscente, Umberto Paolucci, sono state così affidate le sorti del tanto discusso portale Italia.it, che dovrebbe essere reso operativo in poco tempo. Si sta cercando in questo modo di riguadagnare il terreno perduto nei confronti delle dirette concorrenti Spagna e Francia che, insieme alla Svizzera, hanno dato un’evidente lezione all’Italia in fatto di visibilità sul web. La curiosità sulla tempistica e i costi è d’obbligo, visto che Roberto Brenner, responsabile travel and automotive di Google, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa su Finanza&Mercati, ha sostenuto che per rilanciare il portale basterebbero due mesi di lavoro e 300 mila euro.
Prospettive abbastanza rosee, quindi, anche se viene spontaneo domandarsi chi mai risponderà per i 40 milioni di euro già spesi. L’intervento del premier Silvio Berlusconi è stato di sicuro effetto per gli operatori: «Il governo è pronto a ridurre l’Iva per rilanciare il turismo italiano». Concetto peraltro ribadito anche dal sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega al turismo, Michela Vittoria Brambilla, che ha così proseguito: «Promozione, marketing e strategia: da oggi il turismo diventa il motore economico del paese».
I riferimenti alle scuole turistico-alberghiere sono stati tuttavia marginali anche in questa occasione, evidenziando una volta di più quanto sia difficoltoso, per chi ha il potere decisionale, comprendere la reale necessità di formare dei veri manager del settore, programmando seriamente un percorso di studi che parta dalla formazione scolastica secondaria per arrivare all’università del turismo, tra l’altro ancora inesistente nel nostro paese. Una nota a parte la merita poi il corpo insegnanti, che dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter affiancare il mondo operativo, in modo da tenersi sempre aggiornato. Su quanto poco e male si sappia del nostro comparto c’è inoltre un interessante dato Istat del 2007, secondo il quale solo l’11,2% dei turisti sceglie il Belpaese per l’arte e la cultura, ridimensionando così la convinzione generalmente diffusa secondo cui l’Italia dovrebbe essere la più visitata al mondo grazie all’immenso patrimonio artistico-culturale che detiene. Al primo posto dell’indagine, invece, guarda caso, si posiziona il mare e al secondo si trovano i monti.
Ritengo avvilente che, nonostante l’incidenza sul pil del nostro comparto sia sempre stata rilevante, tanto che con i relativi indotti arriverebbe addirittura al 20%, la vera motivazione del disinteresse, che i vari governi succedutisi nel tempo hanno dimostrato, sia evidentemente da imputare al limitato serbatoio di voti che il nostro settore, poco aggregato, è in grado di offrire.
La cronaca recente ha evidenziato, ammesso che avessimo bisogno di una prova ulteriore, come all’apparente interesse verso la collettività si prediliga sempre quello personale. Lo sbaglio più grande, però, è stato, e ovviamente continuerà a essere nostro, che permettiamo loro di comportarsi in questo modo.

*presidente nazionale Aira

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