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Quando Mosca si dice Italia

Il Barvikha è un Leading hotel russo declinato nello stile e nelle forme della cultura tricolore

Il Barvikha è un Leading hotel russo declinato nello stile e nelle forme della cultura tricolore

Di Massimiliano Sarti, 27 Marzo 2014

Un albergo progettato da una celebre archistar italiana, arredato con oggetti made in Italy, vasellame di Armani e biancheria griffata Frette, nonché con un’offerta f&b internazionale ma dai molteplici rimandi alla tradizione della cucina tricolore. Sembrerebbe una ricetta perfetta per un 5 stelle di qualità, situato in qualche esclusiva destinazione turistica delle penisola o in una location di prestigio di una delle nostre metropoli. Invece stiamo parlando del Barvikha di Mosca, un Leading Hotels of the World aperto nel 2008, su progetto e design dell’architetto Antonio Citterio, all’interno di un vero e proprio villaggio del lusso, che accoglie alcune tra le più celebri firme tricolori, tra cui Ferrari, Maserati, Tod’s, Bottega Veneta, Gucci, Zegna, Brioni, Loro Piana, Bulgari. Naturale quindi che, in una struttura dove persino i più piccoli dettagli parlano italiano, la direzione fosse affidata a un nostro concittadino: «In effetti, l’unica cosa che mancava al Barvikha era il tocco tricolore nel management. Ora c’è anche quello», racconta Lorenzo Amaglio Bedin che, dopo l’esperienza magrebina del Selman Marrakech, è da agosto 2013 alla guida dell’albergo moscovita.

Domanda. Qual è il senso economico di uno stile di accoglienza tricolore in Russia?
Risposta. La clientela internazionale associa da sempre il nostro paese a concetti come il gusto, la bellezza, l’eleganza, il buon cibo e l’antica arte del saper vivere. Persino a Mosca, perciò, chi sceglie la nostra struttura lo fa perché intende regalarsi un momento di vero benessere. Senza dimenticare, poi, che l’albergo è situato all’interno di un contesto dalla forte caratterizzazione italiana, dove si possono trovare molte delle nostre griffe più celebri al mondo. Un buon numero di nostri ospiti, perciò, fa base in albergo per i suoi acquisti e ama moltissimo quest’esperienza 100% italiana.
D. Dal Marocco alla Russia, il salto non è piccolo: quali differenze e affinità ha riscontrato nei concetti di ospitalità del lusso di due paesi così lontani?
R. Marrakech è una città di piccole dimensioni, ma con un’alta vocazione turistica: le sue strutture alberghiere esprimono certo la cultura araba dell’accoglienza, ma presentano anche una forte contaminazione europea, le cui radici affondano al periodo del protettorato francese. Il lusso lì è di casa: molti sono infatti i 5 stelle in città, alcuni dei quali sono strutture storiche che appaiono veri e propri luoghi da Mille e una notte. Mosca, di contro, è la settima città più grande del mondo: una metropoli che di giorno raggiunge i 25 milioni di abitanti. La destinazione si è riavvicinata al lusso da pochi anni e oggi ha quindi un’offerta di strutture uplevel in continua ascesa e soprattutto una domanda in forte crescita. Detto ciò, entrambe le località attirano viaggiatori con grandi disponibilità economiche e molto esigenti in termini di servizio. Allo stesso tempo, però, in tutte e due le destinazioni c’è ancora molto lavoro da fare in termini di formazione del personale alberghiero.
D. A proposito di risorse umane, da dove arriva lo staff del Barvikha?
R. La maggior parte dei miei collaboratori è russa.
D. Quali, quindi, i loro punti di forza e le maggiori criticità?
R. Uno degli atout principali di uno staff così composto è sicuramente la conoscenza del mercato locale di alto livello, con la conseguente capacità di soddisfare le numerose, e talvolta eccentriche, richieste degli ospiti russi. D’altra parte, il punto critico sta nell’ancora scarsa apertura internazionale di una gran parte delle risorse: in pochi infatti hanno viaggiato a lungo fuori dai confini del proprio paese.
D. Ci sono quindi dei ruoli che necessitano di personale proveniente dall’estero?
R. In effetti, attualmente stiamo valutando l’ipotesi di ricorrere a risorse italiane o europee per alcune posizioni ad alta specializzazione, come per esempio quelle di guest relation manager o di spa manager.
D. Come ci si abitua a un contesto sociale tanto diverso dal nostro?
R. Lingua nuova, abitudini nuove, modi relazionali nuovi: le diversità rispetto alla cultura di origine rendono certo a volte difficile arrivare subito al cuore dei problemi e delle cose. Si deve perciò cercare di tenere sempre orecchie e occhi ben aperti, per imparare a decodificare anche i segnali più impercettibili.
D. A livello personale, quanto tempo ci vuole quindi per ambientarsi?
R. Sei mesi sono il minimo per iniziare a orientarsi, ma credo che ci vogliano un paio di anni per sentirsi davvero a proprio agio.
D. E quali sono i segreti per riuscirci?
R. Se si è con famiglia al seguito, come nel mio caso, il segreto è avere una moglie in gamba, in grado di illuminarti con le sue esperienze e di condividere le informazioni sulla città e i suoi abitanti: una vera miniera di racconti e resoconti, amicizie e proposte di vita, sociali e culturali. Se si è da soli, invece, credo che sia importante vivere intensamente il proprio tempo libero e approfittare delle tante offerte che una città come Mosca propone.
D. Quali sono, infine, gli obiettivi di medio periodo della sua conduzione al Barvikha?
R. Quelli di diffondere e sviluppare ulteriormente il tocco italiano dell’hotel, anche grazie all’apertura di un nuovo ristorante tricolore. Ma miro pure ad alzare ulteriormente il livello della qualità della nostra offerta primaria, innovando e arricchendo i servizi a valore aggiunto dell’hotel, nonché investendo in formazione e incrementando le attività di team building, per costruire una squadra con obiettivi comuni e condivisi. Insomma, ho tante idee e tanto lavoro da fare. Il tutto, però, sempre con il sorriso, molta disponibilità e un pizzico di orgoglio per il nostro paese: così piccolo rispetto alla grande Russia, ma così importante per la sua storia di arte, artigianato e gusto.

Chi è Lorenzo Amaglio Bedin

Diplomatosi alla scuola alberghiera di Recoaro Terme, già finalista del David Campbell Trophy, quale rappresentante italiano al concorso Receptionist of the year 1994 dell’Amicale internationale des sous directeurs et chefs de réception des grand hôtels (Aicr), Lorenzo Amaglio Bedin vanta una lunga esperienza in alcune delle più prestigiose strutture italiane e internazionali, tra cui l’hotel Ritz e il Plaza-Athenee di Parigi, nonché l’hotel Hassler Villa Medici di Roma. Nel 2002 si trasferisce quindi, sempre a Roma, all’hotel Majestic, di cui assume la direzione nel 2008, per poi passare alla guida di un’altra struttura capitolina, come l’Hotel Residenza Ripetta, parte del gruppo Royaldemeure. Prima di approdare al Barvikha Hotel & Spa, è infine general manager del Selman Marrakech.

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