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Quando la Puglia è Imperiale

In pochi anni le presenze complessive sono cresciute del 58%

In pochi anni le presenze complessive sono cresciute del 58%

Di Marco Beacqua, 20 Aprile 2012

Destagionalizzazione, numeri in crescita per tutta la prima decade del nuovo secolo e un’offerta dinamica, capace di aumentare la propria capacità, al contempo venendo incontro alle nuove esigenze della domanda di viaggi italiana e soprattutto internazionale. Puglia Imperiale, il brand che racchiude 11 comuni situati in un’area pochi chilometri a nord di Bari, si sta rivelando un esempio vincente di programmazione turistica territoriale. Nel periodo 2002-2010, secondo i dati ufficiali elaborati dalle Apt locali, per conto della regione Puglia, il suo territorio ha, in effetti, messo a segno risultati invidiabili: un incremento del 46% degli arrivi complessivi (da 101.793 unità a 148.537) e del 58% delle presenze (da 205.845 a 325.335), unito a una sempre più evidente destagionalizzazione del movimento turistico nell’area, che ormai si svolge per circa il 75% al di fuori dei mesi di picco tradizionali, come luglio e agosto. Ancora maggiore è stato poi l’aumento delle presenze internazionali, che nel periodo in esame sono cresciute del 131% (oltre il 13% all’anno) e oggi rappresentano circa il 22% del numero di pernottamenti totali.
«Per di più tutto ciò è in controtendenza con la media regionale, che ha visto la consistenza delle presenze straniere assottigliarsi dal 2001 a oggi e fermarsi, l’anno scorso, ad appena il 13% del numero dei pernottamenti complessivi», racconta Alessandro Buongiorno, responsabile dell’Agenzia Puglia Imperiale Turismo (Apit), che dal 2004 promuove, con attività di coordinamento e comunicazione, il Sistema turistico locale del nord barese-ofantino nel segno di Federico II di Svevia e del suo più celebre maniero, Castel del Monte, cuore di questo territorio e simbolo della Puglia nel mondo. «La nostra agenzia», riprende ancora Buongiorno, «opera prevalentemente con capitali pubblici, reperiti in massima parte attraverso progetti finanziati con fondi europei, nazionali e regionali, oppure prestando assistenza tecnica a enti sovra-territoriali. Una piccola quota deriva, inoltre, dal fondo consortile che gli 11 comuni versano attraverso il Patto territoriale per l’occupazione nord barese-ofantino da cui la stessa Apit ha preso origine. Si calcola, in particolare, che in 13 anni di attività di tale Patto territoriale e del suo sistema di agenzie (turismo, ambiente, inclusione sociale, internazionalizzazione), l’ammontare di risorse complessivamente mobilitate dai comuni aderenti sia stato di circa 6-7 milioni di euro, a fronte dei quali le agenzie hanno catalizzato investimenti sul territorio per oltre 250 milioni, con un fattore di moltiplicazione di circa 40 volte. Anche i privati, infine, partecipano in minima parte al finanziamento delle attività dell’Apit, di solito sotto forma di acquisto di servizi o sponsorizzazioni sui principali strumenti di comunicazione, come il nostro portale, il magazine o i grandi eventi che organizziamo».
L’impatto di tante risorse si può forse comprendere meglio analizzando le cifre dell’offerta, che ha registrato l’apertura di molte nuove attività ricettive, soprattutto extra-alberghiere. I dati dell’Osservatorio turistico locale Puglia Imperiale rivelano, infatti, come dal 2003 al 2011 il numero delle strutture ricettive sia triplicato, passando da 71 a circa 212, con un’offerta attuale di oltre 4.200 posti letto (circa il 75% in più in otto anni). Negli ultimi tempi, in particolare, è aumentato notevolmente il numero di bed & breakfast e agriturismi, che ha raggiunto quota 120. «Di pari passo con il crescere della consistenza dell’offerta», spiega infatti Buongiorno, «anche le presenze turistiche negli esercizi extra-alberghieri sono aumentate, passando in poco tempo da un peso di meno del 5%, nel 2006, a oltre il 17% dell’anno scorso. Un’evoluzione che da un lato rappresenta una significativa inversione di tendenza per il nostro territorio, transitato da un turismo quasi esclusivamente di tipo business (con prevalenza di alberghi a 4 stelle) a un turismo di vacanza, e dall’altro mira a rispondere alle nuove caratteristiche del mercato turistico leisure, basato su micro-segmenti e nicchie con forti motivazioni e passioni, alla ricerca di forme ricettive non convenzionali».
L’Apit, peraltro, svolge anche un’importante funzione di supporto nei confronti delle strutture ricettive. «Il nostro portale Internet, in particolare», prosegue Buongiorno, «ci consente di mantenere frequenti rapporti con gli operatori, tramite soprattutto gli aggiornamenti online delle informazioni utili ai turisti, delle tariffe annuali, dei pacchetti e delle offerte speciali proposte in occasione di particolari eventi o festività. Non solo: nella fase precedente alla nascita dell’agenzia, cioè nel primo periodo di attività del Patto territoriale (2000-2003), sono stati elargiti importanti contributi a fondo perduto per l’ammodernamento degli hotel e per la nascita di nuove strutture ricettive di tipo extra-alberghiero in ambito rurale. Abbiamo inoltre finanziato anche la realizzazione di corsi di formazione, rivolti agli operatori dei servizi turistici di accoglienza, nonché ai titolari e ai direttori di strutture ricettive alberghiere e non. L’Agenzia ha infine pubblicato pure un volume, edito nella collana T dei manuali per le imprese turistiche della provincia di Rimini (2008), intitolato Imparare dai migliori: best practice e benchmarking nell’ospitalità».
Quali sono quindi gli obiettivi dell’Apit per il prossimo futuro? «Affiancando le attività dei comuni, della provincia e dei singoli operatori turistici, cercheremo di sostenere quei processi di sviluppo che, a nostro avviso, si pongono in linea con le principali indicazioni scaturite dalle tendenze sin qui analizzate», conclude Buongiorno. «Mi riferisco, cioè, alla creazione di prodotti innovativi sul territorio, con forti connotati esperienziali, per valorizzare al meglio il nostro ricco patrimonio culturale e naturalistico; alla realizzazione di percorsi di qualificazione, rivolti soprattutto alle imprese extra-alberghiere, da promuovere nei circuiti internazionali, dove esistono ancora ampi margini di crescita per questo segmento; alla messa a sistema delle nostre attrattive in tutti i diversi periodi dell’anno, per aumentare ulteriormente la destagionalizzazione del nostro prodotto; al miglioramento, infine, della qualità dell’ospitalità e dei servizi di accoglienza, da organizzare in rete, per creare passaparola positivo, riuscire a consolidare l’attuale crescita e non rischiare di perdere preziose future occasioni economiche e di lavoro».

Le attività dell’agenzia

Negli ultimi anni le azioni dell’Apit hanno permesso a questo territorio di farsi conoscere sul mercato internazionale, presentandosi in forma più organizzata e visibile come un vero prodotto turistico, alternativo al Gargano e al Salento. Il successo del progetto portato avanti dall’agenzia è testimoniato peraltro anche dall’inserimento di questo caso in un testo di marketing del turismo di Philip Kotler, considerato il massimo esperto mondiale in materia. «Non solo», puntualizza Alessandro Buongiorno. «Il marchio europeo Puglia Imperiale è ormai considerato, da molti addetti del settore locali e non, una realtà positiva, nonché il principale veicolo di visibilità turistica e identità per il nostro territorio, su cui continuare a investire. Secondo i dati di una recente ricerca condotta da alcuni studenti del corso di economia e gestione delle aziende e dei sistemi turistici dell’università di Bari, in particolare, il livello medio di conoscenza del brand, tra i turisti che frequentano il nostro territorio, continua a crescere ed è arrivato a quota 32% nel 2010. Nel 2007 era poco meno del 20%».
Ma quali sono le attività che l’Apit porta avanti per raggiungere i propri fini? «Moltissime», specifica sempre Buongiorno. «Tra queste citerei, per esempio, le numerose fiere turistiche italiane e internazionali a cui partecipiamo, il nostro portale turistico tradotto in 25 lingue diverse e visitato annualmente da circa 250 mila utenti con oltre 2 milioni di pagine lette all’anno, nonché gli educational tour dedicati a tour operator e giornalisti tedeschi, svizzeri e giapponesi. Ma anche la produzione di materiale promozionale in varie lingue su itinerari culturali, storico-artistici, gastronomici, naturalistici e archeologici, il manuale di vendita promosso nei workshop specializzati nella domanda estera, i grandi eventi itineranti di stampo culturale, sportivo o legati allo spettacolo, da noi organizzati, e il magazine distribuito nelle strutture ricettive con il calendario unico degli appuntamenti importanti sul territorio. Senza dimenticare, infine, i progetti integrati per l’infrastrutturazione turistica dei comuni».

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