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Quando gli operatori sono scorretti

Di Antonio Caneva, 15 Novembre 2002

La ricerca e selezione delle risorse umane diventa sempre più fattore critico nella gestione delle attività turistiche. Questa considerazione e la crescente disaffezione da parte dei giovani verso professioni che richiedono grande disponibilità, hanno reso la ricerca di personale una attività in pieno sviluppo e, come spesso avviene, questo ha stimolato l’interesse di operatori più o meno preparati e seri che, furbescamente, intravevedono facili guadagni, con scarso impegno. La realtà però è diversa; in questo come negli altri casi, il sistema si sviluppa verso equilibri dove solo i più preparati con migliori progetti riescono ad avere successo. Job in Tourism è nato cinque anni orsono con un serio progetto editoriale, sulla base di uno studio su quanto avviene nei paesi a noi vicini dove sono attive pubblicazioni analoghe, in qualche caso centenarie (come in Svizzera e Germania), ed ha seguito lo sviluppo tecnologico attivando sia un sito internet, jobintourism.it, (dove le pagine visionate superano le 300.000 al mese ) che una newsletter che ha visto in pochi mesi 12.000 registrati. Dopo noi molte pubblicazioni hanno cercato di riproporre la nostra formula, alcune sul cartaceo, altre su internet, e la valutazione sui risultati è all’evidenza di tutti; comunque in un mercato aperto è giusto che si sviluppino iniziative analoghe e parallele che servono comunque da stimolo per migliorare. Quello che infastidisce è talvolta riscontrare scorrettezze: mi ha telefonato un importante albergatore di Ginevra che aveva messo un’inserzione su Job per dirmi, preoccupato, che il numero di inserzioni programmate era già finito e quindi non capiva perchè improvvisamente, dopo oltre un mese, avesse ripreso a ricevere curriculum. Ad una verifica le lettere ricevute facevano riferimento all’inserzione che l’albergatore ci aveva commissionata due mesi addietro e che era stata pubblicata alcuni giorni prima su un’altra testata. Ho avuto veramente difficoltà a spiegare che in Italia, in maniera scorretta (ed anche perseguibile), ci sono editori, del cartaceo o di internet, che, per far vedere di essere attivi, copiano le inserzioni già pubblicate da altre testate raggiungendo in un colpo solo tre risultati negativi: il primo e più grave di creare aspettative in persone che cercano lavoro inducendole a rispondere a richieste di lavoro che non esistono più, il secondo, dando fastidio all’inserzionista che, se corretto, deve rispondere a dei curriculum che non gli interessano e a Job in Tourism che, involontariamente, ha scontentato tutti.

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