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Quali professionalità per il turismo?

Di Antonio Caneva, 10 Maggio 2002

Il tempo meteorologico non promette niente di buono, alcune circostanze ripetitive però anticipano l’avvicinarsi dell’estate: è finito il campionato di calcio, sfortunatamente per l’Inter; la Mille Miglia si è corsa, come d’abitudine, sotto la pioggia; gli alberghi stagionali stanno cercando di completare gli organici con le figure mancanti, a questo punto generalmente le meno professionali. In questo periodo, in Italia e non solo, appaiono richieste per cameriere ai piani, facchini, lavandaie, vetturieri che, comunque, numericamente rappresentano un numero significativo di addetti. Nella formazione degli organici le professioni emergenti sono le prime ad essere selezionate mentre per altre viene percepita la carenza principalmente in prossimità dell’apertura degli alberghi. La difficoltà nel reperimento di questi addetti è però elevata quando si richiede personale con esperienza per il motivo che alcune professioni, nella generalità, non sono più intese come percorso di crescita ma solo come alternativa alla disoccupazione. Ad esempio, essere cameriera ai piani una volta era una professione; mi ricordo che ai tempi della grande hotellerie in Svizzera la cameriera aveva come coadiutrice una “aide femme de chambre” e collaborava con lei anche un facchino. Certamente erano altri tempi, i costi nella gestione delle attività alberghiere non avevano ancora avuto quell’impennata che avrebbe determinato cambiamenti significativi e quindi non sono parametri attualmente proponibili. Però, sicuramente proponibile è la necessità di recuperare aspetti di professionalità di cui si avverte sempre la necessità; si dovrebbe però riconsiderare la necessità di formazione a tutti i livelli per fornire anche a figure professionali di base gli elementi per svolgere la propria attività in sintonia con l’ambiente di lavoro in cui sono inserite. Lavorare nell’ospitalità, pur se richiede sacrificio, può essere un’attività interessante e gratificante; i primi a crederci però dovrebbero tornare ad essere i più diretti interessati, siano essi imprenditori o lavoratori.

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