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Quale futuro dopo le Olimpiadi?

Di Massimiliano Sarti, 19 Gennaio 2007

Un evento preparato con cura. Un’organizzazione degna delle migliori occasioni. Un’ospitalità calorosa ed efficiente. Le Olimpiadi invernali 2006 si sono rivelate una grande vetrina per il Piemonte. Gli sforzi della regione e degli investitori pubblici e privati, che hanno creduto nell’evento, sono stati premiati da un indiscutibile successo di pubblico. Poche, sparute e occasionali sono state le critiche. Già, ma ora? L’euforia olimpica è passata, l’attenzione dei media è inevitabilmente scemata, i riflettori della comunicazione si sono spostati altrove. Qual è il destino delle strutture realizzate, valorizzate e sviluppate in vista della grande manifestazione olimpica?
In occasione delle Olimpiadi 2006 i nuovi progetti intrapresi da imprese turistiche private sono stati ben 1.599, per un investimento totale di 1,46 miliardi di euro. La capacità ricettiva della regione è passata dai 140 mila posti letto del 1999 ai circa 170 mila di oggi. Campeggi, agriturismo e alberghi erano 2.799 nel 2000, ora sono quasi 4 mila. Un incremento quantitativo, a cui è corrisposto un più che proporzionale aumento delle strutture di qualità superiore. E ciò anche grazie all’intervento di importanti gruppi internazionali come lo spagnolo Ac Hotels, che ha aperto un 5 stelle nell’antica sede del Pastificio italiano in zona Lingotto, o come il connazionale Nh Hoteles, che ha inaugurato il suo Nh Santo Stefano nel cuore di Torino. Sempre nel centro del capoluogo piemontese, è stata la Thi (Turin hotel international) a realizzare il 5 stelle lusso Golden Palace. A un passo dal Sestrière, infine, è sorto il Pragelato Village Resort & Spa, resort di lusso della compagnia irlandese Heuston Hospitality. Contemporaneamente la regione Piemonte ha accompagnato con ingenti finanziamenti le città, i paesi e le aree periferiche nel processo di arricchimento e abbellimento dei propri territori, con la prospettiva di trasformare l’evento sportivo in un’occasione di crescita costante per il sistema turistico locale.
Dopo tanti sforzi, i risultati non sono mancati. Nel 2006 l’incremento dei flussi turistici è stato del 40,7%: un aumento frutto senza ombra di dubbio della vetrina olimpica ma, nello stesso tempo, parte di un trend di lungo periodo iniziato nel 2004, che non sembra mostrare segnali di inversione di tendenza. È quanto emerge dai dati relativi alla stagione estiva appena trascorsa. La regione dei laghi, per esempio, ha fatto registrare risultati record, con un’occupazione media delle strutture ricettive che ha sfiorato il 95% rispetto al tradizionale 60-70%. Ottime le notizie anche dal resto del Piemonte, dove la crescita dell’occupazione media rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è aggirata tra il 5 e il 15%. I primi dati per la stagione invernale 2006-2007 vanno tutti nella stessa direzione, nonostante la perdurante carenza di neve: tutto esaurito per le festività natalizie sulle montagne olimpiche e aspettative di crescita del fatturato che si aggirano tra il 5 e il 10%.
«Questi risultati», spiega Giuliana Manica, assessore al turismo, sport e pari opportunità della regione Piemonte, «sono frutto della fiducia che gli investitori hanno dimostrato nei confronti del sistema Piemonte e dei nostri sforzi promozionali sia a livello nazionale che internazionale. Torino è oggi la quarta meta italiana sulla mappa turistica del mondo e rappresenta un traino fondamentale per il resto del territorio». Coerentemente a tale pensiero, la regione Piemonte continua a investire in campagne pubblicitarie per la promozione della destinazione. Il roadshow post-olimpico, dopo aver toccato varie mete internazionali, si sta concludendo proprio in questi giorni con l’ultimo appuntamento a Milano: concepito come uno spazio dove far incontrare la domanda e l’offerta, è stato al contempo una vetrina importante per la presentazione del nuovo marchio Turin+Piedmont, Passion and More.
«Continuiamo a credere moltissimo nella promozione», conclude Manca, «ma ci preoccupiamo anche della qualità della nostra offerta. Solo nel 2006 abbiamo investito 17 milioni di euro per far crescere la cultura dell’accoglienza su tutto il territorio. Siamo infatti convinti che solo con l’eccellenza dei prodotti possiamo essere competitivi a livello globale. Il prossimo passo sarà quello di dotarci di un piano strategico del turismo regionale, suddiviso in quattro aree corrispondenti a diverse tipologie di destinazione: le città, la montagna, la collina e i laghi. Infine, ci concentreremo molto sulla valorizzazione del turismo congressuale: un settore dalle grandi potenzialità, garantite sia dalla riconversione delle strutture olimpiche sia dalla possibilità, consentita dalla ricchezza del nostro territorio, di formulare offerte integrate di natura, arte, cultura, enogastronomia, wellness e golf».
Oggi il Piemonte si presenta con le carte in regola per giustificare e premiare gli investitori che hanno creduto nel fenomeno Olimpiadi. Certo, qualche nube, qua e là, si addensa all’orizzonte, come il ventilato declassamento dello scalo di Caselle ad aeroporto regionale: sarebbe un duro colpo per il sistema turistico piemontese. Ma, nel complesso, le aspettative sono rosee. La competizione sul mercato turistico internazionale del post Olimpiade, però, è appena iniziata.
Per ora si sono svolte solo le gare di short track. Per conoscere i vincitori bisogna attendere i tempi lunghi di una 40 chilometri di sci di fondo.

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