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Primi dubbi sul social business

Dopo la sbornia 2.0 a ogni costo, arrivano le prime perplessità sulla reale portata di questi strumenti

Dopo la sbornia 2.0 a ogni costo, arrivano le prime perplessità sulla reale portata di questi strumenti

Di Marco Beaqua, 8 Novembre 2012

I social media sono molto importanti in termini di promozione di nuovi prodotti e brand, nonché per la diffusione di nuove mode, ma meno dell’1% delle transazioni può essere direttamente riconducibile a indirizzi e siti di comunità 2.0. Lo rivela uno studio della società di consulenza Forrester, che ha esaminato il comportamento di ben 77 mila consumatori online a livello globale, in un periodo di 14 giorni ad aprile 2012. «A dispetto dei cambiamenti nel panorama del mercato web, e nonostante la diffusione dei dispositivi mobile per la navigazione, come gli smartphone e i tablet, gli elementi base del web marketing non sono affatto mutati», racconta, infatti, l’analista Forrester, Sucharita Mulpuru. In particolare, sottolinea la ricerca, anche se i consumatori sono oggi influenzati da più canali di comunicazione contemporaneamente, gli strumenti maggiormente utilizzati per approdare al momento della transazione finale sono ancora quelli tradizionali del web pre 2.0: i risultati dei portali di ricerca, gli annunci a pagamento in stile AdWords e le e-mail. Da notare, inoltre, che ben il 30% dei repeater arriverebbe all’acquisto partendo da mail ricevute dai propri fornitori preferiti, mentre un ulteriore 30% digiterebbe direttamente l’Url del sito desiderato nel proprio browser.

Il roi che non c´è

«Il concetto di Enterprise 2.0 (letteralmente impresa 2.0, ndr) rappresenta l´utilizzo delle piattaforme software emergenti, le cosiddette social, all´interno delle aziende e tra le stesse aziende e i propri partner o clienti». È la definizione, coniata nel 2006 dal docente della business school di Harvard, Andrew McAfee, che racchiude in sé tutte le pratiche social business adottate dalle imprese. Ma gli strumenti 2.0 sono davvero utili a generare reddito? Molti oggi lo danno per scontato. Eppure, c´è chi dubita fortemente della reale efficacia del social business; almeno di quello in forma pura: non strutturato, non controllato e senza restrizioni. C´è persino chi è così scettico sulle sue potenzialità da scommettere ben 2 mila dollari che nessuno riuscirà mai a dimostrare di avere ottenuto alcun positivo ritorno sull´investimento (roi) da qualsivoglia tipologia di progetto social. Disillusion 2.0, il sito creato dall´imprenditore It americano Ben Ezra, ha infatti organizzato un concorso online dedicato a chiunque riesca a produrre dati evidenti di un roi positivo ricavato da un´iniziativa social. Naturalmente il progetto deve avere i connotati di un investimento economico importante: gli eventuali partecipanti dovranno dimostrare di aver impegnato almeno 100 mila dollari in un´iniziativa 2.0 capace di coinvolgere almeno 500 persone.
Tutte le candidature al premio, da sottoporre all´indirizzo contact@disillusion2dot0.com, dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2013. A quel punto si scoprirà se il business 2.0 è solo una chimera virtuale o un reale fattore di revenue.

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