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Perché puntare sulla personalità

Di Massimiliano Sarti, 1 Agosto 2008

Né boutique, né design, né urban chic. Non amano decisamente le facili definizioni i due titolari dell’Hotel de la Ville di Monza, Tany e Luigi Nardi. Della loro struttura preferiscono infatti parlare come di un albergo dalla forte personalità. “Non per snobismo o facile piaggeria”, ci tiene a spiegare Luigi. «Ma perché alcuni termini con cui normalmente si descrivono certe strutture risultano ormai inflazionati e, a volte, tendono persino a nascondere dietro la patina degli arredi alcune carenze nella qualità del servizio, che è secondo noi, invece, la caratteristica distintiva dell’eccellenza di un hotel».
Appartenenti a una famiglia protagonista della storia dell’hôtellerie italiana, i fratelli Nardi sono due profondi conoscitori della materia: «La nostra filosofia dell’ospitalità», prosegue Tany, «è debitrice di un’armonica commistione tra la secolare tradizione alberghiera della nostra famiglia e gli apporti ispiratori di alcune delle più innovative tendenze degli ultimi decenni. Da 25 anni a questa parte io e mio fratello frequentiamo regolarmente il celebre International hotel/motel & restaurant show di New York proprio per conoscere più da vicino i trend più recenti nel campo del design e dell’ospitalità. È in questo modo che siamo riusciti ad approfondire la nostra conoscenza in merito ad alcune delle idee più rivoluzionarie della storia recente dell’hôtellerie. Mi riferisco, per esempio, al Blakes di Londra, che l’hotelier Anouska Hempel trasformò nel primo boutique hotel della storia dell’ospitalità, grazie a una cura e a un’attenzione dei particolari davvero sorprendente. Ma anche alla straordinaria idea di Ian Schrager, che alla fine degli anni ’80 decise di affidare la ristrutturazione del proprio Royalton hotel di Manhattan a Philippe Starck. La lobby del Royalton, in particolare, venne trasformata nel punto di riferimento della giovane upper class newyorchese, che amava in quei tempi definirsi come la generazione degli yuppie. Grazie all’intervento di Starck, gli spazi dell’albergo vennero così teatralizzandosi, divenendo quasi un palcoscenico dove camerieri e receptionist, selezionati, per la verità, più per le doti fisiche ed estetiche che per quelle strettamente professionali, inscenavano ogni giorno lo spettacolo dell’ospitalità per i clienti del Royalton».
Ma in che modo trasferire tali concetti in una realtà tanto diversa dalle grandi metropoli come quella di Monza? «Naturalmente non imitandone pedissequamente i contenuti», racconta Luigi. «Anche perché il nostro concetto di ospitalità privilegia alcuni aspetti classici dell’arte alberghiera a cui noi non intendiamo rinunciare. Delle esperienze d’avanguardia noi cerchiamo soprattutto di carpire l’essenza, di distillarne lo spirito. Il nostro obiettivo è, infatti, quello di realizzare atmosfere capaci di far ricordare alla nostra clientela il proprio soggiorno all’Hotel de la Ville. Partendo così dall’analisi del nostro target di riferimento, costituito prevalentemente da businessman che trascorrono mediamente solo 1,1 notti nella nostra struttura, abbiamo studiato un design particolare, che intende piacevolmente stupire i nostri ospiti».
Da questi presupposti sono nate così le collezioni di vari oggetti di antiquariato, nonché gli arredi in stile gustaviano e britannico, che forniscono alla struttura monzese tutta la propria spiccata personalità. «Non solo», conclude Tany. «Come abbiamo tenuto a precisare all’inizio dell’intervista, l’offerta del nostro hotel non può esaurirsi nei propri arredi, ma deve necessariamente rinnovarsi ogni giorno nella costante ricerca della migliore qualità del servizio. Un obiettivo che si traduce in un’attenzione continua nei confronti dei nostri ospiti: vero centro attorno a cui ruota da sempre l’intera arte dell’ospitalità. Ma se cordialità e cortesia sono due fattori la cui importanza non è mutata nel tempo, a cambiare sono state soprattutto le esigenze degli ospiti, che ora sono maggiormente consapevoli del prodotto ospitalità e perciò si aspettano di trovare, a parità di categoria, gli stessi standard negli hotel di tutto il mondo. In particolare, in questo momento è essenziale mantenere il passo con l’evoluzione della tecnologia informatica: un fattore che è stato capace di rivoluzionare non soltanto i contenuti dell’offerta alberghiera, ma anche le modalità di relazione con gli ospiti. È così, per esempio, che il nostro resident manager, Andrea Di Valentin, non sfrutta più solamente i tradizionali canali interpersonali per conoscere le opinioni dei clienti, ma si occupa settimanalmente di sondare portali come Tripadvisor per scovare e rispondere ai commenti e alle critiche sul nostro albergo. Un’azione tanto più necessaria, in quanto la sincerità e la validità dei messaggi contenuti nei siti di social networking, data la loro natura assolutamente volontaria, è infinitamente superiore a quella di qualsiasi questionario di valutazione tradizionale si possa escogitare».

Un percorso tutto in famiglia

Capostipite della generazione di albergatori è il nonno Luigi Nardi, veneziano di origine, che gestisce durante la propria carriera il Grand Hotel Minerva di Roma, il Continentale di Salsomaggiore (Parma), il Grand Hotel Savoy di Sanremo (Imperia) e il Grand Hotel Milano di Brunate (Como). Il figlio, Bartolomeo Nardi eredita dal padre la passione per l’ospitalità e riceve nel 1982, a Roma, il Premio europeo leader del turismo, quale riconoscimento per la sua attività.
La terza generazione è poi contraddistinta da Luigi (nato nel ’47) e Arcangelo, detto Tany, (nato nel ’52). Dopo la maturità scientifica, entrambi s’iscrivono e si diplomano in Svizzera, presso la rinomata e prestigiosa Ecole Hotelière di Losanna.
Luigi, in particolare, diventa nel 1974, appena ventisettenne, direttore dell’hotel Castello nel Forte Village in Sardegna. Dopo aver mantenuto impegnative cariche dirigenziali per altri due anni, rientra con il padre Bartolomeo nell’albergo di famiglia, di cui è tuttora titolare insieme a Tany. Anche Arcangelo segue le orme del fratello: ottenuta la laurea in hôtellerie, entra nel 1975 al Forte Village e, per 19 anni, ricopre svariate cariche dirigenziali nei comparti food & beverage, accomodation e marketing & sales. Nel 1993, ritorna, infine, con la famiglia a Monza per seguire con il padre e il fratello il proprio albergo.
La storia recente racconta, tra l’altro, che nel 2000 la struttura monzese affiliata al brand Small luxury hotels of the world vince l’ambito premio nazionale Hotel of the year nella categoria business hotel, mentre nel febbraio 2002, in concomitanza con la Borsa internazionale del turismo, alla famiglia Nardi è assegnato il premio Excellent award, quale riconoscimento ai migliori imprenditori e manager dell’industria turistico-ricettiva italiana.

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