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Overtourism, perché c’entrano anche gli affitti brevi

"Tanti" turisti è necessariamente sinonimo di "cattivi" turisti? O, forse, si tratta soprattutto di una questione di gestione? Una riflessione sul tema dell'overtourism a partire dalla vicenda della regolamentazione degli affitti brevi

"Tanti" turisti è necessariamente sinonimo di "cattivi" turisti? O, forse, si tratta soprattutto di una ques

Di Job in Tourism, 21 Settembre 2023

Nel gran dibattito delle ultime settimane sul tema degli affitti brevi e sulla nuova bozza di disegno di legge presentata dal Governo per regolamentarli, c’è un aspetto che è rimasto poco sottolineato: quello del legame tra affitti brevi e overtourism. Come raccontiamo anche nell’approfondimento sulla questione nel numero di questa settimana del magazine di “Job in Tourism”, ogni parte in causa di questa vicenda la analizza dal proprio punto di vista: per gli albergatori è, soprattutto, un tema di natura economica e di concorrenza nel settore, per i property manager ha a che fare con la tutela della libertà d’impresa, per i sindaci delle grandi città turistiche è un problema sociale a causa della dinamica di mercato che sta rendendo sempre più inaccessibili i prezzi degli affitti a lunga durata per i residenti. Infine, per il Governo – stando a quanto scritto nella bozza del ddl – si tratta di “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale nonché contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore” (è stato eliminato, invece, l’altro obiettivo, indicato nella prima bozza del provvedimento dello scorso maggio, ovvero contrastare “il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali a salvaguardare la residenzialità dei centri storici e impedirne lo spopolamento”).

Un problema di gestione

C’è, tuttavia, un ulteriore aspetto di natura più strettamente turistica che ha a che fare con la pressione sempre maggiore dei flussi sulle destinazioni italiane e sulla conseguente necessità di regolamentarli. Un’osservazione interessante l’abbiamo trovato in “La ricchezza dei Comuni turistici”, il report annuale di Sociometrica che stila il ranking di Comuni sulla base della creazione di valore aggiunto legato al turismo e all’offerta ricettiva in modo particolare, di cui abbiamo già parlato e che, a proposito di overtourism, pone un interrogativo: “tanti turisti” è necessariamente sinonimo di turisti “cattivi” o, come sempre, si tratta di un problema di gestione?

“Resta da stabilire – si legge nel report – se, quando e come si verifichi effettivamente un ‘overtourism’ (non ci sono parametri oggettivi, che andrebbero però studiati e utilizzati), perché spesso rispecchia un problema di gestione (lo stesso numero di ospiti mal gestiti crea una sensazione di ‘occupazione della città’, se ben gestito viene visto con simpatia e con naturalezza). Tuttavia, essendo il numero degli alberghi sostanzialmente lo stesso da alcuni decenni, la componente fondamentale dell’overtourism è data proprio da questa nuova offerta di affitti brevi (e in taluni casi specifici come Venezia, dalle escursioni giornaliere). Senza un’offerta aggiuntiva di posti-letto gli ospiti dovrebbero rinunciare al viaggio o posticiparlo a quando ci saranno nuove disponibilità. Il ragionamento sull’overtourism – è la notazione di Sociometrica – va perciò emendato dalle riflessioni poggiate sull’apparenza, o peggio, su una discriminante quasi ‘morale’ secondo cui il gran numero di ospiti li trasforma, solo per il fatto di essere in gran numero, in ‘turisti di massa’, come se la quantità trasformasse la qualità delle persone”.

È anche per questo che tra i punti di vista di cui tenere conto nella regolamentazione delle nuove forme di ospitalità dovrebbe esserci anche quello collegato alla necessità di una gestione efficace e positiva dei flussi che sappia trasformare i turisti – indipendentemente dal fatto che siano tanti o pochi – in “buoni turisti”, capaci di generare valore e ricchezza tanto per gli operatori quanto per i territori e le comunità locali.

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