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Osservatorio 25/06/2004

Di Roberto Gentile, 25 Giugno 2004

Un obiettivo puntato sul mondo del turismo e dei viaggi, per illuminarne aspetti inediti e punti sensibili.Questa volta pubblichiamo la “lettera aperta” di Roberto Gentile di Frigerio Viaggi network che anticipa il futuro possibile del cosiddetto lavoro mobile anche nel settore delle agenzie di viaggio e delle compagnie alberghiere.

rgentile@frigerioviaggi.net
Stavolta mi rivolgo agli imprenditori di settore (titolari di tour operator, responsabili di agenzie di viaggi, manager di compagnie aeree, proprietari di agenzie di pubblicità, gestori di web-agencies) e li invito apertamente a seguire questo consiglio: lasciate a casa i vostri dipendenti. Licenziarli?! Neanche per sogno, al contrario: incrementarne il rendimento professionale e migliorarne le condizioni di lavoro. Ecco come.
Il progetto Gmail (un innovativo sistema di posta elettronica) di Google è nato grazie al 20% di tempo lavorativo che il motore di ricerca numero uno al mondo lascia ai suoi dipendenti per seguire e implementare progetti personali: ovvero, grazie agli slanci creativi e innovativi che emergono spontaneamente quando l’azienda lascia spazio all’iniziativa delle persone che la compongono.
L’esperienza di Telecom Italia nel telelavoro inizia nel 1998 con cento addetti, che a fine 2004 saranno settecento. Si tratta, per il momento, di operatori dei call center addetti ai servizi Info 12 e 412, ma Telecom sta ipotizzando di coinvolgere altri profili professionali più qualificati. Anche Ibm Italia sta avviando un progetto di e-work.
Adsl a casa di tutti i dipendenti che ne fanno richiesta per navigare su Internet ad alta velocità. Telefonini per leggere l’email ovunque e gestire il lavoro per brevi viaggi. Orari d’ufficio senza paletti in entrata e uscita. È la ricetta di Microsoft Italia per la flessibilità. Alla ricerca di un difficile equilibrio tra le esigenze dei dipendenti, che devono conciliare famiglia, impegni e carriera, e quelle dell’azienda che deve far quadrare i conti.
Sono esempi legati al mondo dell’Information & Communication Technology, che l’avanguardia e la sperimentazione ce l’hanno nel dna. Tuttavia, alcune imprese particolarmente evolute, anche nel nostro settore, hanno raggiunto risultati esemplari.
Uno tra tutti: il caso Go. Racconta Letizia Orsini, oggi in Hapag-Lloyd Express: “Quando entrai in Go, nel 1998, mi venne proposto di lavorare da casa, ma i miei capi londinesi erano molto preoccupati di verificare cosa ne pensassi, visto che venivo da realtà di aziende multinazionali tradizionali. Accettai, anche perché conobbi dei colleghi di Go Uk che spesso, durante la settimana, si prendevano uno o due giorni per lavorare da casa, in modo da essere più tranquilli e più produttivi”.
“Più tranquilli e più produttivi”: ecco il vantaggio competitivo, direbbero gli esperti di marketing. Come?! Lavorando da casa. Con quali mezzi?! Un desk-top, un collegamento a banda larga (Adsl o fibra ottica o Umts) e un telefonino di terza generazione.
I reparti amministrazione e contabilità, nei tour operator o nelle compagnie di navigazione, occupano spesso decine di persone, che trascorrono la loro giornata davanti allo schermo del pc, registrando fatture e quadrando conti. Potrebbero farlo da casa? Certo.
Il booking di una compagnia aerea o di una catena alberghiera svolge un ruolo strategico, soprattutto nei periodi di alta stagione o durante le campagne promozionali. Per farvi fronte, l’azienda deve aumentare il numero di postazioni, assumere nuovo personale, coprire il turn-over. Potrebbe utilizzare metà risorse fisse e metà risorse da casa? Certo.
Il programma di un incentive per una grande azienda, a cura di un incentive-house, oppure il piano di una nuova campagna pubblicitaria, per un’agenzia di pubblicità, richiedono momenti di grande concentrazione e totale isolamento dall’esterno. Un creativo non potrebbe lavorare meglio da casa, al suo pc, con una tazza di caffè fumante e una felpa al posto della giacca?! E non potrebbe sviluppare meglio quell’idea che gli è appena balenata sotto la doccia? Certo.
E un’agenzia di viaggi? Certo, non quella formata dall’imprenditore e da due o tre dipendenti…
Insomma, il risultato e l’impegno non sono funzione del tempo che si passa alla scrivania nel proprio ufficio, ma del valore che a tale risultato e a tale impegno attribuiamo, a prescindere dal luogo dove esso si svolge.
Ma, come per tutte le innovazioni, le difficoltà non mancano. Il numero di tele-lavoratori, in Italia, non supera il 3% e questo ci colloca al fanalino di coda in Europa. Il lavoro de-localizzato si scontra con barriere di ordine psicologico, più che tecnico: può non piacere ai manager, che temono di perdere il controllo sui collaboratori, e ai lavoratori stessi, che lamentano la perdita del rapporto quotidiano con i colleghi e il timore di subire una sorta di discriminazione, anche a livello di carriera. Ma da qualche parte, grazie anche al recentissimo accordo-quadro sottoscritto tra imprese e sindacati a livello Ue, si dovrà pure iniziare.
Quindi, ognuno pensi alla sua azienda, valuti quanto lavoro potrebbe essere svolto da casa, da dipendenti motivati e creativi, e pensi ai vantaggi che questo genererebbe. E cominci da una piccola cosa: inviti l’ultimo stagista, quel ragazzo appena laureato che sa tutto di Internet ma è ancora da far crescere, a passare una mattina alla settimana a casa, alla sua scrivania, con desk-top, Adsl e telefonino aziendali. E vediamo cosa succede.

Roberto Gentile

P.S. questa lettera (e le ultime trenta email alle quali ho risposto nelle ultime ore) sono state scritte da casa

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