Una leva di attrattività e fidelizzazione, un driver economico e di incremento della redditività, ma anche un target sul quale lavorare per spingere la destagionalizzazione. È una tendenza in pieno sviluppo quella dell’ospitalità pet friendly: nel 2022 – ha stimato Coldiretti – sono stati 8,5 milioni gli italiani che sono andati in viaggio con i propri animali a quattro zampe. Non solo: secondo la ricerca “Travelling with dogs: designinig hospitality services for pet owners/parents and hotel guests”, lì dove le strutture ricettive si dimostrano all’altezza in termini di offerta di servizi dedicati, l’effetto repeaters risulta molto forte, con il 76% degli ospiti che si dice disposto a ritornare nell’hotel.
Da nicchia a driver economico
“È quella che io chiamo ‘rivoluzione pelosa’: un lento processo di umanizzazione che vede i pets trasformarsi sempre più da animali da compagnia in membri della famiglia, e che impatta fortemente anche il turismo. Una volta, chi aveva una cane sceglieva l’appartamento per la vacanza, oggi invece assistiamo a un vero e proprio boom di richieste in albergo”, spiega Fabio Bullini, fondatore di MyPetHotel, piattaforma di ricerca di hotel pet-friendly.
Ma come attrarre i clienti “a sei zampe”? “No chiedete più soldi ma – suggerisce – offrite servizi dedicati”. Dai semplici kit di accoglienza fino alla piscina dedicata, l’offerta è sempre più ampia e può essere modulata in modi diversi. “Spesso i proprietari di animali sono disposti a soddisfare prima le esigenze dei loro animali che le proprie tanto che il 73% si dichiara disponibile a spendere di più per avere servizi ad hoc”, sottolinea anche Sara Merighi, co-founder di Food For Dogs, start up specializzata in servizi e prodotti per strutture ricettive e ristoranti che accolgono clienti con cani.
La camera pet friendly
Un esempio evidente è quello del mark up applicabile sulla camera “allestita” per l’accoglienza anche degli animali, accettato senza troppe difficoltà dagli ospiti proprietari di cani in un range anche fino a +100 euro. Via libera, dunque, a cuscini adatti alle dimensioni del cane, sfoderabili e lavabili, ciotole per acqua e cibo resistenti, trapuntino per il letto per i cani più piccoli che volessero dormire con i loro proprietari, materiali informativi su dove andare e cosa fare con gli animali nella destinazione e contatti di dog sitter e veterinari della zona. “È importante che tutto sia realizzato in materiali adatti, personalizzato e coordinato con il resto dell’arredamento – è l’indicazione dell’esperta – perché si percepisca che non si tratta di una proposta raffazzonata ma che da parte dell’albergatore c’è un pensiero”.
A tavola con il padrone
Fondamentale è poi, suggeriscono sia Bullini che Merighi, fare in modo che il cane possa avere accesso a tutti gli ambienti dell’hotel, sala da pranzo e delle colazioni comprese, in modo che padroni e animali domestici possano mangiare insieme, proprio come avviene a casa. “Attenzione anche alla composizione della doggy lunch box – spiega ancora Merighi – che deve proporre un pasto bilanciato, appetibile e di facile somministrazione”.
Il courtesy kit
Infine, l’offerta di servizi su misura, che può arrivare a prevedere trattamenti di benessere per gli animali, l’accesso a una piscina riservata e attività specifiche per i pets, ma anche proposte più semplici e facile da offrire come gadget, giochi, collarino con i riferimenti dell’hotel in caso l’animale si smarrisca e – fondamentale nelle destinazioni balneari – la collaborazione con le spiagge dog friendly della zona.
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