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Ora è risorta la Firenze del nord

Di Antonio Caneva, 3 Settembre 2004

Al termine di un breve viaggio in Germania, che ha interessato Berlino e Dresda, verrebbe quasi naturale iniziare parlando della capitale, tanto ricca è di fascino e storia; desidero invece dapprima soffermarmi su Dresda, perché rappresenta per me una scoperta, che emerge dagli anni in cui apparteneva alla Repubblica democratica.
Quando ormai a Yalta il mondo era stato spartito, poco prima della fine della seconda guerra mondiale, gli aerei americani volavano su Dresda per attuare uno dei più drammatici bombardamenti della storia, utilizzando bombe incendiarie e così sconvolgendo il cuore della città, conosciuta, per i suoi aspetti artistici, come la “Firenze del Nord”.
La città trova il suo riferimento nella Frauenkirche, completamente distrutta dal bombardamento e ora risorta grazie anche alla parte più sensibile della cultura europea che, tramite un comitato per la ricostruzione, ha appoggiato e contribuito a finanziare questo immane lavoro. Dicono che il giorno in cui ufficialmente sono terminati i lavori, gente da tutto il mondo sia intervenuta alla manifestazione ufficiale e che, mentre le campane suonavano a festa, la città, attonita per questo miracolo, si sia fermata. È bello parlare di miracoli, ma Dresda non è solo ricostruzione; gran parte delle opere d’arte che ne facevano il vanto si sono salvate e ora, ad esempio, è nella Galleria degli antichi maestri che si può ammirare la Madonna Sistina di Raffaello in cui sono raffigurati anche i due angioletti, così popolari in Italia. (Fiorucci li ha utilizzati anche per le sue magliette). Nella stessa Galleria sono custodite dodici grandi tele del Canaletto che, nella precisione del tratto, quasi fotografano Dresda del tempo e che, per questo motivo, sono state utilizzate per ricostruire la parte monumentale distrutta dal bombardamento. A Dresda, parlando con le persone, si ha l’impressione che il riferimento a quanto accaduto in questa città negli ultimi 60 anni non sia stato tanto il passaggio al blocco orientale, quanto piuttosto il bombardamento del 1945 che ha cambiato le sorti di tanta gente e che, questa consapevolezza, faccia crescere la volontà di recuperare ai suoi valori la bella città sassone.
L’Elba attraversa la città, dividendo la parte vecchia da quella nuova e lungo le sue tranquille sponde (fatto salvo quando, come due anni fa, il fiume é uscito dal letto causando danni enormi) accompagna, anche fuori dal centro cittadino, belle costruzioni, castelli, sino a quella che è stata la residenza estiva del re Augusto il Forte che regnò lungamente nel diciottesimo secolo.
Christoph Munch, che ci ha accompagnati con cortese premura nel corso della visita, ci ha informati che il turismo italiano nella città rappresenta il quinto/sesto paese di provenienza (mentre a Berlino è il terzo); ritengo però non passerà molto tempo prima che anche gli italiani prenderanno coscienza delle attrattive di questa città, ricca di spunti, di vitalità e… di contraddizioni. Ad esempio la Neu Stadt (letteralmente Città nuova) è nella realtà la città vecchia, perché, essendo fuori dal centro storico non è stata toccata dal bombardamento e ora mantiene intatte le caratteristiche storiche, con le case che non hanno subito degrado e che sono al centro di una zona piena di vivacità.
Prima di Dresda eravamo arrivati a Berlino con un ottimo volo della Air Berlin (solo le tariffe giustificano l’appellativo low cost della compagnia), che ci è venuta incontro con la sua vitalità e la sua storia. Pur essendo fautore dei viaggi di scoperta individuali ritengo che una città come questa necessiti senz’altro il filtro di un accompagnatore esperto per interpretare i vari strati che si sono sovrapposti nella sua storia. Pensiamo all’ultimo secolo che ha visto la nascita del nazionalsocialismo, la distruzione della guerra, la divisione della città con l’appartenenza ai due blocchi, il crollo del muro, la riunificazione; è sicuramente difficile leggere correttamente la città se non con un adeguato accompagnatore.
Segni del veloce cambiamento sono presenti ovunque, anche nelle piccole cose; ad esempio, l’albergo in cui eravamo alloggiati, il Westin Grand (a Dresda invece eravamo al Westin Bellevue) ubicato in una ottima posizione, all’angolo con Unter den Linden, prima del crollo del muro era l’albergo ufficiale del governo comunista che lo utilizzava per rappresentanza, ospitando i personaggi importanti, ecco allora spiegata la sua concezione scenografica, come pure la parte chiusa di una costruzione nel giardino dell’albergo: essendo eredità del sistema precedente non è stato ancora possibile stabilire esattamente di chi sia la proprietà.
Lo spostamento di capitale della Germania a Berlino ha trasformato Bonn in una sonnacchiosa, triste cittadina, ma ha avuto il merito di dare grande impulso a Berlino: è sufficiente recarsi a Postdammer Platz per assistere a uno dei maggiori eventi architettonici d’Europa e la circostanza che in città ogni anno si attivino mediamente due musei (attualmente sono oltre 150) la dice lunga sulla fame di cultura della capitale, dove si sta realizzando, tra l’altro, un complesso museale unico per completezza, nell’isola al centro del fiume Sprea.
La Germania indubbiamente è interessante: rappresenta una parte nascosta dell’anima che bene si integra e completa con la solarità di noi italiani.

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