Job In Tourism > News > Trend > Obiettivo misurare il turismo

Obiettivo misurare il turismo

Il valore aggiunto diretto del comparto è di 82.833 milioni di euro

Il valore aggiunto diretto del comparto è di 82.833 milioni di euro

Di Massimiliano Sarti, 27 Luglio 2012

L’industria dei viaggi e dell’ospitalità contribuisce allo sviluppo della nostra economia con una incidenza che varia dal 10,9% al 6% del Pil, a seconda dell’ampiezza del perimetro considerato. Questa volta non si tratta, però, dei soliti numeri approssimativi, elaborati a partire da dati parziali e spesso poco uniformi, ma del risultato del primo Conto satellite del turismo per l’Italia (Cst), che misura, seppure solo per il 2010, gli effetti diretti del settore sull’economia nel suo complesso: uno strumento riconosciuto e raccomandato a livello internazionale, in quanto capace di integrare, in un quadro coerente e finalmente confrontabile, informazioni sulla domanda e sull’offerta turistica. «L’importanza del primo Cst in Italia», ha dichiarato il ministro Piero Gnudi in occasione della presentazione ufficiale, «va molto al di là della rilevanza e affidabilità dei numeri presentati oggi. Per valorizzare il turismo come industria moderna servono infatti strategie. E le strategie debbono basarsi su analisi professionali e dati certi. La miopia che ha indotto, fino a oggi, a considerare il turismo una sorta di Cenerentola dell’economia è stata prodotta anche dalla difficoltà di rappresentare il valore reale, aggregato del settore».
Promosso dal dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, il Cst nasce dalla collaborazione fra più soggetti istituzionali: l’Osservatorio nazionale del turismo, l’Istat, la Banca d’Italia, l’università di Messina e il Ciset – Ca’ Foscari di Venezia. Sulla base delle elaborazioni provenienti dal Cst, il Valore aggiunto dell’industria turistica (Vati), che esprime la differenza tra la produzione e i costi intermedi del settore, si stima così sia stato, nel 2010, pari a 152 miliardi di euro, ossia al 10,9% del Pil. Epurando da tale valore le componenti non direttamente legate ai consumi dedicati ai viaggi, si ottiene quindi il Valore aggiunto del turismo (Vat) che, sempre due anni fa, sarebbe ammontato a 82.833 milioni di euro: una cifra pari al 6% del valore aggiunto totale dell’economia. A titolo di confronto si può considerare che, nel 2010, tale incidenza è stata molto simile a quella del valore aggiunto prodotto dal settore delle costruzioni. Le attività che hanno maggiormente contribuito a questo risultato sono quelle caratteristiche del comparto e, più in particolare, il macro settore dell’alloggio, ristoranti e pubblici esercizi, che ha generato il 54,3% del valore aggiunto del turismo. La parte restante è quindi da ripartirsi principalmente tra le attività del trasporto (10,8%), del commercio al dettaglio di beni caratteristici e non caratteristici del paese (7,7% per shopping, carburante e altro) e delle altre attività non specifiche del settore (23,2%).

Qualche confronto europeo

Sulla base di questa prima stima del Cst per l’Italia, il nostro paese si confronta, in termini di rilevanza del settore turistico sull’attività produttiva, piuttosto bene con la Spagna. Le statistiche disponibili per il paese iberico, relative al 2010, mostrano che il turismo vi svolge infatti un ruolo importante, con un impatto finale (che comprende cioè anche gli effetti indiretti) sul Pil del 10,2%, ma che si ridimensiona al 6,5% se si considera solo l’effetto diretto, confrontabile quindi con quello qui stimato per l’Italia. Inoltre, la Spagna trae un forte contributo dal turismo straniero, che incide per il 44% sul totale, rispetto al 25,7% dell’Italia. Relativamente ad altri importanti paesi europei si registra che la rilevanza del comparto turistico, sempre misurata in termini di incidenza del valore aggiunto, si attesta al 4% per la Francia, al 3,8% per il Regno Unito, al 3,2% per la Germania e al 5,4% per l’Austria. La quota turistica più alta, in termini di valore aggiunto, si osserva per Cipro, con l’8,7% (fonte per i dati internazionali: Tourism satellite accounts in the European Union – volume 2, Eurostat).

Come è fatto il Cst*

Il primo Cst per l’Italia è stato costruito sulla base del Quadro metodologico raccomandato (Qmr 2008) dalla Commissione europea (Eurostat), dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dall’Organizzazione mondiale del turismo (Omt). Esso parte dal presupposto che, a differenza di altre industrie, quella turistica tragga le sue caratteristiche strutturali e la sua dimensione dalle dinamiche quantitative e qualitative della domanda che la attiva. Da questo punto di vista, il settore del turismo si definisce quindi sulla base delle attività dei visitatori e, in particolare, dell’acquisto di beni e servizi a cui tali attività danno luogo.
Il prototipo del Conto satellite del turismo per l’Italia è stato compilato con riferimento al 2010: anno per il quale è disponibile la maggior parte dei dati. In particolare, oltre alla fonte principale dei conti nazionali, le informazioni sono state ricavate rielaborando le cifre provenienti dalla rilevazione mensile dell’Istat sul «Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi» (Istat offerta), dall’indagine campionaria trimestrale dell’Istat «Viaggi e vacanze» (Istat domanda) e dall’indagine campionaria mensile condotta dalla Banca d’Italia, denominata «Indagine sul turismo internazionale dell’Italia». Attraverso le informazioni organizzate nel Cst si riescono a valutare gli effetti direttamente attivati dal consumo turistico sull’economia di riferimento, vale a dire quanta ricchezza interna viene originata dalla domanda di beni e servizi da parte dei visitatori. Questa misura, rappresentando l’effetto diretto del turismo, è il risultato principale che si ottiene con il Cst.
Dal rapporto tra consumo turistico e produzione totale, entrambi articolati per prodotto, è possibile, in particolare, determinare il coefficiente turistico per ciascuna tipologia di prodotto. Per poter calcolare il valore aggiunto del turismo è quindi necessario stimare la componente turistica della produzione di branca, utilizzando i cosiddetti coefficienti turistici (ossia la quota della stessa produzione di branca destinata alla domanda legata ai viaggi, che si ottiene dal rapporto tra consumo turistico e la produzione totale, entrambi articolati per prodotto). I costi intermedi turistici vengono quindi stimati applicando l’incidenza turistica della produzione di branca all’insieme dei costi intermedi della branca stessa. Per differenza tra produzione e costi intermedi turistici si calcola infine il valore aggiunto turistico per ciascun settore economico. Si riesce così a valutare la portata del turismo in Italia attraverso un insieme di indicatori tra loro complementari: la spesa interna del turismo; il consumo interno del turismo; il valore aggiunto delle industrie turistiche e il valore aggiunto lordo diretto del turismo.

*Fonte: Istat – Osservatorio nazionale del turismo

IL COMMENTO

Le promesse di Gnudi

Di tutto si può dire dell’attuale ministro del turismo, Piero Gnudi, ma non che non sia attivo e pieno di iniziative. Dopo un primo periodo di ambientamento sono, infatti, molti i progetti che il nuovo titolare del dicastero dedicato all’industria dei viaggi sta provando a implementare: dal piano strategico, che dovrebbe essere presentato entro la fine dell’anno, all’elaborazione del Conto satellite del turismo (di cui parliamo ampiamente nell’articolo a fianco), capace di fornire dati e statistiche sul settore in base a modelli di calcolo standard di livello internazionale. Nei giorni scorsi è poi nata la nuova cabina di regia per promuovere il made in Italy nel mondo, il cui braccio operativo sarà l’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese (Ice). A guidare il progetto, i quattro ministeri più interessati all’export italiano, tra cui quello del turismo, le organizzazioni di categoria delle imprese (Confindustria, Unioncamere, Abi e Rete imprese Italia) e le regioni. Sempre in questo periodo, infine, il ministro Gnudi ha concesso il patrocinio del proprio ministero al marchio di qualità Ospitalità italiana, realizzato da Unioncamere: una certificazione volontaria dedicata alle imprese turistiche iscritte alle Camere di commercio. In base all’accordo, il dicastero del turismo nominerà un suo rappresentante nelle commissioni che, insieme alle regioni e alle associazioni di categoria più rappresentative, definiscono i criteri di valutazione. Gli annunci, insomma, sono tanti. Le promesse, però, sono sempre gratis e mantenerle, poi, è un altro discorso. Tanto più che, tra le tante cose dette, è stato anche ventilato il rilancio del sito italia.it. E tutti sanno come è andata a finire le ultime volte…

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati