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Non solo hotel, il futuro è ibrido

Apertura verso la città, ma anche capacità di trasformare gli spazi: intervista a Lorenzo Felici, Artelia Hospitality

Apertura verso la città, ma anche capacità di trasformare gli spazi: intervista a Lorenzo Felici, Artelia

Di Mariangela Traficante, 24 Settembre 2020

Realtà ibride e spazi flessibili, hotel che abbiano anche un ruolo attivo nella città in cui si trovano e ambienti che possano avere un utilizzo trasversale: è questo uno dei trend del futuro dell’ospitalità, ma per concretizzarsi hanno bisogno delle giuste condizioni. A parlarne è Lorenzo Felici, managing director – Global Hospitality in Artelia Hospitality, divisione che fa capo al gruppo Artelia, attivo in ingegneria integrata, nel project management e nella consulenza.
“I clienti dell’ospitalità spesso arrivano da noi con la richiesta di studi di fattibilità, il nostro ruolo è offrire loro supporto e consulenza sulle tematiche economiche e normative, aiutarli a districarsi nel labirinto”, spiega Felici.
In Italia sono circa una decina i progetti in corso, tra cui strutture luxury a Venezia e a Roma: nella Capitale per esempio Artelia è impegnata nel nuovo Bulgari Hotel, che dovrebbe aprire i battenti nel 2022: occuperà un palazzo modernista degli anni ‘30 affacciato sull’Ara Pacis e sul Mausoleo di Augusto. Il restauro dell’edificio – come anche il design degli interni – è stato affidato allo studio di architettura italiano Antonio Citterio – Patricia Viel. Conterà oltre 100 camere, in maggioranza suite, insieme al Ristorante – Niko Romito e al Bvlgari Bar.
In corso anche il progetto di un urban resort alla Giudecca, Venezia, mentre sempre a Roma è in fase di trasformazione un complesso utilizzato precedentemente come uffici (in via Luigi Rizzo) che diventerà un Mama Shelter Hotel, un brand lifestyle midscale.
Altri sviluppi riguardano poi anche il sud Italia, per esempio Taormina, e la Toscana. “Quello più importante su cui stiamo lavorando attualmente è il nuovo Portrait di Lungarno Hotels a Milano, che vede la ristrutturazione del grande complesso dell’ex seminario arcivescovile di corso Venezia (risalente al Sedicesimo secolo, un luogo rimasto chiuso per tanti anni, ndr) e che avrà un impatto importante sul quartiere e sulla città”.

I limiti e le opportunità
Il modello del futuro sarà ibrido, si diceva. Ma cosa serve per ingranare al meglio?
Sottolinea il manager che occorrerebbe rendere un po’ più flessibili i piani regolatori per poter ottenere doppia o tripla destinazione d’uso: gli spazi dell’hotel oltre al pernottamento si possono poi per esempio trasformare in sala conferenze, galleria d’arte, uffici. Il trend potrebbe essere quello di utilizzare in modo diverso l’edificio nel corso della giornata.
Un altro limite, spiega Felici, è che a differenza per esempio che in Asia, in Europa molti edifici sono classificati come patrimonio, e dunque sottoposti a vincoli, non sempre a ragione del proprio valore. “Dunque, dovendo preservare, qui la tendenza è più quella di fare un adeguamento invece che un rifacimento, e questo può essere un limite e anche un costo superiore”.
La complessità è maggiore, quindi nasce più spesso l’esigenza di avere un interlocutore cui rivolgersi, sono pochi gli architetti italiani che sanno progettare un hotel, è più facile trovarsi di fronte a un architetto trasversale, perché proprio per tutti questi elementi normativi e burocratici specializzarsi nel settore alberghiero richiede maggior competenza e approfondimento.
Agli operatori dunque si consiglia in primis di verificare bene i costi di costruzione, il tema economico è indubbiamente quello cruciale. Ma serve anche avere un quadro normativo puntuale.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo futuro? “Calerà la tendenza dei business hotel, ma io credo che la gente non smetterà di viaggiare, magari lo farà verso mete meno distanti, vista anche la bellezza dell’Italia: credo che nasceranno nuovi concept, magari non nelle città, piuttosto si tratterà di distretti, nei borghi e in realtà ‘secondarie’, laghi, campagna, ci sarà la riscoperta di diverse destinazioni”.

Artelia
Artelia Hospitality fa parte di Artelia, gruppo internazionale attivo nell’ingegneria integrata, nel project management e nella consulenza, cui fa capo Artelia Italia creata nel 2001 e attiva nel project management e nell’ingegneria.
Artelia Hospitality offre a investitori, sviluppatori, architetti, proprietari, operatori e gestori una serie di servizi, dalla consulenza strategica agli studi di fattibilità e dall’ingegneria multidisciplinare a gestione di programmi e progetti.

Il profilo
Lorenzo Felici è managing director – Global Hospitality in Artelia Hospitality. Ricopre ruoli di direzione in Artelia dal 2011, e al momento dirige il comparto del gruppo dedicato a Project& Construction Management e Design, che fornisce supporto a investitori, sviluppatori, operatori e architetti nel settore alberghiero a livello mondiale. Il manager ha gestito oltre 50 progetti per gruppi come Accor, Hilton, Club Med, Starwood Hotels, IHG, come anche per investitori internazionali e fondi di real estate in Emea. Si è anche occupato di consulenza in ambiti come le smart city, gli eco resort e strategie di sviluppo sostenibile.

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