A Spotorno, le ginestre che fiancheggiano il percorso che dall’autostrada porta al mare sono macchie gialle: segno inequivocabile che siamo in piena estate.
Il lavoro negli alberghi di città tende a rallentare mentre in quelli stagionali si entra nella fase calda. Speranze di una buona stagione: lavori di approntamento, organizzazione, aggiornamento dei budget, danza propiziatoria del bel tempo; tutto questo fa parte della liturgia della preparazione ai mesi (purtroppo sempre più ridotti) in cui si svilupperà il lavoro.
La domanda è se questa stagione segnerà una ripresa dopo i deludenti ultimi anni o se riproporrà il medesimo copione. Dovendo valutare dalla prudenza con cui le aziende avvicinano il periodo verrebbe da dire che anche questo sarà un anno interlocutorio; si tende a rimanere sotto traccia, infastiditi dai tanti segnali negativi che arrivano a livello globale e toccano i più disparati ambiti: la manovra finanziaria drenerà ulteriori risorse al sistema; la marea nera nel Golfo del Messico pone interrogativi circa la dipendenza del turismo dal contesto in cui opera; la crisi finanziaria dei paesi legati all’euro, poi trasferitasi, improvvisamente, all’Ungheria. A riprova dei nervi scoperti del momento, si parla anche delle difficoltà della Bulgaria, non certamente realtà di prima grandezza nell’economia mondiale.
E l’Italia? In un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera si afferma che nel turismo, quinti a livello mondiale con 43,2 milioni di arrivi nel 2009, secondo il Travel & tourism competitiveness report 2009 del World economic forum siamo invece al ventottesimo posto a livello di competitività, e questa classificazione rappresenta quanto siamo capaci di costruire e mantenere nella nostra offerta turistica. Quand’ero giovane ho lavorato all’hotel (cult) Beau Rivage Palace a Losanna e lì ho stretto amicizia con un bolognese, fanatico della squadra di calcio della sua città che, a suo tempo, era contrapposta nei successi all’Inter. Nel frattempo lui ha aperto un ristorante di grande successo alle Bermuda e pochi giorni orsono gli ho mandato una mail domandandogli (malignamente) se seguiva ancora il calcio nazionale e, nel contempo, chiedendogli come andassero turisticamente le cose alle Bermuda. L’anno scorso, alla medesima domanda mi aveva fornito una risposta negativa. Quest’anno invece mi ha informato che è in atto una lieve ripresa e che, per l’anno prossimo, è previsto un forte rimbalzo della domanda.
Possiamo dire la stessa cosa nel nostro paese? Non lo so: i segnali sono contrastanti e non rassicurano i dati (talvolta artatamente positivi) che emergono dai tanti convegni che, numerosi, pare quasi vogliano sostituirsi ad azioni concrete: mai come in questo momento navighiamo a vista e ci affidiamo alla forza della volontà.
Non bastano le ginestre per il turismo
Di Antonio Caneva, 18 Giugno 2010
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