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Non amo il turismo culturale

Di Emilio De Risi, 18 Maggio 2012

Non amo il suono pretenzioso delle parole «turismo culturale»: è come una barriera all’ingresso a determinate categorie di persone; come se ponesse un sigillo invisibile e snob che rende alcuni dei viaggiatori e altri dei turisti di massa. Logica che fa male al turismo.
Una delle lacune del turismo italiano è non aver ancora capitalizzato il nostro patrimonio storico e artistico. Lo stesso patrimonio evocato da politici, docenti e pseudo esperti di turismo durante tutti i convegni. Quel patrimonio che con una certa nonchalance passa di volta in volta dal 50% all’85% di quello mondiale.
Per questo ho sorriso leggendo un’Ansa qualche giorno fa. C’era scritto: «Con 8,8 milioni di visitatori è ancora una volta il Louvre al top della classifica mondiale pubblicata dal Giornale dell’Arte. Ma cresce anche il Met di New York. E Londra piazza tra i primo 20 della classifica ben sei musei. L’Italia è come sempre fuori dalla top 10, con l’unica eccezione dei Musei Vaticani, che guadagnano un quinto posto (extraterritorialità). Piccolo balzo in avanti anche per gli Uffizi (21)».
Che senso ha vantarsi del tesoro culturale, che si snoda lungo la nostra penisola, se i nostri musei non sono visitati abbastanza?
Ma soprattutto: cosa stiamo facendo per rendere questa risorsa turistica (chiedo venia agli storici dell’arte per l’infelice definizione, ma mi occupo di marketing) interessante agli occhi dei visitatori?
Trovo incomprensibile l’atteggiamento con il quale in Italia si pensa alla cultura e all’offerta culturale: luoghi rigidi, specchio di una cultura austera. Da noi concept come il Moma faticano a trovare spazio. L’idea dei musei come luoghi da vivere e da frequentare non è considerata.
Quest’approccio, però, non sminuirebbe il valore del nostro patrimonio, perché il talento dei grandi è quello di saper comunicare su più livelli, regalando un’emozione alla persona semplice e un arricchimento all’esperto. Pensate ai film di Stanley Kubrick: amati dal pubblico e idolatrati dai cinefili.
A giugno trascorrerò qualche giorno nei Paesi Baschi e visiterò il Guggenheim Museum di Bilbao. Sono molto curioso di visitare il luogo che ha ridato linfa a un’intera città.
Ma da noi non tutto è male: ci sono ottimi spunti; basta saperli vedere e valorizzare. Sabato farò un salto alla Triennale di Milano, berrò un caffè respirando design e ne approfitterò per vedere una mostra.

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