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Nel segno di Giuditta Pasta

Tra gli obiettivi, l'apertura del resort 365 giorni all'anno

Tra gli obiettivi, l'apertura del resort 365 giorni all'anno

Di Massimiliano Sarti, 29 Giugno 2012

Nove ville inserite in un rigoglioso parco botanico di circa 26 mila metri quadrati: aperto nel 2010, il Casta Diva di Blevio è il più giovane 5 stelle lusso del Lago di Como, un’area entro cui non si inauguravano strutture di altissima gamma da oltre un secolo, ma dove si conta la presenza di vere e proprie icone del lusso internazionale, quali i Grand Hotel Tremezzo e Villa Serbelloni di Bellagio, nonché il Villa d’Este di Cernobbio. «Con le sue 77 camere, distribuite lungo 5 chilometri di strade interne», racconta il general manager della struttura bleviana, Andrea Lucio Luri, «mi piace definire il Casta Diva come una sorta di boutique resort, che fa dell’affascinante retaggio di Giuditta Pasta e degli ampi spazi a disposizione due dei suoi maggiori punti di forza».

Domanda. Normalmente, però, coprire grandi distanze per assicurare servizi adeguati a tutte le camere è più un problema che un vantaggio.
Risposta. È vero: può risultare logisticamente impegnativo. Ma garantisce anche tanta privacy ai nostri ospiti. E ci consente di fornire servizi davvero originali ed esclusivi. In questo periodo, per esempio, stiamo organizzando un room service altamente personalizzato, grazie al quale chi decide di pranzare o cenare in camera ha a propria completa disposizione un cameriere per tutta la durata del pasto. Ma siamo anche in grado di realizzare veri e propri allestimenti f&b on demand.
D. Come?
R. Basta che, per esempio, una coppia ci segnali un angolo del parco caratteristico e noi pensiamo al resto: magari rendendo tutto ancora più magico con la presenza di un violinista al tavolo.
D. Già, la musica. Nel cuore del Casta Diva, a Villa Roccabruna, è vissuta per anni la musa ispiratrice di Vincenzo Bellini: quella Giuditta Pasta per cui l’autore catanese scrisse la Norma e La sonnambula. Quanto conta il legame tra la struttura di Blevio e il suo passato musicale?
R. Moltissimo. Si tratta, infatti, di un elemento vitale della nostra offerta. Tanto che siamo partner del Teatro Sociale di Como e main sponsor del loro festival annuale, che si svolge proprio in questo periodo. Grazie a tale collaborazione, abbiamo così l’opportunità di organizzare delle vere e proprie cene a tema a cadenza settimanale.
D. Di cosa si tratta esattamente?
R. Delle Serate in musica, aperte anche ai clienti esterni, durante le quali ospitiamo i tenori del Teatro Sociale di Como. L’appuntamento è già diventato un classico della zona, ma all’inizio alcuni ospiti rimanevano stupiti nel vedere, dai tavoli accanto, alzarsi un apparentemente normale commensale che improvvisamente cominciava a intonare qualche pezzo famoso. Una sorta di flash mob in salsa lirica, che ha davvero conquistato i nostri ospiti.
D. E il menu, in questi casi, come è composto?
R. Con i piatti della tradizione italiana rivisitati in chiave musicale, in un ideale fil rouge che li lega alla narrazione canora.
D. Privacy, servizi di ristorazione creativi ed eventi musicali a parte, come si vince la concorrenza in una zona già ben presidiata da competitor di grandi tradizioni come il Villa d’Este?
R. Puntando sulle differenze tra un grand hotel come il loro e un piccolo resort come il nostro; ma anche sulla massima personalizzazione possibile del servizio e sulla possibilità di garantire a tutti i nostri ospiti un’esperienza vera e vitale. Anche grazie a eventi come le Serate in musica, per esempio. Naturalmente, tutto ciò è però possibile solo a partire dalla disponibilità di uno staff di elevatissima qualità.
D. E come ci si assicura collaboratori adeguati?
R. Io ho la fortuna di poter contare su dei veri e propri pretoriani: alcuni capi servizio che mi seguono dall’epoca in cui dirigevo il Castello del Nero. Mi riferisco, tra gli altri, allo chef Alessio Mecozzi, discepolo della star Antonello Colonna, che ha riportato la cucina italiana al Casta Diva dopo una parentesi spagnoleggiante; all’f&b manager, Davide Rotondo: la mente della nostra piccola rivoluzione nel servizio ristorativo; e alla governante, Sabrina Tonelli, che è sempre riuscita a ottenere punteggi altissimi durante le severissime ispezioni Leading hotels of the world.
D. A proposito di Leading: recentemente vi siete affiliati a un altro importante brand del lusso, quale Small luxury hotels of the world. Come mai avete scelto proprio questo marchio?
R. Prima di tutto perché, per una struttura come la nostra, collegarsi a un distributore gds di alta gamma è un vero e proprio must. Analizzando, poi, le possibilità a nostra disposizione, abbiamo optato in favore di Slh per un paio di ragioni: Leading era già presente sul Lago di Como, proprio con il Villa d’Este. Small luxury hotels, invece, non aveva strutture in zona. Ma, soprattutto, è un brand gestito da un team particolarmente giovane, che pratica politiche di marketing piuttosto aggressive. Quello che ci vuole per un albergo di appena due anni come il Casta Diva.
D. Quale tipologia di clientela frequenta il vostro resort?
R. Solitamente ospitiamo persone abituate a viaggiare, che hanno già visto l’Italia e che desiderano soggiornare in un luogo tranquillo, da dove, però, sia possibile raggiungere facilmente altre destinazioni importanti della penisola. Si tratta di americani, prima di tutto; ma abbiamo anche molti russi, brasiliani e arabi. Questi ultimi, in particolare, apprezzano decisamente l’opportunità di affittare un’intera villa per le loro famiglie, che sono spesso molto numerose. E anche in questo caso l’affiliazione Slh può rivelarsi utile. Pur avendo uffici sparsi un po’ in tutto il mondo, il brand Small luxury hotels ha infatti la propria sede centrale a Londra: una città in cui non si fanno affari solo con il mondo anglosassone, ma anche con gli arabi, i russi e gli indiani. Insomma, grazie alle strategie di commercializzazione, alla vitalità delle nostre iniziative, alla modularità della nostra struttura e a un’offerta spa esclusiva e di eccellenza, stiamo creando i migliori presupposti per poter garantire, unico 5 stelle sul Lago di Como, l’apertura del resort 365 giorni all’anno.

Chi è Andrea Lucio Luri
Nato a Milano, ma cresciuto all’estero, si avvicina al mondo dell’ospitalità 5 stelle ricoprendo il ruolo di assistant food & beverage manager al Villa d’Este di Cernobbio. La sua carriera passa successivamente per Villa la Massa, a Firenze, e quindi, in Asia, per il gruppo Shangri-La. Rientrato in Italia, è direttore del Regency di Firenze e del Lord Byron di Roma: due boutique hotel 5 stelle facenti parte dei Leading hotels of the world. Si reca quindi nei Caraibi, per guidare la riapertura del K Club di Barbuda. Nel 2005 ritorna nella penisola, dove apre e dirige per quasi cinque anni il Castello del Nero, in provincia di Firenze, prima di diventare managing director della Principe Hotel Management, di cui cura lo start-up del Principe di Forte dei Marmi, prima di approdare al Casta Diva.

Breve storia di Villa Roccabruna
Il resort si sviluppa intorno a Villa Roccabruna, realizzata nel 1797, epoca in cui era conosciuta come Casino Ribiere, dal nome della sua proprietaria, Madame Ribiere, eccentrica modista parigina che nella Milano dominata dai francesi aveva fatto fortuna vestendo le dame dell’alta società (tra cui Joséphine Beauharnais) durante il giorno e, si dice, svestendo i loro mariti durante la notte. Nel 1827 la villa divenne quindi dimora della famosa cantante lirica Giuditta Pasta, che la fece ristrutturare grazie anche all’ausilio, tra gli altri, del pittore Francesco Hayez, con l’idea di ricostruire un piccolo Teatro alla Scala. La celebre soprano, musa di Vincenzo Bellini ne La Sonnambula e in Norma, fu pure la prima Casta Diva dell’Inno alla Luna, creato dallo stesso Bellini appositamente per lei. Ma nel lussuoso salotto bleviano, Giuditta ricevette pure alcuni tra i più illustri personaggi del mondo musicale e culturale dell’epoca, tra cui, oltre ai compositori Bellini, Gaetano Donizetti e Gioachino Rossini, anche la soprano Isabella Colbran, nonché gli scrittori Stendhal e Alessandro Manzoni. Ricostruito tra il 1906 e il 1910 su progetto dell’architetto milanese Carlo Formenti, e rinominato Villa Roccabruna, l’edificio è ora il cuore del resort inaugurato a maggio 2010 dopo un decennale lavoro di ristrutturazione.

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