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Necessità di adeguata formazione

Di Antonio Caneva, 25 Maggio 2001

Ho trascorso due giorni in Svizzera, sul lago Lemano, rivivendo esperienze giovanili e soprattutto approfondendo la conoscenza di una delle scuole alberghiere più prestigiose: l’istituto Cesar Ritz, che prende il nome dallo storico personaggio dell’ospitalità, svizzero di nascita, cui l’omonimo albergo parigino ricorda ancora il nome. E’ incredibile l’aria che si respira in una scuola internazionale, quali sono le tensioni ed aspettative che si respirano nei giovani. Non desidero in questa sede illustrare l’istituto Ritz, lo farò compiutamente in uno dei prossimi numeri; quello che mi preme ribadire è l’importanza di una formazione adeguata per prepararsi alle sfide che questa attività propone. Il direttore della scuola mi chiedeva dove si formano i futuri manager italiani delle attività turistiche e con un certo imbarazzo mi sono accorto che avevo difficoltà ad indicarlo e quanto più continuava la conversazione, sempre più mi rendevo conto della povertà di certi programmi formativi nel nostro paese che, sovente, sono validi al massimo per creare buoni quadri. C’è molta confusione nella formazione; talvolta con programmi universitari ci si focalizza troppo su temi teorici mentre, per converso, alcuni programmi di istituti secondari sono centrati su schemi essenzialmente pratici. Certo, anche in Italia si sta realizzando una maggiore capacità di fornire programmi adeguati, però, siamo ancora molto lontani da una proposta complessiva adeguata e, per cercare il meglio, dobbiamo ancora, necessariamente, guardare all’estero. I costi di certe scuole sono ancora significativamente elevati, o meglio, sono elevati in rapporto alla nostra tradizione che ha visto la scuola come un servizio gratuito. Mi ricordo quando, molto giovane, per imparare le lingue, lavoravo a Patric Henry Village ad Heidelberg, presso la settima armata americana di occupazione in Germania e guardavo con grande curiosità i figli degli ufficiali superiori che facevano lavori, anche umili, per andare poi all’Università. Ecco, negli Stati Unti la scuola è un impegno anche economico ma poi è la discriminante per una attività di successo. Mi farebbe piacere avere notizia di molti giovani che investono su se stessi, sulla propria istruzione e finalmente leggere, non come eccezione, nomi italiani e non solo svizzeri, americani o tedeschi, quali manager di grandi complessi internazionali.

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