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Luci e ombre: così la finanza vede l’hôtellerie d’Italia

Anche gli investitori esteri sono attratti dal Belpaese ma vanno ancora risolte molte criticità: il convegno Bocconi – Confindustria Alberghi

Anche gli investitori esteri sono attratti dal Belpaese ma vanno ancora risolte molte criticità: il convegno

Di Mariangela Traficante, 17 Luglio 2019

Grandi potenzialità ma anche altrettante criticità, molte delle quali non nuove al settore: l’hôtellerie italiana per i grandi investitori, nazionali ed esteri, è fatta così, di luci e ombre. Le sfide si chiamano infrastrutture, necessità di ammodernamento, standard al livello delle richiesta internazionale, gestione che deve diventare manageriale e investimenti che non possono nascere dai singoli, ma hanno bisogno di una forza di sistema per colmare il gap. Sono questi alcuni dei fil rouge emersi dall’incontro con gli attori della finanza nel corso di “Le sfide per l’ospitalità del futuro. Investimenti, innovazioni, ispirazioni”, l’annuale convegno organizzato da Confindustria Alberghi e Università Bocconi.
Una giornata che, come ha spiegato Giorgio Palmucci, presidente Confindustria Alberghi, ha voluto far incontrare le diverse anime della filiera, “perché l’hôtellerie è in continua evoluzione e deve essere in grado di soddisfare ospiti da ogni parte del mondo, anche con esigenze e aspettative differenti da quelle cui gli albergatori erano abituati”.

Cdp conferma la strategia
Cdp conferma la strategia e gli obiettivi del Fondo investimenti per il turismo (Fit), piattaforma lanciata nel 2016: “Puntiamo alla riqualificazione delle strutture e a favorire la crescita dei gestori – ha spiegato Alessandro Belli, head of tourism real estate -, . Vediamo che stanno crescendo, stiamo lavorando su molte direzioni, l’auspicio è tornare a questo convegno il prossimo anno con nuovi asset sul territorio e avendo coinvolto nuovi investitori”.
Quello seguito da Cdp è un criterio di diversificazione: “Crediamo che nel Paese ci siano molte prospettive, c’è un processo di consolidamento ma vediamo anche realtà minori che stanno crescendo, ci sono eccellenze che possono essere valorizzate”.

Coima, riflettori sull’Hotel des Bains a Venezia
Coima sgr è nota tra le altre cose per gli investimenti milanesi di Porta Nuova, e conta su oltre 5 mld di investimenti gestiti. “Siamo entrati nel turismo tre anni fa su richiesta di investitori italiani”, commenta Matteo Bertolini, director advisory, Business Development. Il focus turistico al momento è su due strutture veneziane, l’Hotel Excelsior e L’Hotel des bains. “Siamo subentrati a un fondo che aveva delle criticità. In particolare in merito al des Bains, che è chiuso da dieci anni, abbiamo sondato potenziali gestori e abbiamo ricevuto diverse manifestazioni di interesse, si tratta di un intervento che ha un costo, oggi la sfida è trovare i fondi per riqualificare”.
Ma il manager ci ha tenuto anche a stilare una “lista” di potenzialità e criticità della situazione in Italia: “Il Paese è in crescita, ma soffre di un gap infastrutturale rispetto a competitor come a esempio la Spagna. I flussi sono trainati dalla domanda internazionale, soprattutto upscale”, ed è quindi su questo che si dovrebbero concentrare attenzioni e investimenti, ma “l’offerta frammentata rende difficile investire per gli operatori internazionali”.

Fosun pensa a un fondo per l’hospitality italiana
E l’Italia è una “land of opportunity” anche per un attore finanziario ben noto anche da noi: il Gruppo Fosun. “Ci stiamo muovendo con una siic quotata a Parigi, Paref, per montare un fondo immobiliare destinato al settore hospitality italiano”, annuncia infatti Pietro Clemente, executive director, asset management. “Vediamo tanto spazio d’azione, per noi e per altri. Ma c’è un parco di immobili obsoleto, paragonandolo ad altri Paesi si vede il bisogno di miglioramento, necessario per attrarre tutta la classe media dei global travellers che sta arrivando, ma c’è anche tanto bisogno di gestori che abbiano una visione. Ci siamo imbattuti in una cinquantina di opportunità di investimento che stiamo valutando, siamo ottimisti sul futuro di questo settore”.

Portfolio in crescita per Intesa San Paolo Vita
La correlazione tra hotel e infrastrutture è una delle sfide necessarie per Carlo Maggi, head of real estate & infrastructure di Intesa San Paolo Vita, che comunque mantiene uno sguardo promettente: “L’hôtellerie oggi nel nostro portafoglio vale il 7% ma è in costante crescita – spiega – vediamo da un lato un filone aggregazione, strutture che diventano più grandi grazie alle acquisizioni, d’altro canto l’altro filone è quello del rilancio di tali strutture”.

Batipart dà le sue indicazioni
E tra i protagonisti della scena internazionale cui l’Italia fa gola ci sono anche i francesi, come quelli di Batipart: “Dopo la proprietà del Club Med di Cefalù contiamo di investire ancora, per questo abbiamo deciso di aprire una sede in Italia”, racconta Marion Pignol, che appunto della sede italiana è ceo Italy.
Il gruppo conta su dieci anni di specializzazione tra hotellerie e healthcare, gestisce un portfolio di 3 mld di cui quasi il 10% in Italia. “E pensiamo che ora anche le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina daranno un nuovo slancio e l’Italia potrà attrarre investimenti a livello mondiale.
Ma, sottolinea la manager, l’elemento che fa paura a chi vorrebbe investire nel nostro Paese è la volatilità, e poi ci sono una serie di trend che dovremmo attenderci o su cui lavorare: “Consolidamento: è in corso, ma serve lavorare sulla stagionalità, punto importante per far crescere il mercato ma se non aumenta è difficile trovare un punto di equilibrio per noi. Infine, la chiave è trovare il prodotto giusto in termini di rapporto tra il prezzo e la qualità, per avere prodotti più in linea con le aspettative”.

Punti di forza e di debolezza secondo Castello
Operazioni in programma, pipeline fitta e voglia di crescita anche per Castello Sgr, come spiega l’a.d. Giampiero Schiavo. Alla bassa penetrazione delle catene (oggi in Italia ne sono presenti circa 240 ma il loro peso è solo del 5%, sostiene il manager) e alla necessità di rinnovamento si aggiunge un altro nodo da sciogliere: “Nel settore c’è poca managerialità, specie per guidare una catena”, è il pensiero di Giampiero Schiavo. Altro punto debole del panorama italiano secondo il manager sono la carenza di un prodotto di qualità. Come catturare un “long term value”? “Miglioramento del real estate, managerializzazione della gestione, la ricerca di partner, sia industriali che finanziari, e infine un focus su prodotti “alternativi”, ma anche prodotti di lusso, budget hotel e new business hotel”.

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