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L’opinione di Filippo Fernè: non basta dire benessere

Di Floriana Lipparini, 5 Agosto 2005

«La domanda di benessere è in crescita vivace, anzi tumultuosa, c’è molta più attenzione per la cura del corpo, ma non sempre i centri benessere assicurano la necessaria qualità, il giusto approccio. Non basta aprire uno spazio attrezzato, magari nel centro di una metropoli, per parlare di benefici termali. Ci vuole anche l’aria, il clima…». Filippo Fernè, presidente delle Terme di Sirmione, esprime con chiarezza il suo punto di vista sul prolificare dei centri wellness, sempre più importanti e richiesti nel mondo dell’ospitalità.
«Qui alle terme di Sirmione puntiamo alla total quality, alle certificazioni Iso più rigorose, all’innovazione. Ad esempio, siamo stati fra le prime aziende italiane interamente cablate, tanto che Microsoft ci ha inserito in un campione di case history esemplari. Con 24 milioni di euro di fatturato ci collochiamo a un discreto livello nel panorama turistico italiano, diciamo che ci possiamo considerare grandicelli fra i piccoli», prosegue Fernè, alle spalle una classica storia manageriale svoltasi per 14 anni a Milano, prima di accettare l’incarico alle Terme, che lo hanno conquistato, come si capisce dall’entusiasmo con cui ne parla. Entusiasmo del tutto comprensibile, considerando la bellezza del luogo e le caratteristiche di salubrità del clima.
Quando gli chiediamo di definire il core business delle Terme, risponde che «al centro c’è il rapporto con il cliente, non è sovrastruttura ma il cuore stesso dell’azienda. E naturalmente c’è la nostra materia prima, l’acqua termale sulfurea, antiossidante, terapeuticamente eccezionale, che consente un’ampia gamma di applicazioni curative ed estetiche e aiuta a prevenire numerosi disturbi. Altrettanto importante è il fango termale, ma attenzione: quando si dice fango, occorre capire di quale natura sia. Il nostro fango viene trattato per almeno sei mesi con acqua termale corrente».
Da due anni alle Terme tradizionali si è aggiunto il Centro Aquaria, aperto tutto l’anno, che offre trattamenti impostati su protocolli sviluppati e sperimentati a lungo con addetti ai lavori. Nel Centro lavorano in media 300 persone, di cui 50-60 fisse (esclusi i medici). L’anno scorso al culmine della stagione erano 440. «Il rapporto da persona a persona è molto importante nei trattamenti wellness. E per noi il personale è la risorsa principale, oltre che il costo maggiore. Abbiamo un’area risorse umane dove lavorano 4 o 5 persone e selezioniamo direttamente i candidati, anche all’estero. Tendenzialmente preferiamo assumere personale già specializzato, che naturalmente costa di più, ma in ogni caso facciamo molte ore di formazione in modo da consentire un upgrade professionale, al di là degli standard aziendali, anche a chi è agli inizi, e questo aiuta a fidelizzare -, spiega il presidente. – Alle Terme di Sirmione c’è un grande spirito di appartenenza, abbiamo un Circolo dei dipendenti cui sono iscritte persone che hanno lavorato qui oltre 20 anni e persino 40».
Una cosa interessante da sapere è se la la maggiore importanza oggi attribuita all’estetica abbia messo un po’ da parte le funzioni più specificamente terapeutiche degli stabilimenti termali. «In generale il settore terapeutico tradizionale legato al servizio sanitario nazionale è attualmente un po’ fermo, occorrerebbe innovare anche in questo campo. Ma noi, ad esempio, riceviamo 4mila bambini sotto i 12 anni per la cura dell’otite», dice Ferné.
E tornando all’argomento iniziale, il proliferare dei centri benessere, ribadisce: «Dopo la fase iniziale, ci sarà una scrematura e resteranno i migliori».

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